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23 febbraio 2023
Cure essenziali, le nuove “pagelle” del Ministero: nel 2020 promosse solo 11 Regioni, al sud solo la Puglia. Con la pandemia peggiorano quasi tutte le Regioni e la prevenzione paga il conto più salato. Analisi GIMBE: Emilia-Romagna in testa e Calabria in coda, enormi diseguaglianze tra nord e sud

Ogni anno il Ministero della Salute valuta l’erogazione delle prestazioni sanitarie - i cosiddetti Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) - che le Regioni devono garantire ai cittadini gratuitamente o attraverso il pagamento di un ticket. «Si tratta di una vera e propria “pagella” per i servizi sanitari regionali – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – che permette di identificare Regioni promosse (adempienti), pertanto meritevoli di accedere alla quota di finanziamento premiale, e bocciate (inadempienti)». Le Regioni inadempienti vengono sottoposte ai Piani di rientro, strumento che prevede uno specifico affiancamento da parte del Ministero della Salute che può arrivare sino al commissariamento della Regione.

Sino al 2019 lo strumento di valutazione era la cosiddetta “Griglia LEA”, che dal 2020 è stata sostituita da 22 indicatori del Nuovo Sistema di Garanzia (NSG), sempre suddivisi in tre aree: prevenzione collettiva e sanità pubblica, assistenza distrettuale ed assistenza ospedaliera. Per ciascuna area viene assegnato un punteggio tra 0 e 100 e le Regioni vengono considerate adempienti se raggiungono un punteggio pari o superiore a 60 in ciascuna delle tre aree; con un punteggio inferiore a 60 anche in una sola area la Regione viene classificata inadempiente. «Considerato che il 2020 è stato caratterizzato dall’emergenza pandemica – precisa il Presidente – il monitoraggio dell’erogazione dei LEA è stato effettuato solo a scopo di valutazione e informazione, senza impatto sulla quota premiale».

A seguito della recente pubblicazione del “Monitoraggio dei LEA attraverso il Nuovo Sistema di Garanzia” da parte del Ministero della Salute, la Fondazione GIMBE, spiega il Presidente «ha effettuato alcune analisi sia per confrontare la resilienza dei servizi sanitari regionali nell’anno dello scoppio della pandemia, sia per valutare le differenze tra le Regioni del Nord, colpite con violenza dalla prima ondata, e quelle del Sud, di fatto risparmiate da tale impatto grazie al prolungato lockdown della primavera 2020».

Adempimenti LEA 2020. Solo 11 Regioni risultano adempienti: Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Provincia Autonoma di Trento, Puglia, Toscana, Umbria, Veneto. Le altre 10 sono inadempienti: Abruzzo, Liguria, Molise e Sicilia con un punteggio insufficiente in una sola area; Basilicata, Campania, Provincia Autonoma di Bolzano, Sardegna, Valle D’Aosta con un punteggio insufficiente in due aree; la Calabria insufficiente in tutte le tre aree (tabella 1). «Nonostante il maggior impatto della prima ondata pandemica nel Nord del Paese – commenta il Presidente – anche la nuova “pagella” conferma sia il gap Nord-Sud, visto che solo la Puglia si trova tra le 10 Regioni adempienti, sia le condizioni estremamente critiche della sanità in Calabria». Interessante notare che se alcune Regioni occupano posizioni simili nelle tre aree, documentando livelli omogenei di adempimento/non adempimento, per altre esiste un’importante variabilità delle performance tra le aree. In particolare, alcune Regioni si collocano in posizioni identiche nelle tre aree (Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio). Viceversa, altre Regioni occupano posizioni molto diverse nelle tre aree. Ad esempio, l’Umbria è in prima posizione per la prevenzione, in dodicesima per l’area distrettuale e in undicesima per quella ospedaliera; la Liguria in settima posizione per l’area distrettuale, in quattordicesima per quella ospedaliera e in diciannovesima per la prevenzione; la Lombardia è in terza posizione per l’area distrettuale, in quinta per quella ospedaliera e in quattordicesima per la prevenzione; la Provincia autonoma di Trento è in prima posizione per l’area ospedaliera, in terza per la prevenzione e in decima per l’area distrettuale.

Considerato che il Ministero della Salute non sintetizza in un punteggio unico la valutazione degli adempimenti LEA, la Fondazione GIMBE ha elaborato una classifica di Regioni e Province autonome sommando i punteggi ottenuti nelle tre aree e riportando i risultati in ordine decrescente suddivisi in quartili (tabella 2 e figura 1). «Rispetto all’essere adempiente/inadempiente – commenta Cartabellotta – il punteggio totale enfatizza ulteriormente il gap Nord-Sud: infatti, nei primi due quartili si trovano 7 Regioni del Nord, 3 del Centro e nessuna del Sud, mentre nell’ultimo quartile, eccetto la Provincia Autonoma di Bolzano, tutte le Regioni sono del Sud».

Gap 2019-2020. Considerato che il NSG è in sperimentazione dal 2016, La Fondazione GIMBE ha analizzato le differenze tra gli adempimenti 2020 e quelli 2019, al fine di valutare l’impatto della pandemia sui punteggi totali delle Regioni, oltre che sui tre macro-livelli assistenziali. Rispetto al 2019, nel 2020 i punteggi totali sono peggiorati in tutte le Regioni – fatta eccezione per la Provincia Autonoma di Trento e la Valle d’Aosta – dimostrando che la pandemia ha rappresentato un forte “stress test” per la sanità italiana. Tuttavia, tra le Regioni che hanno sperimentato una prima ondata molto violenta, il gap 2019-2020 è molto contenuto (<10 punti) per la Provincia Autonoma di Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Emilia-Romagna; intermedio (10-25 punti) per Veneto e Piemonte; elevato per Lombardia e Liguria (>35 punti). D’altro canto, 7 delle 11 Regioni con gap superiore a 20 punti si trovano al Sud, di fatto risparmiato dalla prima ondata (tabella 3). «Questi dati – spiega il Presidente – confermano che la resilienza alla pandemia dei servizi sanitari regionali e la capacità di erogare le prestazioni essenziali nel 2020 sono state condizionate (in positivo) più dalle performance 2019 che (in negativo) dall’impatto della prima ondata».

Relativamente all’impatto della pandemia sui tre macro-livelli assistenziali, considerando tutto il territorio nazionale, il gap massimo tra il 2020 e il 2019 si registra nell’area della prevenzione (-263 punti), quindi in quella ospedaliera (-150 punti); al contrario l’area distrettuale nel 2020 fa rilevare un lieve miglioramento (+5 punti) (tabella 4). «Il crollo della prevenzione – spiega il Presidente – è l’inevitabile conseguenza sia degli esigui investimenti in quest’area, sia del fatto che il personale già limitato in forza ai dipartimenti di prevenzione è stato impiegato in prima linea nella gestione dell’emergenza pandemica»

«Il lancio della nuova “pagella” – conclude Cartabellotta – proprio nell’anno della pandemia restituisce risultati inevitabilmente condizionati dalla gestione dell’emergenza COVID-19. Tuttavia, dalle nostre analisi emergono tre elementi fondamentali. Innanzitutto, il gap Nord-Sud non si è ridotto nonostante molte Regioni del Nord siano state colpite in maniera drammatica dalla prima ondata e, al tempo  stesso, quelle del Sud siano state risparmiate grazie al lockdown; in secondo luogo, le Regioni settentrionali più colpite dalla pandemia hanno mostrato una differente resilienza, inevitabilmente condizionata dalla qualità del servizio sanitario regionale pre-pandemia; infine, la “sorella povera” della sanità, ovvero la prevenzione, è stata quella che ha pagato il conto più salato, in termini di erogazione di prestazioni essenziali».


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20 febbraio 2023
Coronavirus: negli ultimi sette giorni continuano a scendere contagi (-8,3%), ricoveri ordinari (-7,5%) e terapie intensive (-5,5%) ma aumentano nuovamente i decessi (+7,2%). Vaccini: crollano le somministrazioni della quarta (-31%) e della quinta dose (-22,4%)

MONITORAGGIO PANDEMIA COVID-19

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 10-16 febbraio 2023, rispetto alla precedente, una diminuzione di nuovi casi (28.347 vs 30.901) (figura 1) e un aumento dei decessi (299 vs 279) (figura 2). In calo le persone in isolamento domiciliare (182.174 vs 192.436), i ricoveri con sintomi (3.200 vs 3.459) e le terapie intensive (154 vs 163). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 299 (+7,2%)
  • Terapia intensiva: -9 (-5,5%)
  • Ricoverati con sintomi: -259 (-7,5%)
  • Isolamento domiciliare: -10.262 (-5,3%)
  • Nuovi casi: 28.347 (-8,3%)

Nuovi casi. «Seppur ampiamente sottostimati – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – i nuovi casi settimanali si confermano in ulteriore calo (-8,3%): da quasi 31 mila nella settimana precedente scendono a oltre 28 mila, con una media mobile a 7 giorni di poco oltre 4 mila casi al giorno» (figura 3). I nuovi casi diminuiscono in tutte le Regioni ad eccezione di Campania (+2,1%), Friuli Venezia Giulia (+2,5%), Lazio (+1,2%) e Molise (+7,7%): dal -3,4% della Basilicata al -31,9% delle Marche (tabella 1). In 25 Province si registra un aumento dei nuovi casi: dal +0,2% di Bari al +57,1% di Sondrio, mentre nelle restanti 78 Province si rileva una diminuzione dei nuovi casi (dal -0,3% di Torino al -53,4% di Macerata); stabili Frosinone e Enna con una variazione dello 0%. In nessuna Provincia l’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti (tabella 2).

Testing. Si registra un lieve calo del numero dei tamponi totali (-2%): da 547.026 della settimana 3-9 febbraio a 536.080 della settimana 10-16 febbraio. In particolare i tamponi rapidi sono diminuiti del 6,5% (-27.797), mentre quelli molecolari sono aumentati del 14% (+16.851) (figura 4). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività si riduce dal 5% al 4,2% per i tamponi molecolari e dal 5,8% al 5,7% per gli antigenici rapidi (figura 5).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE continua a scendere il numero dei ricoveri sia in area medica (-7,5%) che in terapia intensiva (-5,5%)». In termini assoluti, i posti letto COVID occupati in area critica, raggiunto il massimo di 347 il 12 dicembre, sono scesi a 154 il 16 febbraio; in area medica, raggiunto il massimo di 9.764 il 12 dicembre, sono scesi a 3.200 il 16 febbraio (figura 6). Al 16 febbraio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 5% in area medica (dall’1,1% del Molise al 15% dell'Umbria) e dell’1,6% in area critica (dallo 0% di Basilicata, Marche, Molise, Provincia Autonoma di Bolzano, Provincia Autonoma di Trento e Valle d'Aosta al 3,6% dell'Emilia Romagna) (figura 7). «In lieve diminuzione gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 14 ingressi/die rispetto ai 15 della settimana precedente» (figura 8).

Decessi. Tornano a salire i decessi (+7,2%): 279 negli ultimi 7 giorni, con una media di 43 al giorno rispetto ai 40 della settimana precedente.

MONITORAGGIO CAMPAGNA VACCINALE

Vaccini: persone non vaccinate. Al 17 febbraio (aggiornamento ore 07.42) sono 6,77 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figura 9), di cui:

  • 6,43 milioni attualmente vaccinabili, pari all’11,2% della platea (dal 7,4% della Provincia Autonoma di Trento al 14,7% della Provincia Autonoma di Bolzano);
  • 0,34 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari allo 0,6% della platea (dallo 0,3% della Basilicata all’1,3% del Friuli Venezia Giulia).

Vaccini: terza dose. Al 17 febbraio (aggiornamento ore 07.42) sono 7,24 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figura 10), di cui:

  • 6,04 milioni possono riceverla subito, pari al 12,7% della platea (dall’8,4% della Lombardia al 20,5% della Sicilia);
  • 1,2 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 2,5% della platea (dallo 0,9% della Sicilia al 4,8% del Veneto).

Vaccini: quarta dose.  La platea per il secondo richiamo (quarta dose), aggiornata al 17 settembre 2022, è di 19,1 milioni di persone: di queste, 12 milioni possono riceverlo subito, 1,1 non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 5,9 milioni l’hanno già ricevuto. Al 17 febbraio (aggiornamento ore 07.42) sono state somministrate 5.946.113 quarte dosi, con una media mobile di 2.279 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 3.304 della scorsa settimana (-31%) «numeri che documentano un crollo delle somministrazioni – afferma Cartabellotta – che prosegue da oltre un mese» (figura 11). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 di personale sanitario e 320.974 ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 31,1% con nette differenze regionali: dal 14% della Calabria al 44,6% del Piemonte (figura 12).                                                                                        

Vaccini: quinta dose.  La platea per il terzo richiamo (quinta dose), aggiornata al 20 gennaio 2023, è di 3,1 milioni di persone: di queste, 2,5 milioni possono riceverlo subito, 0,2 milioni non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 180 giorni e 0,5 milioni l’hanno già ricevuto. Al 17 febbraio (aggiornamento ore 07.42) sono state somministrate 466.880 quinte dosi, con una media mobile di 1.576 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 2.032 della scorsa settimana (-22,4%) e un trend in discesa iniziato a fine gennaio (figura 13). In base alla platea ufficiale (n. 3.146.516 di cui 2.298.047 over 60, 731.224 fragili e immunocompromessi, 117.245 ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), il tasso di copertura nazionale per le quinte dosi è del 14,8% con nette differenze regionali: dal 5% della Campania al 28 % del Piemonte (figura 14).

Il monitoraggio GIMBE della pandemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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13 febbraio 2023
Coronavirus: nell’ultima settimana continua la discesa di contagi (-10,1%), ricoveri ordinari (-6,8%) e terapie intensive (-8,9%). Tornano a scendere i decessi (-36,4%). Quarta dose: scoperte più di 2 persone su 3 e somministrazioni in calo (-29,1%). Quinta dose: copertura al 14,5%

MONITORAGGIO PANDEMIA COVID-19

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 3-9 febbraio 2023, rispetto alla precedente, una diminuzione di nuovi casi (30.901 vs 34.377) (figura 1) e una diminuzione dei decessi (279 vs 439) (figura 2). In calo anche i casi attualmente positivi (196.058 vs 227.985), le persone in isolamento domiciliare (192.436 vs 224.094), i ricoveri con sintomi (3.459 vs 3.712) e le terapie intensive (163 vs 179). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 279 (-36,4%), di cui 21 riferiti a periodi precedenti
  • Terapia intensiva: -16 (-8,9%)
  • Ricoverati con sintomi: -253 (-6,8%)
  • Isolamento domiciliare: -31.658 (-14,1%)
  • Nuovi casi: 30.901 (-10,1%)
  • Casi attualmente positivi: -31.927 (-14%)

Nuovi casi. «Seppur ampiamente sottostimati – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – i nuovi casi settimanali si confermano in ulteriore calo (-10,1%): dai 34 mila della settimana precedente scendono a oltre 31 mila, con una media mobile a 7 giorni di poco oltre 4 mila casi al giorno» (figura 3). I nuovi casi diminuiscono in tutte le Regioni ad eccezione di Marche (+12,2%), Provincia Autonoma di Trento (+0,4%), Sardegna (+25,9%), Toscana (+2,5%) e Valle d’Aosta (+12,5%): dal -0,5% del Veneto al -51,9% del Molise (tabella 1). In 36 Province si registra un aumento dei nuovi casi: dal +0,4% di Trento al +91,5% di Sassari, mentre nelle restanti 69 Province si rileva una diminuzione dei nuovi casi (dal -0,2% di Bologna al -63,6% di Enna); stabili Trento e Cagliari con una variazione dello 0%. In nessuna Provincia l’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti (tabella 2).

Testing.Si registra un calo del numero dei tamponi totali (-8,1%): da 595.539 della settimana 27 gennaio-2 febbraio a 547.026 della settimana 3-9 febbraio. In particolare i tamponi rapidi sono diminuiti del 9,9% (-47.013), mentre quelli molecolari sono diminuiti dell’1,2% (-1.500) (figura 4). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività si riduce dal 5,3% al 5% per i tamponi molecolari e si riduce dal 5,9% al 5,8% per gli antigenici rapidi (figura 5).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – continua a scendere il numero dei ricoveri sia in area medica (-6,8%) che in terapia intensiva (-8,9%)». In termini assoluti, i posti letto COVID occupati in area critica, raggiunto il massimo di 347 il 12 dicembre, sono scesi a 163 il 09 febbraio; in area medica, raggiunto il massimo di 9.764 il 12 dicembre, sono scesi a 3.459 il 09 febbraio (figura 6). Al 09 febbraio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 5,4% in area medica (dallo 0,6% del Molise al 17,7% dell'Umbria) e dell’1,6% in area critica (dallo 0% di Basilicata, Molise, Provincia Autonoma di Bolzano, Provincia Autonoma di Trento e Valle d'Aosta al 4% dell'Emilia Romagna) (figura 7). «In lieve diminuzione gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 15 ingressi/die rispetto ai 18 della settimana precedente» (figura 8).

Decessi. Tornano a scendere i decessi (-36,4%): 279 negli ultimi 7 giorni (di cui 21 riferiti a periodi precedenti), con una media di 40 al giorno rispetto ai 63 della settimana precedente.

MONITORAGGIO CAMPAGNA VACCINALE

Vaccini: persone non vaccinate. Al 10 febbraio (aggiornamento ore 07.57) sono 6,77 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figura 9), di cui:

  • 6,4 milioni attualmente vaccinabili, pari all’11,1% della platea (dal 7,3% della Provincia Autonoma di Trento al 14,6% della Provincia Autonoma di Bolzano);
  • 0,37 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari allo 0,6% della platea (dallo 0,3% della Puglia all’1,4% del Friuli Venezia Giulia).

Vaccini: terza dose. Al 10 febbraio (aggiornamento ore 07.57) sono state somministrate 40.462.274 terze dosi, con una media mobile a 7 giorni di 415 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 625 della settimana precedente (-33,6%). In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84,8%: dal 78,7% della Sicilia all’88,8% della Lombardia. Sono 7,24 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figura 10), di cui:

  • 5,92 milioni possono riceverla subito, pari al 12,4% della platea (dall’8,1% del Piemonte al 20,4% della Sicilia);
  • 1,32 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 2,8% della platea (dallo 0,9% della Sicilia al 5,2% del Veneto).                                                                              

Vaccini: quarta dose.  La platea per il secondo richiamo (quarta dose), aggiornata al 17 settembre 2022, è di 19,1 milioni di persone: di queste, 12 milioni possono riceverlo subito, 1,2 non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 5,9 milioni l’hanno già ricevuto. Al 10 febbraio (aggiornamento ore 07.57) sono state somministrate 5.928.512 quarte dosi, con una media mobile di 3.223 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 4.549 della scorsa settimana (-29,1%) (figura 11). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 di personale sanitario e 320.974 ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), restano scoperte più di 2 persone su 3: il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi, infatti, è del 31% con nette differenze regionali: dal 14% della Calabria al 44,4% del Piemonte (figura 12).                                                                                                            

Vaccini: quinta dose.  La platea per il terzo richiamo (quinta dose), aggiornata al 20 gennaio 2023, è di 3,1 milioni di persone: di queste, 2,5 milioni possono riceverlo subito, 0,2 milioni non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 180 giorni e 0,5 milioni l’hanno già ricevuto. Al 10 febbraio (aggiornamento ore 07.57) sono state somministrate 455.001 quinte dosi, con una media mobile di 1.966 somministrazioni al giorno, in aumento rispetto alle 1.960 della scorsa settimana (+0,3%) (figura 13). In base alla platea ufficiale (n. 3.146.516 di cui 2.298.047 over 60, 731.224 fragili e immunocompromessi, 117.245 ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), il tasso di copertura nazionale per le quinte dosi è del 14,5% con nette differenze regionali: dal 4,8% della Campania al 27,1% del Piemonte (figura 14).

Il monitoraggio GIMBE della pandemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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6 febbraio 2023
Coronavirus: negli ultimi 7 giorni continuano a scendere contagi (-9,9%), ricoveri ordinari (-9%) e terapie intensive (-12,7%). Netto aumento dei decessi (+27,2%), ma le vaccinazioni per anziani e fragili sono in caduta libera e quasi 12 milioni di persone rimangono senza quarta dose

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 27 gennaio-2 febbraio 2023, rispetto alla precedente, una diminuzione di nuovi casi (34.377 vs 38.159) (figura 1) e un aumento dei decessi (439 vs 345) (figura 2). In calo anche i casi attualmente positivi (227.985 vs 251.970), le persone in isolamento domiciliare (224.094 vs 247.684), i ricoveri con sintomi (3.712 vs 4.081) e le terapie intensive (179 vs 205). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 439 (+27,2%), di cui 33 riferiti a periodi precedenti
  • Terapia intensiva: -26 (-12,7%)
  • Ricoverati con sintomi: -369 (-9%)
  • Isolamento domiciliare: -23.590 (-9,5%)
  • Nuovi casi: 34.377 (-9,9%)
  • Casi attualmente positivi: -23.985 (-9,5%)

Nuovi casi. «I nuovi casi settimanali – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – si confermano in ulteriore calo (-9,9%): dai 38 mila della settimana precedente scendono a quota 34 mila, con una media mobile a 7 giorni di poco inferiore ai 5 mila casi al giorno» (figura 3). I nuovi casi diminuiscono in tutte le Regioni ad eccezione di Lazio (+0,5%), Liguria (+5,4%) e Sicilia (+16,8%): dal -0,5% della Provincia Autonoma di Bolzano al -39,2% dell’Abruzzo (tabella 1). In 31 Province si registra un aumento dei nuovi casi: dal +0,1% di Treviso al +101,1% di Trapani, mentre nelle restanti 76 Province si rileva una diminuzione dei nuovi casi (dal -0,5% di Genova al -69,5% di Chieti). In nessuna Provincia l’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti (tabella 2).

Testing. Si registra un calo del numero dei tamponi totali (-2,2%): da 608.732 della settimana 20-26 gennaio a 595.539 della settimana 27 gennaio-2 febbraio. In particolare, i tamponi rapidi sono aumentati dell’1% (+4.552), mentre quelli molecolari sono diminuiti del 12,7% (-17.745) (figura 4). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività si riduce dal 5,9% al 5,3% per i tamponi molecolari e dal 6,4% al 5,9% per gli antigenici rapidi (figura 5).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – continua a scendere il numero dei ricoveri sia in area medica (-9%) che in terapia intensiva (-12,7%)». In termini assoluti, i posti letto COVID occupati in area critica, raggiunto il massimo di 347 il 12 dicembre, sono scesi a 179 il 2 febbraio; in area medica, raggiunto il massimo di 9.764 il 12 dicembre, sono scesi a quota 3.712 il 2 febbraio (figura 6). Al 2 febbraio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 5,8% in area medica (dal 2,2% della Lombardia al 17,4% dell’Umbria) e dell’1,8% in area critica (dallo 0% di Basilicata, Molise e Valle D’Aosta al 5,3% della Calabria) (figura 7). «Stabile il numero di ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 18 ingressi/die, invariata rispetto alla settimana precedente» (figura 8).

Decessi.  Netto aumento dei decessi (+27,2%): 439 negli ultimi 7 giorni (di cui 33 riferiti a periodi precedenti), con una media di 63 al giorno rispetto ai 49 della settimana precedente.

MONITORAGGIO CAMPAGNA VACCINALE

Vaccini: persone non vaccinate. Al 2 febbraio (aggiornamento ore 07.26) sono 6,77 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figura 9), di cui:

  • 6,35 milioni attualmente vaccinabili, pari all’11% della platea (dal 7,3% della Provincia Autonoma di Trento al 14,4% della Provincia Autonoma di Bolzano);
  • 0,42 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari allo 0,7% della platea (dallo 0,4% della Puglia all’1,5% del Friuli Venezia-Giulia).

Vaccini: terza dose. Al 2 febbraio (aggiornamento ore 07.26) sono state somministrate 40.457.435 terze dosi. In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84,8%: dal 78,7% della Sicilia all’88,7% della Lombardia. Sono 7,25 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figura 10), di cui:

  • 5,85 milioni possono riceverla subito, pari al 12,3% della platea (dal 7,9% del Piemonte al 20,4% della Sicilia);
  • 1,4 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 2,9% della platea (dall’1% della Sicilia al 5,6% del Veneto).

Vaccini: quarta dose.  La platea per il secondo richiamo (quarta dose), aggiornata al 17 settembre 2022, è di 19,1 milioni di persone: di queste, 11,9 milioni possono riceverlo subito, 1,3 milioni non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 5,9 milioni l’hanno già ricevuto. Al 2 febbraio (aggiornamento ore 07.26) sono state somministrate 5.898.882 quarte dosi (figura 11). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 di personale sanitario e 320.974 ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 30,9% con nette differenze regionali: dal 13,9% della Calabria al 44,1% del Piemonte (figura 12).

Vaccini: quinta dose.  La platea per il terzo richiamo (quinta dose), aggiornata al 20 gennaio 2023, è di 3,1 milioni di persone: di queste, 2,5 milioni possono riceverlo subito, 0,2 milioni non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 180 giorni e 0,4 milioni l’hanno già ricevuto. Al 2 febbraio (aggiornamento ore 07.26) sono state somministrate 438.022 quinte dosi (figura 13). In base alla platea ufficiale (n. 3.146.516 di cui 2.298.047 over 60, 731.224 fragili e immunocompromessi, 117.245 ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), il tasso di copertura nazionale per le quinte dosi è del 13,9% con nette differenze regionali: dal 4,6% della Campania al 25,9% del Piemonte (figura 14).

«A fronte di una netta riduzione nell’ultimo mese della circolazione virale – conclude Cartabellotta – tornano a salire i decessi. Pur essendo necessario un consolidamento del dato nelle prossime settimane, potrebbe essere la spia del calo della copertura immunitaria – da infezione pregressa o da vaccinazione – in anziani e fragili con il trascorrere del tempo. Intanto la somministrazione delle quarte dosi (secondo richiamo) è in caduta libera da mesi, ha tassi di copertura molto bassi in particolare nelle Regioni del Sud e lascia scoperte 11,9 milioni di persone».

 

Il monitoraggio GIMBE della pandemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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2 febbraio 2023
Regionalismo differenziato: colpo di grazia al servizio sanitario nazionale e legittimazione normativa delle diseguaglianze nella tutela della salute. Gimbe chiede al governo di espungere la sanità dalle richieste di autonomia differenziata

Approda oggi in Consiglio dei Ministri la nuova bozza del DdL Calderoli per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario. «Un testo – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – che al momento “blinda” l’autonomia differenziata come un affaire tra Governo e Regioni esautorando il Parlamento, non prevede risorse per finanziare i livelli essenziali delle prestazioni (LEP) e consente il trasferimento delle autonomie alle Regioni prima senza recuperare i divari tra le varie aree del Paese». In dettaglio, secondo la bozza approdata al pre-Consiglio dei Ministri il 30 gennaio 2023:

  • Ambiti di autonomia. Il testo non entra nel merito delle motivazioni che portano le Regioni a richiedere maggiore autonomia sulle 23 materie.
  • Ruolo del Parlamento. Sulle intese definite tra il Ministro degli Affari Regionali e le Regioni al Parlamento è concesso solo di esprimere un parere non vincolante e un voto di ratifica senza possibilità di emendamenti. Le Camere non avranno alcun potere di intervento sulle disposizioni relative al trasferimento di risorse umane e finanziarie alle Regioni, né parteciperanno alla definizione dei LEP. Ovvero il ruolo del Parlamento è assolutamente marginale.
  • Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP). Saranno definiti attraverso DPCM da una apposita Commissione Tecnica e, in quanto atti amministrativi, potranno essere impugnati solo davanti al TAR, ma non davanti alla Corte Costituzionale. Formalmente dovrebbero essere garantiti a tutti i cittadini, ma restano orfani di risorse, fondamentali per allineare la qualità dei servizi delle Regioni del Centro-Sud a quelle del Nord.
  • Trasferimento delle funzioni alle Regioni. Potrà essere effettuato già dopo la definizione dei LEP, senza attenderne l’attuazione, ovvero l’autonomia precede il recupero dei divari tra le varie aree del Paese.

La Fondazione GIMBE ha elaborato il report Il regionalismo differenziato in Sanità, per diffondere la consapevolezza politica e sociale che l’attuazione delle maggiori autonomie nella materia “tutela della salute” «darà il colpo di grazia al Servizio Sanitario Nazionale (SSN) – precisa Cartabellotta – aumenterà le diseguaglianze regionali e legittimerà normativamente il divario tra Nord e Sud, violando il principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini nel diritto alla tutela della salute».

Il report GIMBE, ripercorre la “cronistoria” del regionalismo differenziato, analizza le criticità della bozza del DdL, valuta il potenziale impatto sul SSN delle autonomie richieste da Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, “fotografa” l’entità delle diseguaglianze regionali sull’adempimento dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e della mobilità sanitaria, formula alcune considerazioni conclusive e avanzanza precise richieste al Governo.

«Il report analizza esclusivamente le maggiori autonomie richieste dalle Regioni in materia di tutela della salute – spiega il Presidente – anche se, secondo il principio Health in all policies e il recente approccio One Health, numerosi ambiti di maggiori autonomie hanno un potenziale impatto sulla salute pubblica». In particolare, tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, tutela e sicurezza del lavoro, alimentazione, ordinamento sportivo; ma anche governo del territorio, grandi reti di trasporto e di navigazione e previdenza complementare e integrativa.

Dall’analisi delle richieste di maggiore autonomia avanzate da Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto nell’ambito “tutela della salute” emergono alcune considerazioni generali, suffragate da quasi 2.000 stakeholder della sanità in occasione della survey promossa dalla Fondazione GIMBE:

  • L’abolizione dei tetti di spesa per il personale sanitario e l’istituzione di contratti di formazione-lavoro per anticipare l’ingresso nel mondo del lavoro di specialisti e medici di famiglia rappresentano oggi strumenti fondamentali per fronteggiare la grave carenza di personale sanitario che andrebbero estesi a tutte le Regioni.
  • Alcune forme di autonomia rischiano di sovvertire gli strumenti di governance del SSN aumentando le diseguaglianze nell’offerta dei servizi: sistema tariffario, di rimborso, di remunerazione e di compartecipazione, sistema di governance delle aziende e degli enti del Servizio Sanitario Regionale, determinazione del numero di borse di studio per specialisti e medici di famiglia.
  • Altre istanze risultano francamente “eversive”. Una maggiore autonomia in materia di istituzione e gestione di fondi sanitari integrativi darebbe il via a sistemi assicurativo-mutualistici regionali sganciati dalla, seppur frammentata, normativa nazionale. Inoltre, la richiesta del Veneto di contrattazione integrativa regionale per i dipendenti del SSN, oltre all’autonomia in materia di gestione del personale e di regolamentazione dell’attività libero-professionale, rischia di concretizzare una concorrenza tra Regioni con “migrazione” di personale dal Sud al Nord, ponendo una pietra tombale sulla contrattazione collettiva nazionale e sul ruolo dei sindacati.

«La richiesta di maggiori autonomie – continua Cartabellotta – viene proprio dalle Regioni che fanno registrare le migliori performance nazionali in sanità». Infatti, dalla “fotografia” sugli adempimenti al mantenimento dei LEA relative al decennio 2010-2019 emerge che le tre Regioni che hanno richiesto maggiori autonomie si collocano nei primi 5 posti della classifica, rispettivamente Emilia Romagna (1a), Veneto (3a) e Lombardia (5a), mentre nelle prime 10 posizioni non c’è nessuna Regione del Sud e solo 2 del Centro (Umbria e Marche). Inoltre, l’analisi della mobilità sanitaria conferma la forte capacità attrattiva delle Regioni del Nord, cui corrisponde quella estremamente limitata delle Regioni del Centro-Sud, visto che nel decennio 2010-2019, tredici Regioni, quasi tutte del Centro Sud, hanno accumulato un saldo negativo pari a € 14 miliardi. E tra i primi quattro posti per saldo positivo si trovano sempre le tre Regioni che hanno richiesto le maggiori autonomie: Lombardia (+€ 6,18 miliardi), Emilia-Romagna (+€ 3,35 miliardi), Toscana (+€ 1,34 miliardi), Veneto (+€ 1,14 miliardi). Al contrario, le cinque Regioni con saldi negativi superiori a € 1 miliardo sono tutte al Centro-Sud: Campania (-€ 2,94 miliardi), Calabria (-€ 2,71 miliardi), Lazio (-€ 2,19 miliardi), Sicilia (-€ 2 miliardi) e Puglia (-€ 1,84 miliardi).

«Questi dati – continua Cartabellotta – confermano che nonostante la definizione dei LEA dal 2001, il loro monitoraggio annuale e l’utilizzo da parte dello Stato di strumenti quali Piani di rientro e commissariamenti, persistono inaccettabili diseguaglianze tra i 21 sistemi sanitari regionali, in particolare un gap strutturale Nord-Sud che compromette l’equità di accesso ai servizi e alimenta un’imponente mobilità sanitaria in direzione Sud-Nord». Di conseguenza, l’attuazione di maggiori autonomie in sanità, richieste proprio dalle Regioni con le migliori performance sanitarie e maggior capacità di attrazione, non potrà che amplificare le inaccettabili diseguaglianze registrate con la semplice competenza regionale concorrente in tema di tutela della salute. «Il regionalismo differenziato in sanità – spiega il Presidente – finirà per legittimare normativamente il divario tra Nord e Sud, violando il principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini nel diritto alla tutela della salute. Peraltro in un momento storico in cui il Paese ha sottoscritto con l’Europa il PNRR, il cui obiettivo trasversale è proprio quello di ridurre le diseguaglianze regionali e territoriali».

«Tenendo conto della grave crisi di sostenibilità del SSN e delle imponenti diseguaglianze regionali – conclude Cartabellotta – la Fondazione GIMBE invita il Governo a mettere da parte posizioni sbrigative e propone in prima istanza di espungere la tutela della salute dalle materie su cui le Regioni possono richiedere maggiori autonomie. In subordine, chiede che l’eventuale attuazione del regionalismo differenziato in sanità venga gestita con estremo equilibrio, colmando innanzitutto il gap strutturale tra Nord e Sud del Paese, modificando i criteri di riparto del Fabbisogno Sanitario Nazionale e aumentando le capacità di indirizzo e verifica dello Stato sulle Regioni. È indispensabile salvaguardare la capacità di redistribuzione del reddito senza compromettere l’esercizio dei diritti costituzionali fondamentali, in particolare il diritto alla tutela della salute: altrimenti, la sanità rischia di essere un bene pubblico per i residenti nelle Regioni più ricche e un bene di consumo per quelle più povere».

 

Il Report dell’Osservatorio GIMBE “Il Regionalismo differenziato in sanità” è disponibile a: www.salviamo-ssn.it/report-regionalismo-differenziato


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30 gennaio 2023
Coronavirus: ulteriore discesa di contagi (-26,5%), ricoveri ordinari (-18,4%), terapie intensive (-9,7%) e decessi (-30,3%) negli ultimi 7 giorni. Quarta dose: scendono le somministrazioni giornaliere (-30,6%), scoperte 11,9 milioni di persone. Quinta dose: copertura al 13,5%

MONITORAGGIO PANDEMIA COVID-19

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 20-26 gennaio 2023, rispetto alla precedente, una diminuzione dei nuovi casi (38.159 vs 51.888) (figura 1) e dei decessi (345 vs 495) (figura 2). In calo anche i casi attualmente positivi (251.970 vs 300.050), le persone in isolamento domiciliare (247.684 vs 294.820), i ricoveri con sintomi (4.081 vs 5.003) e le terapie intensive (205 vs 227) (figura 3). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 345 (-30,3%), di cui 28 riferiti a periodi precedenti
  • Terapia intensiva: -22 (-9,7%)
  • Ricoverati con sintomi: -922 (-18,4%)
  • Isolamento domiciliare: -47.136 (-16%)
  • Nuovi casi: 38.159 (-26,5%)
  • Casi attualmente positivi: -48.080 (-16%)

Nuovi casi. «I nuovi casi settimanali – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – si confermano in ulteriore calo (-26,5%): dai quasi 52 mila della settimana precedente scendono a quota 38 mila, con una media mobile a 7 giorni sopra i 5 mila casi al giorno» (figura 3). I nuovi casi diminuiscono in tutte le Regioni ad eccezione dell’Abruzzo (+4,4%): dal -9,4% della Provincia Autonoma di Bolzano al -46,9% del Molise (tabella 1). In 7 Province si registra un aumento dei nuovi casi: dal +1,4% di Piacenza al +71,4% di Chieti, mentre nelle restanti 100 Province si rileva una diminuzione dei nuovi casi (dal -2,8% di Lodi al -63,6% di Campobasso). In nessuna Provincia l’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti (tabella 2).

Testing. Si registra un calo del numero dei tamponi totali (-11,4%): da 687.233 della settimana 13-19 gennaio 2023 a 608.732 della settimana 20-26 gennaio 2023. In particolare i tamponi rapidi sono diminuiti del 13,3% (-72.079), mentre quelli molecolari del 4,4% (-6.422) (figura 4). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività si riduce dal 6,3% al 5,9% per i tamponi molecolari e dal 7,9% al 6,4% per gli antigenici rapidi (figura 5).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – continua a scendere il numero dei ricoveri sia in area medica (-18,4%) che in terapia intensiva (-9,7%)». In termini assoluti, i posti letto COVID occupati in area critica, raggiunto il massimo di 347 il 12 dicembre, sono scesi a 205 il 26 gennaio; in area medica, raggiunto il massimo di 9.764 il 12 dicembre, sono scesi a quota 4.081 il 26 gennaio (figura 6). Al 26 gennaio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 6,4% in area medica (dal 2,6% del Piemonte al 19,8% dell'Umbria) e del 2,1% in area critica (dallo 0% di Basilicata e Provincia Autonoma di Bolzano al 5,9% della Valle D’Aosta) (figura 7). «In calo il numero di ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 18 ingressi/die rispetto ai 22 della settimana precedente» (figura 8).

Decessi. Diminuiscono i decessi: 345 negli ultimi 7 giorni (di cui 28 riferiti a periodi precedenti), con una media di 49 al giorno rispetto ai 71 della settimana precedente.

MONITORAGGIO CAMPAGNA VACCINALE

Vaccini: nuovi vaccinati. Nella settimana 20-26 gennaio calano i nuovi vaccinati: 679 rispetto ai 776 della settimana precedente (-12,5%). Di questi il 17,8% è rappresentato dalla fascia 5-11 anni: 121, con una riduzione del 32,8% rispetto alla settimana precedente. Cala tra gli over 50, più a rischio di malattia grave, il numero di nuovi vaccinati che si attesta a quota 196 (-33,8% rispetto alla settimana precedente) (figura 9).

Vaccini: persone non vaccinate. Al 27 gennaio (aggiornamento ore 06.19) sono 6,78 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figura 10), di cui:

  • 6,31 milioni attualmente vaccinabili, pari al 10,9% della platea (dal 7,7% della Provincia Autonoma di Trento al 14,3% della Valle D’Aosta);
  • 0,47 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari allo 0,8% della platea (dal 0,5% della Puglia all’1,7% del Friuli Venezia-Giulia).

Vaccini: terza dose. Al 27 gennaio (aggiornamento ore 06.19) sono state somministrate 40.453.874 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 889 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 1.202 della settimana precedente (-26,0%). In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84,8%: dal 78,7% della Sicilia all’88,7% della Lombardia. Sono 7,25 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figura 11), di cui:

  • 5,8 milioni possono riceverla subito, pari al 12,2% della platea (dal 7,8% del Piemonte al 20,4% della Sicilia);
  • 1,45 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 3% della platea (dall’1% della Sicilia al 5,7% del Veneto).

Vaccini: quarta dose.  La platea per il secondo richiamo (quarta dose), aggiornata al 17 settembre 2022, è di 19,1 milioni di persone: di queste, 11,9 milioni possono riceverlo subito, 1,4 non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 5,9 milioni l’hanno già ricevuto. Al 27 gennaio (aggiornamento ore 06.19) sono state somministrate 5.870.708 quarte dosi, con una media mobile di 7.201 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 10.372 della scorsa settimana (-30,6%) (figura 12). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 di personale sanitario e 320.974 di ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 30,7% con nette differenze regionali: dal 13,8% della Calabria al 44% del Piemonte (figura 13).

Vaccini: quinta dose.  La platea per il terzo richiamo (quinta dose), aggiornata al 20 gennaio 2023, è di 3,1 milioni di persone: di queste, 2,5 milioni possono riceverlo subito, 0,2 non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 180 giorni e 0,4 milioni l’hanno già ricevuto. Al 27 gennaio (aggiornamento ore 06.19) sono state somministrate 426.293 quinte dosi, con una media mobile di 2.745 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 3.277 della scorsa settimana (-16,2%) (figura 14). In base alla platea ufficiale (n. 3.146.516 di cui 2.298.047 over 60, 731.224 fragili e immunocompromessi, 117.245 di ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), il tasso di copertura nazionale per le quinte dosi è del 13,5% con nette differenze regionali: dal 4,5% della Campania al 25,8% del Piemonte (figura 15).

Il monitoraggio GIMBE della pandemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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23 gennaio 2023
Coronavirus: nell’ultima settimana continuano a scendere contagi (-38,3%), ricoveri ordinari (-22,1%), terapie intensive (-26,8%) e decessi (-14,1%). Quinta dose, ecco i primi dati: copertura al 13% su 3,1 milioni di persone. Arranca la quarta dose: 11,8 milioni di fragili e over 60 senza copertura. La Fondazione GIMBE chiede al ministro Schillaci di aggiornare tutti i dati sulla campagna vaccinale

MONITORAGGIO PANDEMIA COVID-19

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 13-19 gennaio 2023, rispetto alla precedente, una diminuzione di nuovi casi (51.888 vs 84.060) (figura 1) e decessi (495 vs 576) (figura 2). In calo anche i casi attualmente positivi (300.050 vs 353.643), le persone in isolamento domiciliare (294.820 vs 346.912), i ricoveri con sintomi (5.003 vs 6.421) e le terapie intensive (227 vs 310). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 495 (-14,1%), di cui 10 riferiti a periodi precedenti
  • Terapia intensiva: -83 (-26,8%)
  • Ricoverati con sintomi: -1.418 (-22,1%)
  • Isolamento domiciliare: -52.092 (-15%)
  • Nuovi casi: 51.888 (-38,3%)
  • Casi attualmente positivi: -53.593 (-15,2%)

Nuovi casi. «Sul fronte dei nuovi casi settimanali – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – si registra un’ulteriore diminuzione (-38,3%) pari a quella della settimana precedente: dagli 84 mila della settimana precedente i nuovi casi scendono a quota 52 mila, con una media mobile a 7 giorni sopra i 7 mila casi al giorno» (figura 3). I nuovi casi calano in tutte le Regioni: dal -11,2% della Provincia Autonoma di Bolzano al -46,7% di Basilicata e Valle D’Aosta (tabella 1). In tutte le Province, ad eccezione di Chieti (+1,8%), si rileva una diminuzione dei nuovi casi (dal -11,2% di Bolzano al -62,7% di Ragusa). In nessuna Provincia l’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti (tabella 2).

Testing. Si registra un calo del numero dei tamponi totali (-10,5%): da 767.718 della settimana 6-12 gennaio a 687.233 della settimana 13-19 gennaio. In particolare i tamponi rapidi sono diminuiti del 12,2% (-75.486) e quelli molecolari del 3,3% (-4.999) (figura 4). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività si riduce dal 7,2% al 6,3% per i tamponi molecolari e dal 12,2% al 7,9% per gli antigenici rapidi (figura 5).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – continua a scendere il numero dei ricoveri in area medica (-22,1%) e in terapia intensiva (-26,8%)». In termini assoluti, i posti letto COVID occupati in area critica, raggiunto il massimo di 347 il 12 novembre, sono scesi a quota 227 il 19 gennaio; in area medica, raggiunto il massimo di 9.764 il 12 dicembre, sono scesi a quota 5.003 il 19 gennaio (figura 6). Al 19 gennaio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 7,9% in area medica (dal 3,9% del Piemonte al 21,9% dell’Umbria) e del 2,3% in area critica (dallo 0% di Basilicata e Valle d’Aosta al 4,6% della Sicilia) (figura 7). «In calo il numero di ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 22 ingressi/die rispetto ai 28 della settimana precedente» (figura 8).

Decessi. Diminuiscono i decessi: 495 negli ultimi 7 giorni (di cui 10 riferiti a periodi precedenti), con una media di 71 al giorno rispetto agli 82 della settimana precedente.

MONITORAGGIO CAMPAGNA VACCINALE

Vaccini: nuovi vaccinati. Nella settimana 13-19 gennaio crescono i nuovi vaccinati: 731 rispetto ai 666 della settimana precedente (+9,8%). Di questi il 24,6% è rappresentato dalla fascia 5-11 anni: 180, con un incremento del 46,3% rispetto alla settimana precedente. Cresce tra gli over 50, più a rischio di malattia grave, il numero di nuovi vaccinati che si attesta a quota 280 (18,1% rispetto alla settimana precedente) (figura 9).

Vaccini: persone non vaccinate. Al 20 gennaio (aggiornamento ore 10.30) sono 6,78 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figura 10), di cui:

  • 6,25 milioni attualmente vaccinabili, pari al 10,8% della platea (dall’8,3% della Puglia al 14,3% della Valle D’Aosta);
  • 0,53 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari allo 0,9% della platea (dallo 0,6% della Puglia all’1,8% del Friuli Venezia-Giulia).

Vaccini: terza dose. Al 20 gennaio (aggiornamento ore 10.30) sono state somministrate 40.445.509 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 1.167 somministrazioni al giorno, in lieve aumento rispetto alle 1.114 della settimana precedente (+4,7%). In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio 2022, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84,8%: dal 78,7% della Sicilia all’88,7% della Lombardia. Sono 7,26 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figura 11), di cui:

  • 5,77 milioni possono riceverla subito, pari al 12,1% della platea (dal 7,7% del Piemonte al 20,3% della Sicilia);
  • 1,49 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 3,1% della platea (dall’1% della Sicilia al 5,8% del Veneto).

Vaccini: quarta dose.  La platea per il secondo richiamo (quarta dose), aggiornata al 17 settembre 2022, è di 19,1 milioni di persone: di queste, 11,8 milioni possono riceverlo subito, 1,5 non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 5,8 milioni l’hanno già ricevuto. Al 20 gennaio (aggiornamento ore 10.30) sono state somministrate 5.816.775 quarte dosi, con una media mobile di 10.078 somministrazioni al giorno, sostanzialmente stabile rispetto alle 9.922 della scorsa settimana (+1,6%) (figura 12). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 di personale sanitario e 320.974 di ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 30,4% con nette differenze regionali: dal 13,7% della Calabria al 43,9% del Piemonte (figura 13).

Vaccini: quinta dose.  La platea per il terzo richiamo (quinta dose), aggiornata al 20 gennaio 2023, è di 3,1 milioni di persone: di queste, 2,5 milioni possono riceverlo subito, 0,2 milioni non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 180 giorni e 0,4 milioni l’hanno già ricevuto. Al 21 gennaio (aggiornamento ore 06.18) sono state somministrate 410.306 quinte dosi, con una media mobile di 3.222 somministrazioni al giorno, in aumento rispetto alle 2.930 della scorsa settimana (+10%) (figura 14). In base alla platea ufficiale (n. 3.146.516 di cui 2.298.047 over 60, 731.224 fragili e immunocompromessi, 117.245 di ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), il tasso di copertura nazionale per le quinte dosi è del 13% con nette differenze regionali: dal 4,3% della Campania al 25,6% del Piemonte (figura 15).

Le analisi indipendenti della Fondazione GIMBE rilevano alcune criticità sulla completezza dei dati relativi alla campagna vaccinale. Non sono ancora disponibili i dati relativi alla platea vaccinabile e al numero di somministrazioni effettuate nei bambini della fascia 6 mesi-5 anni, per i quali il ciclo vaccinale primario è approvato già dal 9 dicembre. In secondo luogo, per la fascia 5-11 anni, per la quale il 13 gennaio è stata autorizzata la dose booster, non sono noti i dati relativi alla platea di soggetti candidati a riceverla né il numero dei guariti post ciclo primario. Inoltre, l’ultimo aggiornamento della platea per la quarta dose risale al 17 settembre 2022, con conseguente sovrastima dei tassi di copertura: «In 4 mesi – commenta Cartabellotta – il numero di over 60 e fragili per i quali sono trascorsi i 120 giorni dal primo richiamo secondo le nostre stime è aumentato di circa 700 mila persone». Infine, risultano obsolete sia la platea vaccinabile con ciclo primario che quella per la terza dose, ferme al 20 maggio 2022.

La Fondazione GIMBE chiede al Ministro Schillaci di aggiornare tutte le platee, in particolare quella relativa ai destinatari della quarta dose, e di includere nella rendicontazione pubblica sulla campagna vaccinale le somministrazioni nella fascia 6 mesi-5 anni.

«I numeri documentano che la popolazione suscettibile è di oltre 23,82 milioni – conclude Cartabellotta – al netto di chi ha contratto l’infezione da meno di 120 giorni. Oltre ai 6,25 milioni di persone mai vaccinate, ce ne sono ben 5,77 milioni che non hanno effettuato il primo richiamo (terza dose). Ma soprattutto, per ciò che riguarda la prevenzione della malattia grave, 11,8 milioni di anziani e fragili non hanno ricevuto la quarta dose (secondo richiamo) e 2,5 milioni non hanno ricevuto il terzo richiamo (quinta dose), raccomandato ad over 80, ospiti RSA e over 60 con fragilità per patologie concomitanti o preesistenti». La tabella riporta raccomandazioni, indicazioni e timing per la somministrazione dei richiami con i vaccini bivalenti, dopo la pubblicazione della Circolare del 13 gennaio 2023 che ha esteso la possibilità del primo richiamo alla fascia 5-11 anni.

Il monitoraggio GIMBE della pandemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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20 gennaio 2023
La salute tiene banco: al via il progetto della Fondazione GIMBE con gli studenti bolognesi

DEDICATO AI RAGAZZI DELLE SCUOLE SUPERIORI ITALIANE, PRENDE IL VIA DA BOLOGNA IL PROGETTO CHE MIRA A DIFFONDERE l’APPROCCIO GLOBALE ALLA SALUTE, A MIGLIORARE L’ALFABETIZZAZIONE SANITARIA, A FORNIRE GLI STRUMENTI PER CONTRASTARE LE FAKE NEWS SULLA SALUTE E AD UTILIZZARE IN MANIERA CONSAPEVOLE I SERVIZI SANITARI.

20 gennaio 2023 - Fondazione GIMBE, Bologna

Al via lunedì 23 gennaio presso il Liceo Augusto Righi di Bologna il primo appuntamento del progetto La Salute tiene banco, ideato e curato dalla Fondazione GIMBE: una serie di incontri destinati agli studenti delle scuole secondarie di 2° grado per infondere la consapevolezza che, in qualità di futuri contribuenti, saranno loro i prossimi “azionisti di maggioranza” del Servizio Sanitario Nazionale (SSN).  

Il progetto della Fondazione GIMBE mira anzitutto a diffondere tra i giovani l’approccio globale alla salute secondo cui, accanto alla salute individuale, è indispensabile tutelare quella dei servizi sanitari e del pianeta. «Sono fiero di inaugurare questo ciclo di incontri con gli studenti – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – ai quali desideriamo trasferire l’importanza cruciale di basare le scelte che riguardano la propria salute sulle migliori evidenze scientifiche, oltre che diffondere la consapevolezza che il Servizio Sanitario Nazionale è un patrimonio comune da tutelare per le generazioni future».

La Salute tiene banco vuole inoltre migliorare il livello di alfabetizzazione sanitaria dei ragazzi, fornendo loro gli strumenti per contrastare le fake news sulla salute. Gli incontri saranno condotti dal Presidente Cartabellotta e dai membri della faculty multiprofessionale della Fondazione, costituita da medici, infermieri, fisioterapisti esperti di sanità pubblica e metodologia della ricerca.

Nei primi due mesi del 2023 il progetto coprirà il territorio bolognese, coinvolgendo oltre 800 studenti del quinto anno: dopo il Liceo Righi, sarà la volta del Liceo Minghetti (30 gennaio), del Liceo Fermi (13 febbraio), del Liceo Sabin (23 febbraio) e delle Scuole Manzoni (27 febbraio). Gli incontri saranno realizzati grazie ad un contributo della Banca di Bologna. «Continua il nostro impegno nell’ambito della formazione verso i giovani – dichiara Alberto Ferrari, Direttore Generale di Banca di Bologna – per sensibilizzarli su temi delicati come la salute e la sostenibilità dei servizi pubblici. È molto importante che i ragazzi siano consapevoli delle scelte che riguardano la salute della persona».

«Entro il 2025 vogliamo portare La Salute tiene banco in oltre 100 scuole su tutto il territorio nazionale. Non un annuncio, ma un obiettivo ambizioso che intendiamo raggiungere attraverso risorse e sostegno da parte dei cittadini e di organizzazioni pubbliche e private» conclude Cartabellotta.

Per informazioni sul progetto “La Salute tiene banco”: www.lasalutetienebanco.it

La Fondazione GIMBE è un’organizzazione no-profit indipendente che da oltre 25 anni realizza attività di formazione, ricerca e sensibilizzazione finalizzate a integrare le migliori evidenze scientifiche in tutte le decisioni che riguardano la salute delle persone. GIMBE si batte per tutelare i diritti delle persone, ridurre diseguaglianze e sprechi e contribuire alla sostenibilità di un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico.


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16 gennaio 2023
Coronavirus: in 7 giorni crollano i contagi (-38,2%). Scendono anche ricoveri ordinari (-16,8%), terapie intensive (-2,8%) e decessi (-25,7%). Vaccini: campagna al palo. Solo il 30% di anziani e fragili coperti con la quarta dose

MONITORAGGIO PANDEMIA COVID-19

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 6-12 gennaio 2023, rispetto alla precedente, una diminuzione di nuovi casi (84.060 vs 135.977) (figura 1) e decessi (576 vs 775) (figura 2). In calo anche i casi attualmente positivi (353.643 vs 406.182), le persone in isolamento domiciliare (346.912 vs 398.147), i ricoveri con sintomi (6.421 vs 7.716) e le terapie intensive (310 vs 319) (figura 3). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 576 (-25,7%), di cui 32 riferiti a periodi precedenti
  • Terapia intensiva: -9 (-2,8%)
  • Ricoverati con sintomi: -1.295 (-16,8%)
  • Isolamento domiciliare: -51.235 (-12,9%)
  • Nuovi casi: 84.060 (-38,2%)
  • Casi attualmente positivi: -52.539 (-12,9%)

Nuovi casi. «Sul fronte dei nuovi casi settimanali – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – si registra una forte diminuzione (-38,2%): dai 135 mila della settimana precedente crollano a quota 84 mila, con una media mobile a 7 giorni sopra i 12 mila casi al giorno» (figura 3). I nuovi casi calano in tutte le Regioni: dal -10,9% della Provincia Autonoma di Bolzano al -50,3% della Liguria (tabella 1). In tutte le Province si rileva una diminuzione dei nuovi casi (dal -4,8% di Crotone al -60,9% di Sassari). In nessuna Provincia l’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti (tabella 2).

Testing. In calo il numero dei tamponi totali (-10,3%): da 855.823 della settimana 30 dicembre 2022-5 gennaio 2023 a 767.718 della settimana 6-12 gennaio 2023. In particolare i tamponi rapidi sono diminuiti del 13,7% (-97.900), mentre quelli molecolari sono aumentati del 6,9% (+9.795) (figura 4). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività scende dal 12,3% al 7,2% per i tamponi molecolari e dal 16,5% al 12,2% per gli antigenici rapidi (figura 5).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – calano i ricoveri in area medica (-16,8%) e in terapia intensiva (-2,8%)». In termini assoluti, i posti letto COVID occupati in area critica, raggiunto il massimo di 347 il 12 novembre, sono scesi a quota 310 il 12 gennaio; in area medica, raggiunto il massimo di 9.764 il 12 dicembre, sono scesi a quota 6.421 il 12 gennaio (figura 6). Al 12 gennaio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 10,1% in area medica (dallo 0% della Valle D’Aosta al 30,8% dell’Umbria) e del 3,1% in area critica (dallo 0% della Valle D’Aosta al 7,9% dell’Umbria) (figura 7). «In diminuzione il numero di ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 28 ingressi/die rispetto ai 36 della settimana precedente» (figura 8).

Decessi. Scendono i decessi: 576 negli ultimi 7 giorni (di cui 32 riferiti a periodi precedenti), con una media di 82 al giorno rispetto ai 111 della settimana precedente.

MONITORAGGIO CAMPAGNA VACCINALE

Vaccini: nuovi vaccinati. Nella settimana 6-12 gennaio restano sostanzialmente invariati i nuovi vaccinati: 639 rispetto ai 640 della settimana precedente (-0,2%). Di questi il 18,6% è rappresentato dalla fascia 5-11: 119, con una riduzione del -19,6% rispetto alla settimana precedente. Cresce tra gli over 50, più a rischio di malattia grave, il numero di nuovi vaccinati che si attesta a quota 227 (+7,6% rispetto alla settimana precedente) (figura 9).

Vaccini: persone non vaccinate. Al 13 gennaio (aggiornamento ore 06.20) sono 6,78 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figura 10), di cui:

  • 6,19 milioni attualmente vaccinabili, pari al 10,7% della platea (dall’8,2% della Puglia al 14,2% della Valle D’Aosta);
  • 0,59 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari all’1,0% della platea (dallo 0,7% della Puglia al 2% del Friuli Venezia-Giulia).

Vaccini: terza dose. Al 13 gennaio (aggiornamento ore 06.20) sono state somministrate 40.439.490 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 1.078 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 1.257 della settimana precedente. In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84,8%: dal 78,6% della Sicilia all’88,7% della Lombardia. Sono 7,26 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figura 11), di cui:

  • 5,76 milioni possono riceverla subito, pari al 12,1% della platea (dal 7,6% del Piemonte al 20,3% della Sicilia);
  • 1,51 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 3,2% della platea (dall’1,1% della Sicilia al 5,8% del Veneto).

Vaccini: quarta dose.  La platea per il secondo richiamo (quarta dose), aggiornata al 17 settembre, è di 19,1 milioni di persone: di queste, 11,7 milioni possono riceverlo subito, 1,6 milioni non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 5,7 milioni l’hanno già ricevuto. Al 13 gennaio (aggiornamento ore 06.20) sono state somministrate 5.742.950 quarte dosi, con una media mobile di 9.625 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 9.677 della scorsa settimana (-0,5%) (figura 12). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 di personale sanitario e 320.974 di ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti) il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 30% con nette differenze regionali: dal 13,6% della Calabria al 43,8% del Piemonte (figura 13).

Vaccini: quinta dose. Non è ancora disponibile nessun dato ufficiale sulle somministrazioni.

«A fronte di una circolazione virale in Italia che, seppur largamente sottostimata, al momento non desta preoccupazioni – conclude il Presidente – le varianti emergenti, il rilevante impatto dell’influenza sui servizi sanitari e l’aggiornamento delle modalità di gestione dei casi e dei contatti stretti di casi COVID-19 richiedono un’adeguata copertura di anziani e fragili con la quarta dose. Purtroppo la campagna vaccinale rimane sostanzialmente al palo, sia per una scarsa incisività della comunicazione istituzionale, sia per le modalità di chiamata utilizzate a livello regionale, sia per la crescente diffidenza dei cittadini nei confronti dei vaccini».

Il monitoraggio GIMBE della pandemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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