Home Press room Comunicati stampa
stampa

Comunicati stampa

9 dicembre 2015
Screening Oncologici 2003-2013: quali responsabilità per le morti evitabili?

IL POSITION STATEMENT GIMBE, PRESENTATO IERI A OXFORD, CONTIENE LE RACCOMANDAZIONI PER AUMENTARE IL VALUE DI 5 SCREENING ONCOLOGICI. DALL’ANALISI DI 11 ANNI DI ADEMPIMENTI REGIONALI AI PROGRAMMI ORGANIZZATI DI SCREENING EMERGE, NELLA SUA DRAMMATICA GRAVITÀ, LA MANCATA EROGAZIONE DI SCREENING EFFICACI PER RIDURRE LA MORTALITÀ.

Le strategie di screening oncologico ad elevata intensità hanno l’obiettivo di identificare il maggior numero di tumori possibili, nella speranza che la diagnosi precoce coincida sempre con una riduzione della morbilità e mortalità: di conseguenza, vengono ampliate le popolazioni target, utilizzati test molto più sensibili e aumentata la frequenza. Le strategie di screening variano anche in relazione al loro value: quelle ad elevato value producono grandi benefici rispetto a rischi e costi associati, mentre le strategie dal basso value restituiscono benefici enormemente più piccoli rispetto a rischi e costi.

«La notevole diffusione di screening oncologici intensivi al di fuori dei programmi organizzati – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – risponde a forti sollecitazioni che spingono medici e cittadini verso l’approccio della massima probabilità di diagnosticare ogni forma di cancro. Infatti, tutti siamo istintivamente portati a credere che l’identificazione precoce di una lesione e la conseguente tempestività del trattamento migliorino sempre la prognosi del tumore senza comportare alcun rischio».

Al fine di diffondere la consapevolezza di come si modifica il value degli screening in relazione alla loro intensità, il Position Statement GIMBE – presentato ieri dal Presidente a Oxford in occasione della conferenza internazionale “Hellish Decisions in Healthcare – ha valutato secondo questo nuovo approccio cinque screening oncologici (mammella, cervice uterina, colon retto, ovaio e prostata), identificando i test diagnostici raccomandati e non raccomandati, al fine di guidare le decisioni politiche, manageriali e professionali, oltre che informare le scelte dei cittadini.

«In accordo alle migliori evidenze scientifiche – continua il Presidente – dovrebbero essere offerti alle popolazioni target solo screening oncologici di provata efficacia nel ridurre la mortalità: di fatto, tutti quelli attualmente inclusi nei livelli essenziali di assistenza nell’ambito dei programmi organizzati per lo screening del carcinoma della mammella, della cervice uterina e del colon-retto. Tuttavia, nonostante le politiche sanitarie nazionali siano evidence-based, assistiamo impotenti a un inaccettabile paradosso: da un lato i programmi di screening organizzato, già a carico del SSN, non sono adeguatamente implementati, dall’altro il SSN rimborsa una valanga di test diagnostici dal basso value che a fronte di benefici incerti presentano rischi reali e consumano preziose risorse».

La Fondazione GIMBE ha valutato le performance regionali nel periodo 2003-2013 utilizzando l’indicatore 2 della “Griglia LEA”, che descrive le attività dei 3 programmi di screening e l’adesione da parte della popolazione eleggibile. Lo score cumulativo delle performance regionali è aumentato da 75 a 176, pur rimanendo molto lontano dal punteggio massimo ottenibile (315), garanzia di una copertura ottimale sul 50-60% della popolazione eleggibile. Nonostante i limiti dell’indicatore LEA e la certezza che parte della popolazione target effettua screening al di fuori dei programmi organizzati, emerge indiscutibilmente il sotto-utilizzo di strategie di screening ad elevato value con enormi differenze regionali: a fronte di uno score massimo di 165 ottenibile da ciascuna Regione nel periodo 2003-2013, l’adempimento LEA documenta un inaccettabile livello di diseguaglianze regionali, con un range che oscilla dai 127 punti della Valle D’Aosta ai 12 della Puglia. Tutto questo a dispetto del Piano Screening 2007-2009 che, nel tentativo di superare le criticità nelle Regioni meridionali e insulari, ha stanziato 41,5 milioni di euro per Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna.

«Oggi per garantire il massimo ritorno in termini di salute dal denaro investito – conclude Cartabellotta – da un lato è indispensabile una ottimale implementazione solo degli screening oncologici efficaci nel ridurre la mortalità, dall’altro occorre arginare la percezione professionale e sociale che in oncologia la diagnosi precoce costituisce sempre e comunque la migliore opzione. A tal fine bisogna contrastare tutte le strategie dal low value che aumentano i rischi per la popolazione a fronte di benefici non documentati, determinando inaccettabili sprechi di denaro pubblico».

Il Position Statement GIMBE “Screening oncologici: il nuovo approccio basato sul value”, che include l’appendice “Gli screening oncologici in Italia”, è disponibile a: www.evidence.it/screening


Download comunicato

 

23 novembre 2015
Standard Ospedalieri: strumento promettente per garantire uniformità ed equità dell’assistenza

UNA GIORNATA DI STUDIO ORGANIZZATA DALLA FONDAZIONE GIMBE PER ANALIZZARE CON IL TOP MANAGEMENT DELLA SANITÀ ITALIANA OPPORTUNITÀ E CRITICITÀ DEGLI STANDARD OSPEDALIERI NEL PROCESSO DI RIORGANIZZAZIONE TRA OSPEDALE E CURE PRIMARIE. UN ECCELLENTE PUNTO DI PARTENZA PER GARANTIRE UNIFORMITÀ ED EQUITÀ DELL’ASSISTENZA OSPEDALIERA, MA NON SENZA UN CONTINUO E PROGRESSIVO ADEGUAMENTO DEL DOCUMENTO SOTTO LA REGIA DI AGENAS.

Direttori generali, sanitari e amministrativi e responsabili della programmazione sanitaria regionale hanno partecipato il 20 novembre alla convention “Innovazioni organizzative tra ospedale e cure primarie. La chiave per la sostenibilità del Ssn”, organizzata dalla Fondazione Gimbe per condividere con il top management della sanità italiana opportunità e criticità del “Regolamento sugli standard qualitativi, tecnologici, strutturali e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera”, uno dei pochi traguardi raggiunti dal Patto per la Salute.
Nella sessione inaugurale Nino Cartabellotta – Presidente della Fondazione Gimbe – ha presentato le previsioni sul trend del finanziamento 2016-2025, da cui emerge che la sostenibilità del Ssn è strettamente legata al processo di disinvestimento da strutture, processi e prestazioni inefficaci, dannosi, inappropriati e dal low-value. In questo processo è indispensabile l’utilizzo degli strumenti di clinical governance per favorire il trasferimento delle migliori evidenze alle pratiche professionali e alla riorganizzazione dell'assistenza sanitaria, al fine di ridurre gli sprechi conseguenti al sovra- e sotto-utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie e all’inadeguato coordinamento dell'assistenza tra ospedale e cure primarie. In particolare, un’adeguata riorganizzazione della rete ospedaliera guidata dagli standard e dai dati del Programma Nazionale Esiti permetterebbe alle Regioni un cospicuo disinvestimento da sprechi e inefficienze che, oltre a consumare preziose risorse, peggiorano gli esiti di salute delle persone.

Mario Braga – Agenas – ha analizzato le relazioni tra diseguaglianze e sostenibilità, precisando che un Ssn sostenibile deve centrare quattro obiettivi: rispettare le finalità costitutive, soddisfacendo i bisogni di salute e di servizi sanitari degli individui e della collettività; produrre benessere; essere dinamico, reagendo e adattandosi a cambiamenti culturali, sociali, tecnologici, economici, di aspettative ed epidemiologici; rispettare il futuro, non compromettendo bisogni e aspettative delle prossime generazioni.
La sessione interattiva ha permesso di confrontare le posizioni dei partecipanti sulle sei sezioni principali del documento sugli standard ospedalieri: classificazione delle strutture ospedaliere, standard di strutture per singola disciplina, volumi ed esiti, reti ospedaliere, standard generali di qualità e continuità ospedale-territorio. Dai risultati della survey ha preso il via il confronto tra i vari stakeholders sugli standard ospedalieri come garanzia di equità e uniformità dell'assistenza su tutto il territorio nazionale. Ettore Attolini (Ares Puglia), Mario Braga (Agenas), Tiziano Carradori (Aou Ferrara), Francesca Moccia (Cittadinanzattiva), Fausto Nicolini (Fiaso), Paolo Petralia (Aopi), Costantino Troise (Anaao Assomed), Franco Vimercati (Fism) e Gian Paolo Zanetta (Federsanità Anci) hanno concordato che gli standard ospedalieri rappresentano un eccellente punto di partenza, ma che numerose criticità organizzative della sanità italiana – enfatizzate dalla eterogeneità di 21 sistemi sanitari – rendono necessario sia un progressivo adeguamento del documento, facendo tesoro dei fattori facilitanti e degli ostacoli identificati da Regioni e Aziende sanitarie nella fase di applicazione, sia un costante e continuo coordinamento di Agenas.

 


Download comunicato

 

12 novembre 2015
Senza disinvestimento la Sanità pubblica non è sostenibile

IL PESANTE DEFINANZIAMENTO ATTUATO DAL GOVERNO, LE PREVISIONI DEL DEF 2015, L’IMPOSSIBILITÀ DI INCREMENTARE SPESA OUT-OF-POCKET E TICKET, IL CONTRIBUTO ALLA FINANZA PUBBLICA RICHIESTO ALLE REGIONI DALLA LEGGE DI STABILITÀ IDENTIFICANO NELLA PROGRESSIVA E IMMEDIATA RIQUALIFICAZIONE DELLA SPESA SANITARIA L’UNICA POSSIBILITÀ PER GARANTIRE LA SOSTENIBILITÀ DI UN SSN PUBBLICO EQUO E UNIVERSALISTICO.

In occasione dell’Healthcare Summit, organizzato dal Gruppo 24Ore, alla tavola rotonda “Dal Patto per la salute all'intesa: la Sanità pubblica e la manovra 2016”, Nino Cartabellotta – Presidente della Fondazione GIMBE – ha presentato a rappresentanti delle Istituzioni e dell’industria i risultati degli studi condotti nell'ambito della campagna “Salviamo il Nostro SSN”.

«In condizioni di crisi economica – ha esordito Cartabellotta – un paese può mettere in atto tre strategie per garantire la sostenibilità del proprio sistema sanitario: ridurre il finanziamento pubblico; identificare altri canali di finanziamento (ticket, intermediazione assicurativa); ridurre gli sprechi e aumentare il value dell’assistenza per garantire il massimo ritorno in termini di salute delle risorse investite».

«Se vogliamo mantenere un modello di sanità pubblica, equa e universalistica – ha ribadito il Presidente – il tema della sostenibilità non può essere affrontato con strategie di piccolo cabotaggio finalizzate a garantire la sopravvivenza di un sistema che fa acqua da tutte le parti e a proteggere lobbies e interessi di categoria, ma servono una visione più ampia e, soprattutto, innovazioni di rottura».

Il Presidente ha dimostrato che oggi esistono alcune ragionevoli certezze su cui basare una programmazione di medio-lungo periodo:

  • Il DEF 2015 lascia intendere che la percentuale del PIL destinato alla sanità pubblica diminuirà sino al 2020 (6.6%) per poi tornare a crescere. In ogni caso tutti i governi europei stanno disinvestendo dalla sanità, per cui l’incremento del FSN sino al 2025 dovrebbe attestarsi intorno ai 10 miliardi di euro.
  • La spesa privata out-of-pocket (33 miliardi di euro nel 2014) difficilmente potrà aumentare oltre 1 miliardo/anno considerato il notevole impoverimento della popolazione; possibile solo che il carico sui cittadini venga alleggerito da un ingresso ben gestito del pilastro assicurativo nel SSN.
  • Una consistente quota della spesa sanitaria può essere “riqualificata” attraverso il processo di disinvestimento da sprechi e inefficienze e riallocazione in servizi essenziali e innovazioni.
  • In assenza di un’adeguata riorganizzazione, tutte le eventuali risorse aggiuntive (pubbliche e private) finirebbero in parte per alimentare gli sprechi.

«Per guidare Regioni, Aziende Sanitarie e professionisti nel processo di disinvestimento da sprechi e inefficienze – ha spiegato Cartabellotta – la Fondazione GIMBE, adattando al contesto italiano tassonomie internazionali degli sprechi in sanità, ha utilizzato i dati ufficiali delle Istituzioni e stimato un impatto di oltre 25 miliardi/anno, assorbiti da sei categorie di sprechi: sovra-utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie inefficaci e inappropriate, frodi e abusi, tecnologie sanitarie e beni e servizi non sanitari acquistati a costi eccessivi, sottoutilizzo di servizi e prestazioni sanitarie efficaci e appropriate, inadeguato coordinamento dell’assistenza».

Considerato che il tendenziale a 10 anni identifica nella riqualificazione della spesa sanitaria la principale fonte di incremento di risorse, la Fondazione GIMBE esorta il Governo a:

  • Offrire a tutti gli stakeholders ragionevoli certezze sulle risorse da destinare alla sanità pubblica, evitando l’estenuante yo-yo degli ultimi anni, nella consapevolezza che il definanziamento della sanità pubblica si sta pericolosamente avvicinando a limiti che riducono l’aspettativa di vita della popolazione.
  • Avviare un’adeguata governance per regolamentare l’intermediazione assicurativa, identificando quali prestazioni, idealmente solo quelle non essenziali, possono essere finanziate da risorse private.
  • Rendere realmente continuo l’aggiornamento dei LEA, i criteri di appropriatezza clinica e organizzativa e potenziare gli strumenti di indirizzo e verifica sui 21 sistemi regionali per garantire equità d’accesso a tutte le persone e coordinare il processo di disinvestimento.

Alle Regioni, chiamate dalla Legge di Stabilità a concorre alla finanza pubblica per 3.980 miliardi nel 2017 e 5.480 per gli anni 2018 e 2019 con la certezza che le risorse recuperate rimangono in sanità, la Fondazione GIMBE chiede di avviare e mantenere un virtuoso processo di disinvestimento da sprechi e inefficienze e riallocazione in servizi essenziali e innovazioni, responsabilizzando e coinvolgendo attivamente le aziende sanitarie e queste, a cascata, professionisti sanitari e cittadini.


Download comunicato

 

30 ottobre 2015
Sostenibilità dei sistemi sanitari: le risorse economiche non sono tutto

A TAORMINA ESPERTI PROVENIENTI DA TUTTO IL MONDO DISCUTONO LE STRATEGIE PER GARANTIRE LA SOSTENIBILITÀ DEI SISTEMI SANITARI. CONSIDERATO CHE UN INCREMENTO DELLE RISORSE ECONOMICHE È INSUFFICIENTE PER RISOLVERE NUMEROSE SFIDE, È PRIORITARIO MIGLIORARE IL PROCESSO DI TRASFERIMENTO DELLE CONOSCENZE ALLA PRATICA CLINICA E ALL’ORGANIZZAZIONE DEI SERVIZI SANITARI AL FINE DI RIDURRE GLI SPRECHI ED AUMENTARE IL VALUE DELL’ASSISTENZA.

Si è aperta a Taormina la settima edizione della International Conference for Evidence-based Health Care Teachers and Developers – organizzata dalla Fondazione GIMBE  – che ha permesso a 110 professionisti provenienti da 25 paesi di tutti i continenti di confrontarsi su un tema di estrema attualità: incrementare il value e ridurre sprechi e inefficienze in sanità integrando le migliori evidenze scientifiche in tutte le decisioni che riguardano la salute delle persone. Infatti, oltre 20 anni di ricerca sull’Evidence-based Healthcare hanno insegnato che l’inadeguato processo di produzione, sintesi, presentazione e trasferimento delle conoscenze genera numerosi gap tra ricerca e assistenza sanitaria e conseguenti sprechi dovuti al sovra e sotto-utilizzo di farmaci, test diagnostici ed altri interventi sanitari.

La sessione introduttiva presieduta da Nino Cartabellotta – Presidente della Fondazione GIMBE  – e da Sir Muir Gray – direttore del programma Better Value Healthcare all’Università di Oxford  – ha permesso  di condividere che la sostenibilità dei sistemi sanitari è una sfida globale, ma al tempo stesso che non è un problema esclusivamente finanziario. Infatti, un’aumentata disponibilità di risorse non è la chiave per risolvere cinque grandi sfide:

  • L’estrema variabilità nell’utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie, non giustificata dalla eterogeneità clinica né dalle preferenze dei pazienti
  • Gli effetti avversi dell’eccesso di medicalizzazione, in particolare la sovra-diagnosi e il sovra-trattamento
  • Le diseguaglianze conseguenti al sotto-utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie dall’high value
  • L’incapacità di attuare efficaci strategie di prevenzione, specialmente quella non medicalizzata
  • Gli sprechi

Sir Muir Gray ha enfatizzato il passaggio dalla Evidence-based health care alla Evidence and Value-based health care: «Se il value è il miglior risultato di salute ottenuto per unità monetaria utilizzata, è indubbio che rappresenta l’unità di misura che, più di ogni altra, permette di identificare servizi e prestazioni da cui disinvestire (low-value) e su cui riallocare (high value)».

Cartabellotta ha analizzato le strategie con cui un Paese, in condizioni di crisi economica, può affrontare la crisi di sostenibilità del proprio sistema sanitario:

  • Ridurre il finanziamento pubblico, investendo meno risorse in sanità
  • Incrementare il gettito finanziario da altri canali: ticket, intermediazione assicurativa
  • Avviare un rigoroso processo di disinvestimento (da sprechi e inefficienze) e ri-allocazione delle risorse in servizi essenziali e innovazioni.

«In Italia – ha puntualizzato  il Presidente  – la prima strada è stata ampiamente battuta dalla politica che scelto di disinvestire pesantemente dal SSN per ragioni di finanza pubblica. I ticket sono uno strumento impopolare e al momento non sostenibile per una popolazione fortemente impoverita, mentre l’intermediazione assicurativa, in assenza di governance istituzionale, si sta insinuando pericolosamente nel nostro sistema pubblico».

La lettura del Presidente  ha affrontato in maniera analitica i presupposti del processo di disinvestimento e riallocazione, analizzato la tassonomia degli sprechi nel SSN, proposto il framework per il disinvestimento - già oggetto di un protocollo di intesa siglato dalla Fondazione GIMBE con Agenas – e concluso lanciando 4 messaggi chiave:

  • Oltre il 50% degli sprechi in sanità consegue all’inadeguato trasferimento dei risultati della ricerca alla pratica clinica e all’organizzazione dei servizi sanitari.
  • Gli sprechi conseguenti a sovra-utilizzo e sotto-utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie e l’inadeguato coordinamento dell’assistenza possono essere ridotti migliorando il processo di trasferimento delle conoscenze (knowledge translation).
  • I decisori devono disinvestire da strategie organizzativo-gestionali (low-value) e riallocare le risorse nei processi di knowledge translation, perché la gestione delle conoscenze e il loro trasferimento alle pratiche professionali e all’organizzazione dei servizi sanitari oggi richiede un approccio di sistema.
  • Tutti i professionisti sanitari, medici in particolare, devono essere consapevoli che la sostenibilità del SSN è nelle loro mani.

Download comunicato

 

26 ottobre 2015
Legge di stabilità e proteste dei medici: polveriera SSN a rischio di esplosione

IL CONTINUO DEFINANZIAMENTO DELLA SANITÀ PUBBLICA, L’ETERNO CONFLITTO TRA STATO E REGIONI, LE INCOMPIUTE DEL PATTO PER LA SALUTE, LA VIGOROSA PROTESTA DEI MEDICI E L’IMPERANTE CONSUMISMO SANITARIO HANNO INNESCATO UNA MISCELA ESPLOSIVA SENZA PRECEDENTI. LA FONDAZIONE GIMBE RICHIAMA TUTTI GLI STAKEHOLDERS A RIALLINEARE I PROPRI INTERESSI SULLA SALUTE DELLE PERSONE PER IL BENE COMUNE: SALVARE LA SANITÀ PUBBLICA.

La Legge di Stabilità ha destinato al fondo sanitario nazionale 2016 solo 111 miliardi che, in quanto comprensivi di 800 milioni per i nuovi LEA, lasciano sostanzialmente immutato il finanziamento della sanità pubblica. Se la matematica non è un’opinione - rispetto a quanto previsto dal Patto per la Salute – il SSN nel 2015-2016 ha lasciato per strada 6,8 miliardi che si aggiungono agli oltre 25 già sottratti da varie manovre finanziarie nel periodo 2012-2015. Di conseguenza, nonostante l’OCSE nel rapporto del gennaio 2015 sul SSN abbia fortemente raccomandato di “garantire che gli sforzi in atto per contenere la spesa sanitaria non vadano a intaccare la qualità dell'assistenza”, il definanziamento della sanità pubblica si sta pericolosamente avvicinando a limiti che non solo minano la qualità dell’assistenza, ma compromettono anche la salute delle persone.

«Se è indubbio che la politica ha deciso di sbarazzarsi di una quota consistente della spesa pubblica destinata alla sanità – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – è altrettanto certo che non è ancora stata avviata una reale (ri)programmazione in grado di recuperare risorse da sprechi e inefficienze. Infatti, le misure contenute nel Patto per la Salute sono rimaste al palo in un anno bruciato dal riaccendersi del conflitto tra Stato e Regioni, oggi più rovente che mai per la certezza che le risorse per il 2016 saranno inferiori a quelle stabilite e per le schermaglie tra il Ministro Lorenzin e alcuni Governatori sul fallimento del modello federalista vs quello centralista».

«Inoltre – continua Cartabellotta – pur consapevoli che oggi il SSN non può fare a meno della “terza gamba”, non si intravede alcuna governance istituzionale dell’intermediazione assicurativa che, insinuandosi subdolamente tra incertezze delle Istituzioni e minori tutele della sanità pubblica, contribuisce lentamente ma inesorabilmente a trasformare il modello di SSN pubblico, equo e universalistico in un sistema misto».

In questa miscela esplosiva di definanziamento, conflitti istituzionali e diseguaglianze regionali, si è inserita la vigorosa protesta dei medici nei confronti di una politica ostile, accusata di aver messo in campo interventi fortemente lesivi della dignità professionale (in particolare eccesso di burocrazie e sanzioni), di non concretizzare irrinunciabili richieste (rinnovo di contratti e convenzioni e legge sulla responsabilità professionale in primis) e di delegittimare ulteriormente il medico con il famigerato comma 566 sulle competenze avanzate delle professioni sanitarie.

«Considerato che la coperta è molto corta – conclude Cartabellotta – oggi la crisi di sostenibilità del SSN può essere superata solo attraverso un gioco di squadra, dove tutti gli stakeholders oltre a “rivendicare”, devono impegnarsi anche a “fare” e, soprattutto, a “rinunciare” con il fine ultimo di preservare la sanità pubblica alle future generazioni».

A tal fine la Fondazione GIMBE richiama Stato, Regioni, professionisti e cittadini sulle loro responsabilità e ribadisce a gran voce il messaggio della campagna “Salviamo il Nostro SSN”: per salvare realmente la sanità pubblica bisogna riallineare gli interessi di tutti gli stakeholders sull’obiettivo della legge 833/78, ovvero “promuovere, mantenere, e recuperare la salute fisica e psichica di tutta la popolazione”.

  • In tema di finanziamento lo Stato, oltre a fornire ragionevoli certezze sulle risorse da destinare alla sanità pubblica evitando l’estenuante yo-yo degli ultimi anni, deve regolamentare al più presto l’ingresso delle assicurazioni nel SSN. Inoltre, per garantire equità d’accesso a tutte le persone deve rendere realmente continuo l’aggiornamento dei LEA e potenziare gli strumenti di indirizzo e verifica nei 21 sistemi regionali, visto il fallimento dei piani di rientro.
  • In quanto responsabili della “programmazione e organizzazione dei servizi sanitari”, alla luce di quanto previsto dalla Legge di Stabilità (concorso alla finanza pubblica per 3.980 miliardi nel 2017 e 5.480 per gli anni 2018 e 2019) e con la certezza che le risorse recuperate rimangono in sanità, le Regioni devono avviare e mantenere un virtuoso processo di disinvestimento da sprechi e inefficienze e riallocazione in servizi essenziali e innovazioni, responsabilizzando e coinvolgendo attivamente le aziende sanitarie e queste, a cascata, professionisti sanitari e cittadini.
  • Per la professione medica, accanto alle ragionevoli rivendicazioni, è arrivato il momento di affrontare spinose questioni mai risolte attraverso radicali proposte di cambiamento, per restituire al medico una leadership indiscussa nei confronti di politica, management, cittadini e pazienti. Dall’identificazione di servizi e prestazioni inefficaci e inappropriate per guidare il disinvestimento a un aggiornamento professionale che vada oltre il “creditificio” e i “baracconi fieristici” dei congressi, dall’autoregolamentazione etica della libera professione alla gestione trasparente dei conflitti di interesse, da una sana collaborazione interprofessionale a una rinnovata relazione con il paziente sotto il segno del processo decisionale condiviso, abbandonando definitivamente il modello paternalistico.
  • 60 milioni di cittadini devono ridurre le aspettative nei confronti di una medicina mitica e di una sanità infallibile riconoscendo nel SSN il Servizio Sanitario Nazionale creato per tutelare la salute delle persone e non il Supermercato Sanitario Nazionale dove tutti hanno diritto a tutto. Anche perché gli effetti collaterali degli eccessi di medicalizzazione, inclusi la sovra-diagnosi e il sovra-trattamento, peggiorano lo stato di salute, medicalizzano la società, consumano preziose risorse e, paradossalmente, aumentano il contenzioso medico-legale.

Download comunicato

 

24 settembre 2015
Ancora tagli? I cittadini meritano chiarezza sul futuro della sanità pubblica

GOVERNO, PARLAMENTO E REGIONI DEVONO ALLINEARE GLI OBIETTIVI POLITICI, ECONOMICI E SOCIALI SULLA SANITA’ PUBBLICA, PER FORNIRE CERTEZZE SULLE RISORSE E ATTUARE UN’ADEGUATA PROGRAMMAZIONE SANITARIA. RIPERCORRENDO UN DESOLANTE CALVARIO DI TAGLI, CONFLITTI ISTITUZIONALI E IMBARAZZANTI SILENZI, LA FONDAZIONE GIMBE CHIEDE ALLE ISTITUZIONI CHIAREZZA SUL FUTURO DELLA SANITA’ PUBBLICA

Se l’autunno 2014  iniziava per la sanità sotto i buoni auspici del Patto per la Salute, quello del 2015 si apre con un clima ben diverso: infatti, sul SSN aleggia lo spettro di nuovi tagli con la Legge di Stabilità 2016, nella realistica consapevolezza di aver bruciato un anno, di non aver ancora assorbito il colpo della manovra d’estate e di poggiare su un traballante tavolo a tre gambe (Governo, Parlamento, Regioni) fortemente disallineate sulle priorità politiche, economiche e sociali della sanità pubblica.

«La cronistoria degli ultimi 12 mesi – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – si riduce a uno spettacolo patetico che delegittima le Istituzioni e fomenta un conflitto tra poli indeboliti con compromessi al ribasso: le conseguenze di questo conflitto si riversano su aziende e professionisti sanitari, ma soprattutto su pazienti e famiglie delle fasce socio-economiche più deboli».

Ecco le tappe del calvario senza fine della sanità italiana:

  • 15 novembre 2012. Nell'assordante silenzio di Governo e Regioni, scadeva il termine per sottoscrivere il Patto per la Salute 2013-2015, determinando l'impietosa applicazione delle misure di contenimento della spesa pubblica che hanno sottratto alla sanità oltre 30 miliardi di euro.
  • 10 luglio 2014. Governo e Regioni sottoscrivono il Patto per la Salute che fissa le risorse e definisce la programmazione sanitaria per il triennio 2014-2016.
  • 16 ottobre 2014. Con la Legge di Stabilità 2015 il Governo gioca di fioretto: non prevede tagli alla sanità, ma chiede alle Regioni di recuperare 4 miliardi. Si riaccende il conflitto istituzionale tra Governo, che non consente sconti, e Regioni che si tricerano dietro lo slogan "no money, no Patto".
  • 26 febbraio 2015. Dopo oltre 4 mesi di consultazioni le Regioni - incapaci di formulare una proposta concreta - rinunciano all'incremento del fondo sanitario di oltre 2 miliardi previsto dal Patto; le imminenti elezioni in sette Regioni rimandano continuamente la decisione su "dove tagliare".
  • 2 luglio 2015. La Conferenza Stato Regioni raggiunge l'accordo sulla proposta di intesa per i tagli alla sanità: 2,352 miliardi per il 2015 e il 2016.
  • 4 agosto 2015. La Camera vota la fiducia al decreto Enti Locali che recepisce i tagli.
  • 18 settembre 2015. Il Governo approva la nota di aggiornamento del DEF 2015 senza indicare nuovi tagli alla sanità, ma questo non esclude che la Legge di Stabilità 2016 possa prevederli.

Negli ultimi 12 mesi, dunque, l'agenda politica della sanità è stata occupata dal conflitto tra Governo e Regioni riacceso dalla Legge di Stabilità 2015 (ottobre-febbraio), quindi congelata per non turbare le elezioni regionali (marzo-maggio), infine dedicata alla manovra d'estate (giugno-luglio). Nel frattempo, sono impietosamente scaduti gli adempimenti del Patto per la Salute sotto il segno di una schizofrenia legislativa che ha permesso alla politica di concorrere al "suicidio assistito" del SSN senza identificare alcuna responsabilità.

Nonostante i protagonisti della politica  continuino a sbandierare un sistema sanitario “tra i migliori del mondo” la realtà della sanità italiana è ben diversa e necessita di un riallineamento degli obiettivi politici, economici e sociali di Governo, Parlamento e Regioni, per fornire certezze sulle risorse e attuare un’adeguata (ri)programmazione sanitaria in grado di disinvestire realmente da sprechi e inefficienze e di riallocare le risorse in servizi essenziali e innovazioni.

«Nel clima di continua incertezza in cui annaspa la sanità da oltre tre anni – continua il Presidente – è aumentato oltre ogni limite il disagio di pazienti, professionisti e organizzazioni sanitarie che continuano ad aspettare invano risposte concrete da numerosi provvedimenti rimasti al palo: rinnovo di contratti e convenzioni, attuazione dei nuovi LEA, nuovi ticket ed esenzioni, attuazione degli standard ospedalieri, riorganizzazione delle cure primarie, nuove competenze delle professioni sanitarie (comma 566), legge sulla responsabilità professionale, etc.».

«Ma soprattutto – conclude Cartabellotta – i cittadini italiani meritano chiarezza sul futuro della sanità pubblica, perché mentre la politica rilascia continue (e discordanti) dichiarazioni, l’intermediazione assicurativa si insinua strisciando tra le incertezze delle Istituzioni e contribuisce a demolire impietosamente l’articolo 32 della Costituzione e il modello di un SSN pubblico, equo e universalistico».

Se questo fosse il vero obiettivo della politica, interessata a sbarazzarsi di una fetta consistente della spesa pubblica, è giunto il momento di svelare le carte, sia per governare adeguatamente il doloroso passaggio a un sistema sanitario misto, sia per acquisire la consapevolezza che la Repubblica non tutela più la nostra salute come diritto fondamentale.


Download comunicato

 

16 settembre 2015
Qualità e appropriatezza: fatti non parole

IN UN MOMENTO STORICO IN CUI LA QUALITÀ DELL’ASSISTENZA DIVENTA PROTAGONISTA PER GARANTIRE LA SOSTENIBILITÀ DEL SSN, LA FONDAZIONE GIMBE PUBBLICA LA VERSIONE ITALIANA DELLE LINEE GUIDA SQUIRE 2.0, PER GUIDARE ISTITUZIONI E PROFESSIONISTI A PIANIFICARE, CONDURRE E PUBBLICARE PROGETTI DI MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ DELL’ASSISTENZA SANITARIA.

La sostenibilità di un sistema sanitario è oggi strettamente legata alla capacità di integrare le migliori evidenze nella pratica professionale e nell’erogazione dei servizi sanitari, migliorando tutte le dimensioni della qualità dell’assistenza: sicurezza, efficacia, appropriatezza, coinvolgimento di cittadini e pazienti, equità ed efficienza. Tuttavia, i progetti di miglioramento della qualità hanno generalmente una dimensione locale, sono spesso sostenuti solo dal volontarismo e solo raramente vengono pubblicati. Senza contare che nel nostro Paese la ricerca sui servizi sanitari – “sorella povera” della ricerca clinica e di quella di base – dispone di esigui finanziamenti.

«Tutte le prese di posizione sull’appropriatezza prescrittiva esplose dopo la pubblicazione del Decreto Enti Locali – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – seppur corrette, sono prevalentemente basate su opinioni senza alcun riferimento a evidenze prodotte nelle organizzazioni sanitarie italiane, dove è giunto il momento di condurre studi sistematici di miglioramento della qualità, inclusa l’appropriatezza prescrittiva».

Nel 2008 è stata pubblicata la linea guida SQUIRE (Standards for QUality Improvement Reporting Excellence), standard per l’eccellenza nel reporting degli studi di miglioramento della qualità: da allora  la costante evoluzione delle conoscenze ne ha reso necessario l’aggiornamento, con la pubblicazione delle nuove linee guida per il reporting dei progetti sistematici finalizzati a migliorare qualità e value dell’assistenza sanitaria.

Al fine di rendere immediatamente fruibile le linea guida a professionisti e organizzazioni sanitarie, la Fondazione GIMBE ha realizzato la versione italiana ufficiale dello SQUIRE 2.0, pubblicata contestualmente al BMJ Safety and Quality e ad altre 13 riviste internazionali.

«Siamo certi – conclude Cartabellotta – che SQUIRE 2.0 rappresenta un documento di riferimento per istituzioni e professionisti che intendono pianificare, condurre e pubblicare progetti di miglioramento della qualità dell’assistenza erogata dal SSN, contribuendo così alla sua sostenibilità. Indubbiamente, scrivere sul miglioramento con metodo e rigore scientifico è un’attività complessa, ma condividere successi, fallimenti e sviluppi attraverso le pubblicazioni rappresenta uno step fondamentale per migliorare la qualità e la sostenibilità dei servizi sanitari».

La versione italiana della linee guida SQUIRE 2.0 è disponibile a: www.gimbe.org/SQUIRE


Download comunicato

 

6 agosto 2015
Bozza DM appropriatezza prescrittiva: poche luci, tante ombre

ALL’ENORME POLVERONE MEDIATICO DELLE ULTIME SETTIMANE SEGUE UN DOCUMENTO DOVE NON EMERGE UNA CHIARA DEFINIZIONE DELLE PRIORITÀ, LATITA IL COINVOLGIMENTO DELLE CATEGORIE PROFESSIONALI E NON VIENE ESPLICITATA UNA METODOLOGIA RIGOROSA PER RICERCARE, VALUTARE, SELEZIONARE E SINTETIZZARE LE EVIDENZE A SUPPORTO DEI CRITERI DI APPROPRIATEZZA

La ricerca sui servizi sanitari dimostra che, per essere implementato con successo, qualunque standard di appropriatezza professionale deve essere dotato di tre “fattori prognostici favorevoli”: essere evidence-based, condiviso con i professionisti e adattato al contesto locale.

«Anche tenendo conto che l’adattamento locale (regionale) avverrà in una fase successiva – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – la bozza del DM sull’appropriatezza al momento non presenta comunque i primi due requisiti. In particolare, non risultano adeguate modalità di coinvolgimento dei professionisti, né viene reso esplicito il metodo utilizzato per ricercare, valutare, selezionare e sintetizzare le evidenze a supporto dei criteri di appropriatezza».

Le prestazioni identificate sono in totale 180 di cui 35 odontoiatriche, 53 di genetica, 9 relative a TAC e RM (degli arti e della colonna), 2 di dialisi e 4 di medicina nucleare. La somma delle prestazioni di allergologia e di laboratorio (non differenziate) dovrebbe essere pari a 77.

  • Prestazioni odontoiatriche. La bozza di DM si limita a specificare per ciascuna prestazione i soggetti beneficiari (minori fino a 14 anni, vulnerabili per motivi sanitari e per motivi sociali), lasciando alle Regioni il compito di fissare le soglie di reddito o di ISEE che definiscono la vulnerabilità sociale. In altri termini, non si intravede alcuna azione per arginare l’inappropriatezza prescrittiva.
  • Prestazioni di genetica. È l’unico caso in cui viene citato il coinvolgimento di una società scientifica, ovvero la Società Italiana di Genetica Umana (SIGU), seppur indirettamente tramite “rilevanti esponenti”. Assolutamente condivisibile il principio che “saranno riservate alla diagnosi di specifiche malattie […] non sarà più possibile prescriverle per una generica mappatura del genoma o a fini di ricerca”.
  • Prestazioni di allergologia. “Alcuni test allergologici e le immunizzazioni (cosiddetti vaccini) siano prescritti solo a seguito di visita specialistica allergologica”. La reale efficacia delle immunizzazioni (vaccini) è ampiamente oggetto di dibattito in letteratura e, per definizione, non è possibile definire l’appropriatezza di un intervento sanitario la cui efficacia non è ancora stata dimostrata.
  • Colesterolo e trigliceridi. Si prevede che “in assenza di qualsiasi fattori di rischio (familiarità, ipertensione, obesità, diabete, cardiopatie, iperlipemie, etc) colesterolo e trigliceridi siano ripetuti ogni 5 anni”, non tenendo conto che:
    • colesterolo e trigliceridi pari non sono: infatti, non esistono evidenze che giustifichino il dosaggio dei trigliceridi (oltre al colesterolo totale e HDL) nei soggetti senza fattori di rischio;
    • considerata l’assenza di evidenze per definire il timing ottimale, il “taglio burocratico” dei 5 anni potrebbe essere eccessivo per alcune categorie di soggetti (es. valori ripetutamente normali) e restrittivo per altri (es. valori costantemente ai limiti superiori);
    • i fattori di rischio elencati non coincidono con quelli previsti dalla carta del rischio cardiovascolare nell’ambito del Progetto Cuore dell’Istituto Superiore di Sanità: in particolare viene clamorosamente ignorato il fumo di sigaretta.
  • TAC e RM. Rispetto al metodo utilizzato viene fatto riferimento a un “livello di appropriatezza valutata in base alla documentazione scientifica internazionale […] con score di appropriatezza da 0 a 10”. Risulta incomprensibile l’utilizzo di uno score non validato invece del metodo RAND (score 1-9) utilizzato da oltre 20 anni dalle società scientifiche, inclusa l’American College of Radiology, i cui criteri di appropriatezza vengono utilizzati in tutto il mondo. Sul metodo per individuare le prestazioni inappropriate viene riportato che “hanno contribuito esponenti di rilievo della disciplina (già nel 2008 ha lavorato un gruppo di esperti con il coordinamento del Prof Simonetti)”.
  • Dialisi. Le parole “Le condizioni di erogabilità sono riservate alle metodiche dialitiche di base (domiciliari e ad assistenza limitata) che risultano appropriate solo per pazienti che non presentano complicanze da intolleranza al trattamento e/o che non necessitano di correzione metabolica intensa” sono molto oscure e danno luogo a contraddizioni. In particolare:
    • se è ovvio che la dialisi domiciliare può essere prescritta ai pazienti senza comorbidità, è difficile che i pazienti dializzati a domicilio non abbiamo comorbidità;
    • in assenza di servizi in grado di rispondere in modo efficace e tempestivo a eventuali complicanze, nessun nefrologo prescriverà mai una dialisi domiciliare;
    • la correzione metabolica intensa non esiste, tranne nei pazienti in rianimazione.
  • Medicina nucleare. Impossibile esprimere qualunque giudizio visto che il testo riporta semplicemente che “Si tratta di 4 prestazioni di interesse assolutamente specialistico […] legate a patologie gravi di tipo neoplastico”.

«Infine – conclude il Presidente – rimangono impliciti i criteri seguiti per definire le priorità. Infatti, eccezion fatta per le 9 prestazioni TAC/RM, tutta la diagnostica strumentale (doppler, gastroscopie, colonscopie, ecografia addome e pelvi, ecocardiografia, etc.) è stata “graziata” in maniera incomprensibile, tenendo conto della lunghezza delle liste di attesa e dell’alto rischio d’inappropriatezza prescrittiva».


Download comunicato

 

28 2015
Appropriatezza prescrittiva: l’inerzia dei medici e le imposizioni della politica

I MEDICI ALZANO LE BARRICATE CONTRO LE SANZIONI ECONOMICHE, MA NON RIESCONO A PROPORRE AZIONI CONCRETE E UNANIMI PER MIGLIORARE L’APPROPRIATEZZA PRESCRITTIVA, CONTINUANDO A TRINCERARSI DIETRO LA MEDICINA DIFENSIVA. DAL CANTO SUO LA POLITICA, OBBLIGATA A FARE CASSA, IMPONE SOLUZIONI SEMPLICISTICHE PRIVE DI BASI SCIENTIFICHE A PROBLEMI COMPLESSI.

Con la “manovra d’estate” Governo e Regioni hanno concordato di recuperare 106 milioni/anno dal 2015 al 2017 da prestazioni specialistiche e riabilitative inappropriate. A meno che la discussione parlamentare non faccia saltare il banco, come si può paventare dagli eventi delle ultime ore, un decreto ministeriale definirà le condizioni di erogabilità e le indicazioni prioritarie per tali prestazioni. Al di fuori di tali condizioni le prestazioni saranno poste a totale carico dell’assistito, con penalizzazioni economiche per i medici non in grado di motivare le prescrizioni inappropriate, oltre che per i direttori generali che non abbiano applicato tali misure sanzionatorie nella propria azienda.

«Il problema delle prestazioni inappropriate – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – esiste in tutti i setting assistenziali ed ha conseguenze cliniche, economiche e sociali molto rilevanti. Tuttavia, se non è compito della politica definire i criteri di appropriatezza professionale, che derivano dalle migliori evidenze scientifiche, la classe medica non può limitarsi ad una levata di scudi, ma deve riconoscere l’esistenza del fenomeno e pianificare azioni concrete, in assenza delle quali la politica finisce per sostituirsi alla scienza medica senza alcun imbarazzo».

«Inoltre – precisa Cartabellotta – se è indubbio che il timore di conseguenze medico-legali per aver tralasciato qualcosa spinge i medici a prescrivere ogni possibile test diagnostico e a mantenere un approccio terapeutico spesso aggressivo, bisogna accettare che la medicina difensiva è diventata un mero paravento per giustificare le inappropriatezze prescrittive. Se così non fosse, i contenziosi da eccessi diagnostici e terapeutici non sarebbero in costante ascesa, testimoniando che la medicina difensiva non riesce nemmeno a raggiungere il suo obiettivo primario».

Per tali ragioni – nell’ambito del progetto “Salviamo il Nostro SSN” – la Fondazione GIMBE ritiene necessario ribadire dieci punti al fine di avviare un confronto collaborativo tra gli stakeholders della sanità sulla spinosa questione dell’inappropriatezza prescrittiva.

  1. I criteri di appropriatezza professionale derivano dalle evidenze scientifiche o, in assenza di queste, da processi di consenso formale.
  2. Il primum movens dell’inappropriatezza professionale è l’asimmetria informativa tra le evidenze scientifiche disponibili e le conoscenze integrate dai medici nelle proprie decisioni e dai cittadini-pazienti nelle scelte che riguardano la propria salute.
  3. L’inappropriatezza professionale può essere in eccesso (overuse) o in difetto (underuse): ridurre la prima permette di recuperare risorse, implementare la seconda richiede investimenti.
  4. Qualunque intervento per ridurre l’inappropriatezza professionale deve essere guidato dal principio del “disinvestimento e riallocazione”, perché in tutti i percorsi assistenziali convivono aree di overuse e di underuse.
  5. L’inappropriatezza professionale, in particolare quella relativa ai test diagnostici, non può essere “giustificata” solo dalla medicina difensiva, alla quale si affiancano altre determinanti di sovra-utilizzo: logiche di finanziamento e incentivazione di aziende e professionisti basate sulla produzione, medicalizzazione della società, aspettative di cittadini e pazienti, turnover delle tecnologie sanitarie, conflitti di interesse.
  6. La scienza della modifica dei comportamenti professionali (implementation science), finalizzata a migliorare l’appropriatezza prescrittiva, lungi dal fornire “ricette magiche”, insegna che i risultati migliori si ottengono con strategie multifattoriali che combinano vari interventi in relazione agli ostacoli locali.
  7. Non esistono evidenze scientifiche che sostengono l’efficacia di sanzioni economiche ai medici con l’obiettivo di migliorare l’appropriatezza prescrittiva.
  8. L’utilizzo indiscriminato delle tecnologie diagnostiche contribuisce all’eccesso di medicalizzazione della società perché la tecnologia, profondamente radicata nel nostro concetto di malattia e nella nostra cultura, genera atti di fede non basati sulle evidenze.
  9. Occorre migliorare la governance delle innovazioni tecnologiche, favorendo l’introduzione nella pratica clinica solo di quelle che, oltre a presentare chiare evidenze di reali benefici, hanno un elevato value.
  10. È indispensabile ricostruire un’adeguata relazione medico-paziente, fornendo informazioni bilanciate su rischi e benefici degli interventi sanitari e permettendo al paziente di sviluppare aspettative realistiche e prendere decisioni realmente informate.

«Il sovra-utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie è un complesso fenomeno professionale, etico, sociale ed economico – conclude Cartabellotta –  e qualunque soluzione proposta per arginare l’inappropriatezza prescrittiva non può prescindere dalla necessità di interventi sociali e culturali, in particolare dalla responsabilità di informare adeguatamente cittadini e pazienti sull’efficacia, sicurezza e appropriatezza degli interventi sanitari, al fine di arginare quell’asimmetria informativa tra il mondo della ricerca e quello dell’assistenza, che genera aspettative irrealistiche nei confronti di una medicina mitica e di una sanità infallibile, aumentando il contenzioso medico-legale».


Download comunicato

 

13 2015
Il disinvestimento per la sostenibilità del SSN: ai nastri di partenza il protocollo d’intesa Agenas-GIMBE

SIGLATO L’ACCORDO TRA LA AGENZIA NAZIONALE PER I SERVIZI SANITARI REGIONALI E LA FONDAZIONE GIMBE: AL VIA SPERIMENTAZIONI NAZIONALI, REGIONALI E AZIENDALI FINALIZZATE A CONSOLIDARE MODELLI OPERATIVI PER IL DISINVESTIMENTO DA SPRECHI E INEFFICIENZE E LA RIALLOCAZIONE DELLE RISORSE IN SERVIZI ESSENZIALI E INNOVAZIONI

«Le migliori evidenze scientifiche – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – dovrebbero guidare tutte le decisioni professionali, manageriali e politiche che riguardano la salute delle persone. In realtà oggi l’inadeguato utilizzo delle evidenze è ampiamente documentato in sanità, a livello di cure primarie e nell’assistenza ospedaliera, nella medicina generale e in tutte le discipline specialistiche. Infatti, audit clinici condotti in vari setting assistenziali dimostrano che rilevanti evidenze scientifiche non vengono adeguatamente trasferite nella pratica, determinando da un lato il sovra-utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie inefficaci o inappropriati, dall’altro il sotto-utilizzo di quelli efficaci e appropriati, generando così imponenti sprechi nei sistemi sanitari».

La sostenibilità di qualunque sistema sanitario, indipendentemente dalla sua natura e dalla quota di PIL destinata alla sanità, non può più prescindere da un’adeguata governance del processo di trasferimento delle conoscenze alla pratica clinica e all’organizzazione dei servizi sanitari: «L’obiettivo del Protocollo di Intesa – precisa Francesco Bevere, Direttore Generale dell’Agenas – è proprio quello di realizzare, in linea con gli indirizzi del Ministero della salute e con la collaborazione delle Regioni, sperimentazioni nazionali, regionali e aziendali finalizzate a consolidare modelli operativi per il disinvestimento da sprechi e inefficienze e la riallocazione delle risorse in servizi essenziali e innovazioni. Il processo di disinvestimento riguarderà in particolare il sovra-utilizzo e il sotto-utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie (appropriatezza professionale) e l’inadeguato coordinamento dell’assistenza tra differenti setting di cura (appropriatezza organizzativa)».

«Le sperimentazioni – continua Bevere – saranno condotte secondo un approccio di sistema alla clinical governance al fine di favorire il trasferimento delle migliori evidenze alle pratiche professionali e alla riorganizzazione dell’assistenza ospedaliera e territoriale, secondo le indicazioni del Patto per la Salute 2014-2016».

«Siamo fiduciosi – conclude Cartabellotta – che in un momento particolarmente critico per la Sanità pubblica, “provata” dalla ripetuta sottrazione di risorse, possano emergere soluzioni innovative per consentire a Regioni e Aziende sanitarie di avviare il virtuoso percorso di disinvestimento e riallocazione, coinvolgendo attivamente professionisti sanitari e pazienti».


Download comunicato

 

3 2015
Il parto non è una malattia: il percorso nascita deve essere riorganizzato

IL SISTEMA SANITARIO NAZIONALE DEVE PERMETTERE ALLE DONNE DI SCEGLIERE DOVE PARTORIRE IN SICUREZZA SENZA MEDICALIZZARE UNA CONDIZIONE FISIOLOGICA. È INACCETTABILE CHE IL DIBATTITO SUL PERCORSO NASCITA RISTAGNI NELLA STRENUA DIFESA DEI PUNTI NASCITA CON MENO DI 500 PARTI/ANNO, NELL'IMPIETOSO RAFFRONTO TRA I TASSI REGIONALI DI PARTI CESAREI E NEI RISCHI MEDICO-LEGALI DOVUTI ANCHE ALL'ECCESSO DI MEDICALIZZAZIONE.

La maggior parte delle donne che partoriscono sono sane, hanno una gravidanza fisiologica, vanno incontro a travaglio spontaneo e danno alla luce un neonato dopo la 37a settimana di gestazione. Tuttavia, come afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE, «anche in assenza di reali fattori di rischio continuiamo a mantenere modelli organizzativi che medicalizzano gravidanza e parto, a dispetto di evidenze scientifiche che dimostrano che per la maggior parte delle gravidanze fisiologiche non ci sono benefici materni e neonatali per scegliere la sala parto, dove il travaglio è oggi caratterizzato da troppi interventi ostetrico-ginecologici, divenuti routinari, ma spesso inappropriati».

«In particolare – continua Cartabellotta – il SSN dovrebbe garantire a tutte le donne la libertà di scegliere, nell'area di domicilio o nelle immediate vicinanze, dove partorire in sicurezza: oltre alla sala parto in ospedale pubblico o in clinica privata, anche a casa propria e nei centri nascita a gestione esclusivamente ostetrica, sia fuori (freestanding) che dentro (alongside) l’ospedale. Ovviamente, prevedendo protocolli condivisi per trasferire la donna, quando necessario, verso le U.O. di Ostetricia e Ginecologia».

Secondo il “Certificato di assistenza al parto (CeDAP). Analisi dell'evento nascita” del Ministero della Salute, i dati rilevati per l’anno 2011 evidenziano che, in Italia, meno dello 0,1% dei parti avviene a domicilio o in altra struttura non ospedaliera, pubblica o privata. Il dato è confermato dal fatto che, a oggi, l’offerta di centri nascita a gestione ostetrica si conta sulle dita di una mano sia per i freestanding che per gli alongside.

«Invece di avviare un confronto multi-professionale sulla riorganizzazione del percorso nascita basata su criteri di appropriatezza clinica e dei reali bisogni della donna – conclude il Presidente – il dibattito politico, pubblico e professionale ripropone continuamente le stesse criticità: la strenua difesa dei punti nascita al di sotto dei 500 parti/anno, i tassi di parti cesarei che in tutte le Regioni del centro-sud oscillano tra 35 e 65%, nonostante anni di Piano di Rientro, a dimostrazione dell’incapacità di questo strumento di favorire la riorganizzazione dei servizi e i rischi medico-legali, sicuramente reali, ma inevitabilmente condizionati dall'eccessiva medicalizzazione del parto».

Le migliori evidenze scientifiche recentemente sintetizzate dal National Institute of Clinical Excellence (NICE) oggi consigliano alle donne a basso rischio di partorire, previa disponibilità di un’assistenza ostetrica 1:1, al proprio domicilio o in un centro nascita (esterno all'ospedale, o adiacente alla sala parto), dove la percentuale di interventi ostetrico-ginecologici è più bassa e gli esiti neonatali sono di fatto sovrapponibili a quelli della sala parto. La sintesi in italiano delle linee guida NICE per l’assistenza a partorienti sane e neonati e per la scelta del setting del parto – realizzata dalla Fondazione GIMBE – è disponibile a: www.evidence.it/linee-guida-parto


Download comunicato

 

23 giugno 2015
Bando per l’erogazione di 30 Borse di Studio

Nell’ambito del progetto GIMBE4Young, sulla base del successo ottenuto nelle edizioni precedenti la Fondazione GIMBE indice una selezione nazionale per l’attribuzione di n. 30 borse di studio, ciascuna del valore nominale di € 800,00, destinate a laureati in Medicina e Chirurgia e Professioni Sanitarie e a specializzandi.

Le borse di studio, interamente sostenute dalla Fondazione GIMBE, saranno destinate alla copertura della quota di partecipazione al corso di formazione “Evidence-based Practice” (Bologna, 20-21-22-23 gennaio 2016), che permette di acquisire l’EBP core curriculum, set di conoscenze, attitudini e skills certificato dall’EU-EBM Unity Project.

La scadenza del bando è fissata al 11 settembre 2015.

Per ulteriori informazioni: www.gimbe4young.it/bando2015   


Download comunicato

 

26 maggio 2015
Epatite C: tutti i falsi miti sul Sofosbuvir

È indispensabile riallineare aspettative dei pazienti e politiche sanitarie alle reali prove di efficacia del “super-farmaco” e definire le priorità di trattamento secondo criteri di costo-efficacia.

L’impossibilità di garantire il trattamento con il sofosbuvir a tutti i pazienti affetti dal virus dell’epatite C ha generato la mobilitazione della magistratura e della politica. Il 16 maggio il pm Guariniello ha aperto un fascicolo a carico di ignoti con ipotesi di reato per omissione di cure e lesioni colpose perché il Governo non avrebbe assicurato alle Regioni le somme necessarie a garantire a tutti i pazienti la costosissima terapia  in grado di “cancellare la malattia”. Due giorni dopo il Governatore Enrico Rossi ha dichiarato che la Regione Toscana garantirà a tutti i cittadini toscani  l'accesso gratuito alla terapia farmacologica per la cura dell'epatite C perché “bloccare la progressione del danno epatico in uno stadio precoce risolve definitivamente la malattia, riduce il rischio di diffusione ed evita tutte le spese derivanti dal trattamento della malattia”.

Dal canto suo Luca Pani difende l’operato dell’AIFA che, grazie ai criteri prescrittivi identificati e ai fondi stanziati dallo Stato, garantisce oggi il trattamento a 7.000 pazienti, seppure con preoccupanti variabilità regionali e rimprovera Enrico Rossi di diffondere a fini elettorali informazioni illusorie nei confronti di oltre un milione di cittadini italiani affetti da epatite C.

In un momento particolarmente critico per la sostenibilità della sanità pubblica, la Fondazione GIMBE invita tutti gli stakeholders a valutare con sano scetticismo e adeguato rigore metodologico tutte le innovazioni farmacologiche e tecnologiche evitando, sull’onda di un contagioso entusiasmo, di enfatizzare i benefici e minimizzare i rischi degli interventi sanitari.

Al fine di informare correttamente politiche sanitarie, professionisti e pazienti la Fondazione GIMBE ha pubblicato il Position Statement “Efficacia e costo-efficacia del sofosbuvir nel trattamento dell’epatite C” da cui emergono alcune criticità metodologiche relative alla robustezza delle prove di efficacia, oltre che all’entità e alla precisione dei benefici del farmaco.

  • Tutti gli studi che hanno valutato l’efficacia del sofosbuvir sono stati finanziati, progettati e realizzati dall’azienda produttrice  Gilead Science e, al momento, non esiste alcuno studio indipendente.
  • Non conosciamo il reale valore aggiunto del farmaco rispetto a un confronto appropriato, sia perché mancano trial di efficacia comparativa del sofosbuvir con altri agenti antivirali ad azione diretta, sia perché tutti gli studi prevedono l’associazione del sofosbuvir con ribavirina ± peginterferon-alfa.
  • Alcuni studi presentano limiti metodologici rilevanti (controlli storici, assenza di blinding).
  • Tutti gli studi hanno utilizzato come misura di esito un end-point surrogato, ovvero la risposta virologica sostenuta al di sotto della soglia minima identificabile a 24 o a 12 settimane dalla sospensione del farmaco.
  • La risposta virologica sostenuta non garantisce l’eradicazione del virus dal sangue (che resta solo al di sotto della soglia minima identificabile), né permette di identificare la persistenza del virus nei tessuti. 
  • Per alcuni sottogruppi di pazienti la stima dell’effetto del trattamento è incerta a causa della loro limitata numerosità campionaria.
  • Non esistono prove di efficacia dirette su outcome clinicamente rilevanti: evoluzione dell’epatite in cirrosi, scompenso della cirrosi, insorgenza di epatocarcinoma, mortalità.
  • Non è nota la probabilità di re-infezione nei pazienti che hanno ottenuto una risposta virologica sostenuta.
  • Non conosciamo gli effetti avversi, oltre che la compliance, nel mondo reale.


A seguito di queste valutazioni la Fondazione GIMBE conclude che:

  • Il sofosbuvir costituisce una rilevante innovazione terapeutica, ma le evidenze disponibili documentano solo che il farmaco è efficace nel determinare una risposta virologica sostenuta in una percentuale che raggiunge il 90% in alcuni (ma non in tutti) sottogruppi di pazienti.
  • La storia naturale dell’epatite C e le prove di efficacia disponibili non giustificano in nessun contesto sanitario, indipendentemente dalla disponibilità di risorse, una policy che preveda il trattamento di tutti i pazienti con epatite C con l’obiettivo di prevenire l’evoluzione dell’epatite cronica in cirrosi, lo scompenso della cirrosi, lo sviluppo dell’epatocarcinoma, i trapianti di fegato e la mortalità.
  • In assenza di prove di efficacia dirette sulla capacità del sofosbuvir di rallentare l’evoluzione dell’epatite C verso forme avanzate di malattia scommettere sui potenziali risparmi per l’assistenza sanitaria è puramente speculativo e non supportato da alcun dato scientifico.
  • Assimilare la risposta virologica sostenuta nel singolo paziente alla eradicazione del virus C dalla popolazione è una suggestiva, ma inverosimile, strategia di sanità pubblica.
  • Considerato che la mortalità nei pazienti con epatite C è molto bassa e che nessuno studio ha dimostrato che il sofosbuvir riduce la mortalità , il termine “farmaco salvavita” è improprio e non  dovrebbe più essere utilizzato.
  • Definire le priorità di trattamento in relazione alla costo-efficacia del sofosbuvir nei vari sottogruppi di pazienti rappresenta oggi l’unica soluzione accettabile dal punto di vista clinico, etico ed economico.
  • I dati relativi a tutti i pazienti trattati dovrebbero essere raccolti in maniera sistematica al fine di documentare l’efficacia e la sicurezza del farmaco nel mondo reale.
  • Tutti gli stakeholder che intervengono pubblicamente esaltando l’efficacia del sofosbuvir, oltre le evidenze disponibili, dovrebbero dichiarare gli eventuali conflitti di interesse finanziari e non finanziari.


Il Position Statement GIMBE è disponibile a: www.evidence.it/sofosbuvir


Download comunicato

 

15 aprile 2015
Beatrice Lorenzin riceve il premio “Salviamo il Nostro SSN” dalla Fondazione GIMBE

Il premio è stato assegnato al Ministero della Salute per il “costante impegno per evitare ulteriori tagli alla Sanità pubblica, il contributo determinante nel giungere alla sottoscrizione del Patto per la Salute, il continuo richiamo alle Regioni per impegnarsi a ridurre sprechi e inefficienze e l’ambizioso traguardo raggiunto con l’aggiornamento dei LEA”.

In occasione della 10a Conferenza Nazionale GIMBE, interamente dedicata alla riduzione degli sprechi e all’aumento del value in Sanità, la Fondazione GIMBE ha assegnato il Premio Salviamo il Nostro SSN al Ministero della Salute.

Il Ministro Lorenzin, impossibilitata a ritirare personalmente il premio in occasione della Conferenza, ha ribadito nel messaggio inviato che «il nostro servizio sanitario è un bene comune che va difeso, potenziato e innovato. Ma perché ciò sia possibile occorre mettere assieme tutte le energie, confrontare le buone pratiche, creare un rapporto sinergico tra tutti i protagonisti coinvolti e, soprattutto, realizzare un SSN sostenibile […] incrementando le capacità di convertire le risorse in valore».

 

«Il messaggio dell’On. Ministro – afferma il Dott. Nino Cartabellotta - Presidente della Fondazione GIMBE – conferma che in condizioni di crisi economica esiste una strategia alternativa ai tagli, finalizzata a ottenere migliori risultati dalle risorse investite, grazie alla riduzione degli sprechi e all’incremento del value in sanità, tema che ha ispirato il progetto “Salviamo il Nostro SSN” e costituito il filo conduttore della 10a Conferenza Nazionale GIMBE. Purtroppo, nonostante l’impegno del Ministro a evitare nuovi tagli, oggi il SSN deve fare i conti con 2.3 miliardi in meno, frutto della rinuncia delle Regioni all’incremento previsto dal Fondo Sanitario Nazionale per l’incapacità a ridurre sprechi e inefficienze».

 


Download comunicato

 

9 aprile 2015
Diritto fondamentale alla tutela della salute: renderlo reale è la vera sfida della riforma del Titolo V della Costituzione

Dall’analisi delle contraddizioni tra diseguaglianze e diritto costituzionale alla tutela della salute è nata l’alleanza tra Fondazione GIMBE e Associazione G. Dossetti, che richiedono al Senato una modifica dell’articolo 117 del Titolo V per  restituire realmente allo Stato il ruolo di garante del diritto alla tutela della salute delle persone e assicurare l’uniforme attuazione dei LEA su tutto il territorio nazionale.

Il 10 marzo 2015 la Camera dei Deputati ha approvato in prima lettura il testo della riforma della Carta Costituzionale, che ora tornerà al Senato. Allo Stato vengono assegnate “la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale” e “le disposizioni generali e comuni per la tutela della salute; per le politiche sociali; per la sicurezza alimentare”, mentre alle Regioni viene attribuita la competenza specifica in materia di “programmazione e organizzazione dei servizi sanitari e sociali”. Inoltre, grazie alla clausola di salvaguardia, lo Stato può intervenire, su proposta del Governo, in materie non riservate alla legislazione esclusiva qualora lo richieda la “tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale”.

Nella nuova Carta Costituzionale il diritto alla tutela della salute (art. 32)  è l’unico cui viene attribuito il carattere di “fondamentale”. «In tal senso  - afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE - le modifiche apportate dal legislatore, seppure rilevanti, a nostro avviso non sono ancora sufficienti per garantire l’uniforme attuazione dei livelli essenziali di assistenza (LEA) su tutto il territorio nazionale: con l’attuale formulazione dell’art. 117 del Titolo V, infatti, lo Stato non recupera il diritto a esercitare i poteri sostitutivi nei confronti delle Regioni inadempienti nell'attuazione dei LEA, sia perché la legislazione esclusiva riguarda solo la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali - ma non quelli sanitari - che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, sia perché la clausola di salvaguardia non include la tutela della salute».

Se è vero è che la dizione “diritti sociali” comprenderebbe anche quelli sanitari, per evitare ogni forma di equivoco interpretativo nell’ambito della riforma costituzionale, l’Associazione Giuseppe Dossetti e la Fondazione GIMBE ritengono indispensabile esplicitare la tutela dei diritti sanitari.

«Infatti - afferma Claudio Giustozzi, Segretario Nazionale dell’Associazione G. Dossetti - la riforma del Titolo V della Costituzione approvata nel 2001 ha dato vita a ventuno sistemi sanitari diversi, incapaci di assicurare in modo omogeneo i LEA, eludendo i princìpi di equità e universalità sui quali si fonda il nostro servizio sanitario nazionale (SSN): questa situazione rischia seriamente di peggiorare l'inadeguatezza dei sistemi sanitari regionali più deboli limitando soprattutto le tutele sanitarie delle fasce più fragili e bisognose della popolazione». 

In tal senso, in occasione della 10a Conferenza Nazionale GIMBE (Bologna, 27 marzo 2015)  la Fondazione GIMBE e l’Associazione G. Dossetti hanno formalizzato la richiesta ai membri del Senato di rivedere l’articolo 117, così come proposto di seguito, al fine di assegnare in maniera inequivocabile allo Stato il ruolo di garante del diritto alla tutela della salute assicurando una uniforme erogazione dei LEA in tutte le regioni e riallineando il SSN sui princìpi di equità e universalismo che lo contraddistinguono:

TESTO DELL’ARTICOLO 117 DELLA COSTITUZIONE COME APPROVATO DALLA CAMERA DEI DEPUTATI IL 10/03/2015

TESTO DELL’ARTICOLO 117 DELLA COSTITUZIONE COME PROPOSTO DALL’ASSOCIAZIONE GIUSEPPE DOSSETTI
E DALLA FONDAZIONE GIMBE

     m) determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale; disposizioni generali e comuni per la tutela della salute; per le politiche sociali e per la sicurezza alimentare;

     m) determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili, sociali e sanitari che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale; disposizioni generali e comuni per la tutela della salute; per le politiche sociali e per la sicurezza alimentare;

   Su proposta del Governo, la legge dello Stato può intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva quando lo richieda la tutela dell'unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell'interesse nazionale.

   Su proposta del Governo, la legge dello Stato può intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva quando lo richieda la tutela dell'unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela della salute delle persone, ovvero la tutela dell'interesse nazionale.


Download comunicato

 

30 marzo 2015
Disinvestire da 25 miliardi di sprechi e inefficienze: ecco come salvare la sanità pubblica

RIDURRE GLI SPRECHI CON L’IMPEGNO DI POLITICA, MANAGEMENT, PROFESSIONISTI SANITARI E CITTADINI; REINVESTIRE IN RICERCA COMPARATIVA INDIPENDENTE E INTRODURRE IL VALUE PER RIMBORSARE I FARMACI INNOVATIVI; RESTITUIRE REALMENTE ALLO STATO IL RUOLO DI GARANTE DEL DIRITTO ALLA SALUTE CON LA RIFORMA DEL TITOLO V. ASSEGNATA BORSA DI STUDIO “GIOACCHINO CARTABELLOTTA” PER VALUTARE GLI ESITI DELLA RICERCA INDIPENDENTE AIFA. PREMIATI IL PROF. REMUZZI E IL MINISTERO DELLA SALUTE

Si è tenuta a Bologna il 27 marzo la 10a edizione della Conferenza Nazionale GIMBE alla quale sono intervenuti oltre 400 partecipanti provenienti da tutte le regioni italiane e rappresentativi di tutte le professioni sanitarie. La Conferenza, sostenuta interamente dalla Fondazione GIMBE senza apporto di sponsor istituzionali o commerciali, ha puntato i riflettori sulla riduzione degli sprechi e all’aumento del value in sanità, quale strada maestra per contribuire alla sostenibilità del SSN.

Nella presentazione del Framework GIMBE per il disinvestimento in sanità il Presidente Nino Cartabellotta, integrando evidenze scientifiche internazionali e dati pubblicati dalle Istituzioni nazionali, ha aggiornato il quadro di sprechi e inefficienze che nel 2014 erodono oltre 25 miliardi di euro: sovra-utilizzo di interventi sanitari inefficaci e inappropriati, frodi e abusi, tecnologie sanitarie e beni e servizi non sanitari acquistati a costi eccessivi, sotto-utilizzo di interventi sanitari efficaci e appropriati, complessità amministrative e inadeguato coordinamento dell’assistenza.

Gianpiero Fasola, Sandra Petraglia, Giuseppe Recchia, Giuseppe Remuzzi, Walter Ricciardi, e Roberta Siliquini, ospiti del Forum “Scienza, Ricerca e Sanità: innovazione fa sempre rima con sostenibilità?” si sono confrontati sulla difficile compatibilità tra innovazioni farmacologiche e tecnologiche e sostenibilità delle cure. Rispondendo alle provocazioni del Presidente Nino Cartabellotta, hanno discusso sulla necessità di potenziare la ricerca comparativa sull’efficacia degli interventi sanitari (già prevista tra gli impegni dei nuovi LEA), sulla inderogabile necessità di definire a livello istituzionale il concetto di value per rimborsare le innovazioni tecnologiche e sulla necessità di un maggior senso di responsabilità dell’industria nel definire i prezzi dei farmaci innovativi.

Dall’analisi delle contraddizioni tra diseguaglianze e diritto costituzionale alla tutela della salute è nata  la partnership tra Fondazione GIMBE e Associazione Dossetti, che richiedono al Senato una modifica dell’articolo 117 del Titolo V per  restituire realmente allo Stato il ruolo di garante del diritto alla salute delle persone e assicurare l’uniforme attuazione dei LEA su tutto il territorio nazionale.

Il Premio Evidence 2015 è stato assegnato al Prof. Giuseppe Remuzzi - Direttore del Dipartimento di Medicina dell’Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII e coordinatore della ricerca presso l’Istituto Mario Negri di Bergamo - per aver “pubblicato rilevanti evidenze scientifiche, contribuendo in maniera rilevante al progresso delle conoscenze in ambito nefrologico e l’impegno volto a diffondere la cultura della scienza tra i cittadini italiani”. Il Premio Salviamo il Nostro SSN 2015 è stato conferito al Ministero della Salute per “il costante impegno del Ministro nell’evitare ulteriori tagli a SSN, il contributo determinante per giungere alla sottoscrizione del Patto per la Salute, il continuo richiamo alle Regioni per impegnarsi a ridurre sprechi e inefficienze senza rinunciare all’incremento del Fondo Sanitario Nazionale e per l’ambizioso traguardo raggiunto con l’aggiornamento dei LEA”. Il Ministro Lorenzin, impossibilitata a ritirare personalmente il premio, ha ribadito nel messaggio inviato che “il nostro servizio sanitario è un bene comune che va difeso, potenziato e innovato. Ma perché ciò sia possibile occorre mettere assieme tutte le energie, confrontare le buone pratiche, creare un rapporto sinergico tra tutti i protagonisti coinvolti e, soprattutto, realizzare un SSN sostenibile […] incrementando le capacità di convertire le risorse in valore”.

La borsa di studio “Gioacchino Cartabellotta” istituita dalla Fondazione GIMBE è stata assegnata a Corrado Iacono per verificare quanti fra i 207 progetti finanziati dall'AIFA, con quasi 100 milioni di euro, sono stati pubblicati e quanti, invece, sono ancora in corso, sono stati interrotti oppure completati ma non pubblicati.

Infine, otto progetti di eccellenza del Laboratorio Italia realizzati nelle Aziende sanitarie utilizzando le evidenze scientifiche per guidare l’appropriatezza professionale e i reali bisogni dei pazienti per riorganizzare i servizi hanno dimostrato che il processo di disinvestimento è una mission possible.

I GIMBE Awards individuale e 4Young sono stati assegnati rispettivamente a Sebastian Grazioso (Azienda USL di Reggio Emilia) e a Matteo Scardino (Città della Salute e della Scienza, Torino). L’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese si è aggiudicata il GIMBE Award aziendale.

Tutte le presentazioni sono disponibili a: www.gimbe.org/conferenza2015-report


Download comunicato

 

26 marzo 2015
La Fondazione GIMBE premia il Prof. Giuseppe Remuzzi

In occasione della 10a Conferenza Nazionale GIMBE (Bologna, 27 marzo 2015), interamente dedicata alla riduzione degli sprechi e all’aumento del value in Sanità, è prevista la cerimonia di consegna del Premio Evidence: istituito nel 2013, viene assegnato a una personalità del mondo sanitario che nel corso della sua carriera professionale si è distinta per la pubblicazione di rilevanti evidenze scientifiche, cliniche o metodologiche, per l’integrazione delle migliori evidenze nelle decisioni professionali, manageriali o di politica sanitaria,  per l’insegnamento dell'Evidence-based Practice a livello universitario, specialistico, di formazione continua.

La terza edizione del Premio Evidence sarà assegnata al Prof. Giuseppe Remuzzi, Direttore Dipartimento di Medicina dell’Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII e Coordinatore delle Ricerche dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Bergamo e del Centro di Ricerche Cliniche per le  Malattie Rare Aldo e Cele Daccò.

Le motivazioni saranno rese note in occasione della cerimonia di premiazione.

Per informazioni: www.gimbe.org/conferenza2015      


Download comunicato

 

11 marzo 2015
Disinvestire da sprechi e inefficienze e riallocare in servizi essenziali e innovazioni: la strada maestra per la sostenibilità della Sanità pubblica

QUESTO IL FILO CONDUTTORE DELLA 10a CONFERENZA NAZIONALE GIMBE  DAL TITOLO “AUMENTARE IL VALUE E RIDURRE GLI SPRECHI IN SANITÀ”. BOLOGNA, ROYAL HOTEL CARLTON, 27 MARZO 2015

Il Patto per la Salute 2014-2016 ha fissato le risorse per il SSN  e definito le strategie di politica sanitaria per il prossimo triennio, in linea con uno dei principi fondamentali del progetto “Salviamo il Nostro SSN”, lanciato nel 2013 dalla Fondazione GIMBE: nonostante i tagli, la Sanità pubblica rimane sostenibile a condizione di ridurre inefficienze e sprechi che si annidano a tutti i livelli.

Se i “risparmi derivanti dall’applicazione delle misure contenute nel Patto rimangono nella disponibilità delle singole Regioni per finalità sanitarie”, tutte le Regioni dovrebbero avviare un virtuoso processo di disinvestimento (da sprechi e inefficienze) e riallocazione (in servizi essenziali e innovazioni), coinvolgendo attivamente aziende e professionisti sanitari. Purtroppo, a fronte della richiesta avanzata dal Governo con la Legge di Stabilità di recuperare 4 mld di euro, le Regioni hanno rinunciato all’incremento di 2 mld del Fondo Sanitario Nazionale, mettendo a rischio sia l’applicazione del Patto per la Salute, sia i nuovi livelli essenziali di assistenza.

Per dimostrare che esiste un’altra strada, la Fondazione GIMBE dedica la 10a Conferenza Nazionale alla riduzione degli sprechi e all’aumento del value in sanità: in questa occasione la Fondazione presenterà il framework per guidare il processo di disinvestimento da sprechi e inefficienze, in particolare quelli correlati al sovra/sottoutilizzo di servizi e prestazioni sanitarie e all’inadeguato coordinamento dell’assistenza tra vari setting di cura.

Nel forumScienza, Ricerca e Sanità” autorevoli rappresentanti delle istituzioni e dell’industria si confronteranno sulla difficile compatibilità tra innovazioni farmacologiche e tecnologiche e sostenibilità delle cure in un sistema di risorse limitate: Gianpiero Fasola (CIPOMO e Azienda Ospedaliero-Universitaria di Udine), Luca Pani (Agenzia Italiana del Farmaco), Giuseppe Recchia (GlaxoSmithKline), Giuseppe Remuzzi (Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII e Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Bergamo), Walter Ricciardi (Istituto Superiore di Sanità), Roberta Siliquini (Consiglio Superiore di Sanità).

Dall’analisi delle contraddizioni tra diseguaglianze e diritto costituzionale alla tutela della salute nasce la partnership tra Fondazione GIMBE e Associazione Dossetti, che richiedono una modifica dell’articolo 117 del Titolo V che possa realmente restituire allo Stato il ruolo di garante del diritto alla salute delle persone e assicurare l’uniforme attuazione dei LEA su tutto il territorio nazionale.

Infine, gli 8 progetti del Laboratorio Italia realizzati da Regioni e aziende sanitarie, utilizzando le evidenze scientifiche per guidare l’appropriatezza professionale e i reali bisogni dei pazienti per riorganizzare i servizi, dimostreranno che il processo di disinvestimento e riallocazione è la strada maestra per contribuire alla sostenibilità della Sanità pubblica.

La partecipazione alla Conferenza - sostenuta interamente dalla Fondazione GIMBE senza apporto di sponsor istituzionali o commerciali - è gratuita: www.gimbe.org/conferenza2015-iscrizione.


Download comunicato

 

2 marzo 2015
La salute degli italiani è ostaggio di un bancomat al portatore: le Istituzioni si pronuncino all’unisono

Il taglio di oltre due miliardi di euro sancito dall’intesa Stato-Regioni rischia di lasciare incompiute le innovazioni organizzative previste dal Patto per la Salute e di arrestare il decollo dei nuovi LEA. Soprattutto non lascia intravedere alcuna volontà politica condivisa per ridurre sprechi e inefficienze, preservare la Sanità pubblica e garantire il diritto costituzionale alla tutela della salute.

La Conferenza Stato-Regioni, dopo aver rinunciato all’incremento di 2 mld del fondo sanitario nazionale previsto dal Patto per la Salute, ha convenuto sull’importo di 2,352 mld da tagliare alla Sanità, ai quali si aggiungono 285 mln tolti all’edilizia sanitaria. Al momento, l’unica strategia definita per recuperare risorse è “l’attuazione del Regolamento sugli standard ospedalieri”, anche se “Regioni e Province Autonome potranno conseguire il raggiungimento dell’obiettivo finanziario intervenendo su altre aree della spesa sanitaria” che saranno rese note entro il prossimo 15 marzo.

«La preoccupazione maggiore per i cittadini italiani – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – è rappresentata non solo dall’ennesimo taglio lineare, edulcorato come “mancato incremento del fondo sanitario nazionale”, ma soprattutto dal quadro inquietante i cui contenuti appaiono sempre più netti: il Governo si sbarazza progressivamente di una quota della spesa pubblica destinata alla Sanità, le Regioni sono incapaci di formulare proposte unitarie per ridurre inefficienze e sprechi, la Repubblica, quale garante del diritto costituzionale alla tutela della salute, ha un ruolo sempre più sfumato, ormai quasi evanescente».

«Le contraddizioni tra tutela dei diritti costituzionali, finanziamento pubblico della Sanità e programmazione-organizzazione dei servizi sanitari e sociali – continua il Presidente – dimostrano che i ruoli e le responsabilità istituzionali finiscono per diluirsi e svanire nelle stesse pieghe normative che oggi alimentano il conflitto istituzionale tra Stato e Regioni, indeboliscono il ruolo della Repubblica quale garante dell’articolo 32 della Costituzione ed erodono progressivamente i diritti dei cittadini».  

Peraltro, se la Legge di Stabilità ha ribadito quanto concordato da Stato e Regioni nel Patto per la Salute, ovvero  che “i risparmi derivanti dall'applicazione delle misure contenute nel Patto rimangono nella disponibilità delle singole Regioni per finalità sanitarie”, perché le Regioni, contestualmente alla rinuncia ai 2 mld, volevano rinunciare a questa opportunità, chiedendo l’abrogazione del comma 557, dell’articolo 1?

«Appare evidente - precisa Cartabellotta– che le Regioni, oltre a dimostrarsi incapaci di attuare un virtuoso processo di disinvestimento e riallocazione, hanno l’ambizione di gestire in totale autonomia le risorse assegnate dallo Stato per finalità sanitarie, così da poterle “spostare” verso altri settori. Una richiesta che stride con la garanzia del diritto alla tutela della salute, affidato dalla Costituzione alla Repubblica, ma di fatto attuato da Stato e Regioni».

Tutto questo a dispetto di quanto affermato dal Presidente Sergio Mattarella che, in occasione del discorso di insediamento al Quirinale, ha pronunciato parole rassicuranti, affermando di essere “il garante della Costituzione”, che “la garanzia più forte della nostra Costituzione consiste nella sua applicazione” e che “garantire la Costituzione significa garantire i diritti dei malati”.

«Se è vero che, richiamando Carlo Levi, le “parole sono pietre” - conclude Cartabellotta  la Fondazione GIMBE chiede a tutte le Istituzioni di fare chiarezza all’unisono sul futuro della Sanità pubblica, perché oggi le inderogabili necessità imposte al Governo da esigenze di finanza pubblica, invece che tagliare sprechi e inefficienze, stanno ridimensionando il diritto costituzionale alla tutela della salute».


Download comunicato

 

16 febbraio 2015
La morte di Nicole è un problema di sistema: la Repubblica non è più in grado di garantire la tutela della Salute dei cittadini

L’inammissibile morte della piccola Nicole, che ha suscitato lo sdegno e l’incredulità del Presidente Mattarella e con lui di tutti i cittadini italiani, apre una dolorosa piaga sulla sicurezza dei modelli organizzativi della Sanità italiana, svelando lo spettro di un fallimento del sistema di tutela della Salute a livello politico, organizzativo e professionale.

Ascoltando le voci dei vari stakeholders, sembra che le responsabilità siano sempre degli altri: il Presidente della Regione Crocetta ha assolto gli ospedali, accusato i medici e chiesto al Ministro di rivedere le normative nazionali; la Lorenzin ha replicato – giustamente – che l’accreditamento delle strutture sanitarie compete esclusivamente all’amministrazione regionale; Diego Piazza – presidente dell’ACOI – è certo che la tragedia è figlia dei tagli lineari e di carenze del management, mentre Vito Trojano – presidente dell’AOGOI – conferma che l’accreditamento delle strutture neonatali in Sicilia non è ancora applicato in molte realtà; l’Anaao Assomed Sicilia fa rilevare che il servizio di trasporto emergenze neonatali nel bacino Catania, Ragusa, Siracusa non è mai stato attivato. L’assessore Borsellino, colpita dalle “dure” parole del Ministro, si limita a interpretare il più classico dei cliché della politica nostrana annunciando – senza per ora rassegnare – le proprie dimissioni.

In occasione di una tragedia di simile portata, oltre a evitare strumentalizzazioni, è indispensabile mettere da parte ogni forma di conflitto di interesse di categoria e, se necessario, uscire anche dalle proprie posizioni istituzionali, per identificare con lucidità le reali criticità di sistema che non si risolveranno affatto quando la magistratura – ormai unico arbitro della Sanità italiana – avrà identificato le responsabilità che ricadranno, verosimilmente, sugli anelli più deboli della catena.

«Si continua a ignorare che un determinante fondamentale degli esiti di salute, in particolare nell’emergenza – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – è rappresentato dai requisiti minimi di accreditamento delle strutture sanitarie, definiti e verificati da ciascuna Regione in assoluta autonomia. Purtroppo, tale processo di accreditamento non è stato sempre guidato dalla necessità di tutelare al meglio la salute dei cittadini, ma troppo spesso condizionato dall’esigenza di garantire gli interessi degli erogatori».

«Questo eccesso di autonomia delle Regioni non governato a livello centrale  – continua Cartabellotta –  ha concretizzato situazioni estremamente pericolose per la salute dei cittadini, da un lato legittimando inaccettabili carenze strutturali, tecnologiche, organizzative delle strutture pubbliche, dall’altro consentendo l’accreditamento di erogatori privati anche in assenza di adeguati requisiti. Di conseguenza, l’eterogeneità nell’offerta di servizi e prestazioni sanitarie condiziona la salute, la vita e la morte dei cittadini italiani, in particolare nelle Regioni le cui performance, in termini di erogazione di LEA e di equilibrio finanziario, hanno ripetutamente dimostrato che gli episodi di malasanità sono figli legittimi di una cattiva gestione politica».  

La tragedia di Catania mette a nudo tutte le contraddizioni istituzionali tra diritto alla tutela della Salute e organizzazione dei servizi sanitari, dimostrando che oggi le responsabilità delle Istituzioni finiscono per diluirsi e svanire nelle pieghe normative. Infatti, se per garantire l’uguaglianza dei cittadini lo Stato dovrebbe allineare a standard nazionali i requisiti minimi di accreditamento di tutte le strutture sanitarie del Paese, di fatto non detiene alcuna competenza legislativa perché pianificazione e organizzazione dei servizi sanitari sono state affidate alle Regioni con inaccettabili diseguaglianze regionali. Non a caso il recente rapporto OCSE ha “bacchettato” il nostro SSN, denunciando che “le riforme costituzionali del 2001 hanno contribuito a creare 21 sistemi sanitari regionali con differenze notevoli sia per quanto riguarda l’assistenza che gli esiti”. Per rimediare a questa situazione, il Governo ha lavorato intensamente e proprio venerdì notte la Camera ha approvato  il nuovo articolo 117 del titolo V che separa nettamente le competenze in materia sanitaria tra Stato e Regioni.

«Difficile percepire i potenziali vantaggi di questa riforma per la tutela della Salute degli Italiani – conclude  Cartabellotta – che non sembra decretare “la fine di 21 diversi servizi sanitari”, perché con il nuovo art. 117 lo Stato non potrà comunque esercitare i poteri sostitutivi nei confronti delle Regioni inadempienti nell'attuazione dei LEA, in quanto la legislazione esclusiva riguarda solo la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali – ma non quelli sanitari (!)– che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale».

Se, come ha affermato il Presidente Mattarella nel suo discorso di insediamento, “Garantire la Costituzione significa garantire i diritti dei malati”, la Fondazione GIMBE chiede, in occasione di una riforma costituzionale di simile portata, di passare dalle parole ai fatti assegnando in maniera inequivocabile allo Stato il ruolo di garante per il diritto alla Salute dei cittadini italiani.


Download comunicato

 

3 febbraio 2015
#lavoltabuona anche per la Sanità pubblica? Adesso o mai più Presidente Renzi

Le Regioni, piuttosto che impegnarsi a ridurre inefficienze e sprechi per recuperare 4 mld richiesti dalla Legge di Stabilità, rinunciano ai 2 mld di aumento del fondo sanitario nazionale. Nel frattempo tutte le criticità conseguenti alla mancata attuazione delle misure contenute nel Patto per la Salute ricadono sui cittadini-contribuenti-elettori, in particolare sulle fasce più deboli.

Il 31 gennaio l’elezione del Presidente della Repubblica ha dominato la scena mediatica, oscurando la scadenza in cui le Regioni dovevano presentare le proprie proposte al Governo per recuperare i 4 mld richiesti dalla Legge di Stabilità. Senza troppi clamori, dopo oltre 3 mesi di scaramucce a distanza, per adempiere al compito assegnato pare che le Regioni abbiano definitivamente rinunciato ai 2 mld previsti dal Patto per la Salute, vanificando tutti gli sforzi del Ministro Lorenzin.

«Riversare sulla salute dei cittadini le conseguenze del conflitto istituzionale con lo Stato – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – parlando di “Pacco per la Salute”  o perseguendo la strategia “no money no Patto” che ha ritardato per quasi due anni la sottoscrizione del Patto per la Salute -  non rappresenta per le Regioni un’operazione di immagine in questo insolito, ma indiscutibile, periodo di stabilità del Governo».

«Se da un lato è evidente che nella legge di Stabilità il Governo ha “giocato di fioretto” – continua Cartabellotta -  non prevedendo esplicitamente tagli alla Sanità, ma chiedendo alle Regioni di recuperare 4 mld, dall’altro è certo che l’articolo 1 del Patto per la Salute ha fissato le risorse per gli anni 2014-2016 “salvo eventuali modifiche che si rendessero necessarie in relazione al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica e a variazioni del quadro macroeconomico”».  

Se le Regioni hanno sottoscritto il Patto per la Salute accettando quella clausola - fortemente voluta dal MEF – perché Chiamparino ha denunciato che la legge di Stabilità incrina il rapporto di lealtà istituzionale e di pari dignità tra enti dello Stato?

In realtà, questa volta il Governo ha posto le Regioni nella condizione ideale per attuare un virtuoso processo di disinvestimento (da sprechi e inefficienze) e riallocazione (in servizi essenziali e innovazione). Infatti, la Legge di Stabilità oltre a ribadire che  “i risparmi derivanti dall'applicazione delle misure contenute nel Patto rimangono nella disponibilità delle singole Regioni per finalità sanitarie”, ha precisato che "il conseguimento degli obiettivi di salute e assistenziali da parte dei direttori generali costituisce adempimento ai fini dell'accesso al finanziamento integrativo del SSN e comporta la loro decadenza automatica in caso di inadempimento".  Cosa mancava alle Regioni per avviare il processo di disinvestimento e riallocazione, coinvolgendo e responsabilizzando le Aziende sanitarie e queste a cascata i professionisti sanitari?

«Con questa rinuncia le Regioni  – precisa Cartabellotta – hanno dimostrato che, in assenza di una regia nazionale, non sono in grado di attuare una spending review “interna”, perché  avvezze a difendere strenuamente servizi e prestazioni sanitarie inefficaci, inappropriati e spesso dannosi per mere logiche di consenso elettorale».

Peraltro, alla notizia della rinuncia ai 2 mld, tranne la Regione Veneto che ha alzato le barricate, solo stakeholders privati (Farmindustria, Assobiomedica, AIOP, Federfarma, Assobiomedici) hanno pubblicamente espresso il loro disappunto chiedendo al Governo di intervenire, ragionevolmente preoccupati per i loro profitti.

«Dopo aver mirabilmente ricomposto il puzzle politico ricompattando la sinistra, sbriciolando il centro-destra e mettendo all’angolo i grillini – conclude Cartabellotta – è tempo che Renzi si impegni in prima persona affinché sia #lavoltabuona anche per il SSN, perché mettere in discussione la Sanità pubblica significa compromettere non solo la salute, ma soprattutto la dignità dei cittadini e la loro capacità di realizzare ambizioni e obiettivi che dovrebbero essere visti dalla politica come il vero ritorno degli investimenti in Sanità. Se invece la salvaguardia del SSN non rientra nell’agenda di Governo perché è già stata silenziosamente imboccata la strada dell’intermediazione assicurativa e finanziaria dei privati e la politica non intende più tutelare la salute dei cittadini italiani, sarà in ogni caso #lavoltabuona per riformulare l’art. 32 della Costituzione».


Download comunicato

 

19 dicembre 2014
I professionisti sanitari del futuro alla scuola GIMBE

Al via il corso Evidence-based Practice riservato ai vincitori della seconda edizione del bando

Grazie alle borse di studio interamente sostenute dalla Fondazione GIMBE per un valore complessivo di 24.000 euro, 30 studenti e giovani professionisti sanitari, provenienti da 13 regioni e selezionati tra oltre 270 candidati parteciperanno al corso di formazione Evidence-based Practice: il corso permetterà ai partecipanti di acquisire conoscenze e competenze indispensabili per il loro aggiornamento continuo, secondo quanto standardizzato dall’Evidence-based Practice core curriculum, certificato a livello europeo dall’EU-EBM Unity Project.

«Nessun professionista sanitario oggi può fare a meno di strumenti e competenze per ricercare e valutare criticamente le migliori evidenze scientifiche» afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE. «Purtroppo oggi il crescente sovraccarico dell’informazione biomedica rende estremamente complessa questa modalità di aggiornamento, anche perché solo il 5% della letteratura pubblicata “merita” di essere realmente integrata nelle decisioni cliniche».

«Considerato che, ad eccezione di realtà isolate, metodi e strumenti dell’Evidence-based Practice non sono stati ancora introdotti formalmente nella formazione di base del medico e delle professioni sanitarie – conclude il Presidente – la Fondazione GIMBE ha riconfermato questa iniziativa che ha suscitato un enorme interesse nelle nuove generazioni di professionisti sanitari».

Le borse di studio rientrano nel progetto GIMBE4YOUNG attraverso il quale la Fondazione GIMBE intende colmare i gap tra l'attuale formazione di base e specialistica, gli obiettivi formativi previsti dal Programma Nazionale per la Formazione Continua in Medicina e le competenze richieste dal servizio sanitario nazionale dove un adeguato trasferimento delle evidenze alla pratica clinica è indispensabile per ridurre gli sprechi dovuti al sovra/sottoutilizzo di farmaci, test diagnostici e altri interventi sanitari.

La Fondazione GIMBE ha già previsto una terza edizione: il bando sarà pubblicato il 27 marzo 2015, in occasione della 10a Conferenza Nazionale GIMBE.

Per ulteriori informazioni: www.gimbe4young.it


Download comunicato

 

18 dicembre 2014
La Carta GIMBE per drizzare la rotta del SSN

TAGLI LINEARI, SCELTE POLITICHE DISCUTIBILI, CONFLITTI ISTITUZIONALI TRA STATO E REGIONI, SCADENZE DEL PATTO PER LA SALUTE NON RISPETTATE, MODALITÀ DI FINANZIAMENTO ED EROGAZIONE DEI SERVIZI SANITARI, CAMPANILISIMI PROFESSIONALI E ASPETTATIVE IRREALISTICHE DEI CITTADINI HANNO MESSO IN DISCUSSIONE L’ART. 32 DELLA COSTITUZIONE E I PRINCIPI FONDAMENTALI DEL SSN.

È questo l’allarme lanciato dal dott. Nino Cartabellotta – Presidente della Fondazione GIMBE – sottolineando come sia anacronistico continuare a sbandierare un SSN equo e universalistico, quando la realtà smentisce i diritti costituzionali e la legge 833/78 che lo ha istituito. In questo contesto la Repubblica danneggia, invece di tutelare, la salute delle persone e rischia di compromettere la loro dignità e le loro capacità di realizzare ambizioni e obiettivi.

«Per drizzare la rotta del SSN ─ spiega Cartabellotta ─ bisogna acquisire piena consapevolezza che la Sanità è un mercato condizionato dall'offerta, attorno al quale ruotano gli interessi di numerosi attori: Stato, Regioni e Province Autonome, aziende sanitarie pubbliche e private, manager, professionisti sanitari e cittadini, ma anche Università, industria, società scientifiche, ordini e collegi professionali, sindacati, associazioni di pazienti».

«In questo scenario ─ continua il Presidente ─ la combinazione di complessità, incertezze, asimmetrie informative, qualità poco misurabile, conflitti di interesse, corruzione, estrema variabilità delle decisioni professionali, manageriali e politiche permette a tutti gli attori un tale livello di opportunismo da rendere incontrollabile il sistema. Di conseguenza, una Sanità pubblica, equa e universalistica deve innanzitutto riallineare gli obiettivi divergenti e spesso conflittuali dei vari stakeholders, rimettendo al centro l'obiettivo assegnato al SSN dalla legge 833/78, ovvero promuovere, mantenere, e recuperare la salute fisica e psichica di tutta la popolazione».

«Nell’ambito del progetto “Salviamo il Nostro SSN ─ conclude Cartabellotta – la Fondazione ha pubblicato la Carta GIMBE per la Tutela della Salute e del Benessere dei Cittadini Italiani, una vera e propria “declinazione” dell’articolo 32 della Costituzione che prende in considerazione tutti gli aspetti che oggi condizionano la sostenibilità del SSN: dai diritti costituzionali al finanziamento del SSN, dai rapporti tra politica e sanità alla programmazione, organizzazione e valutazione dei servizi sanitari, dal ruolo dei professionisti sanitari a quello dei pazienti, dalla ricerca alla formazione continua, dall’integrità alla trasparenza».

Attraverso la Carta GIMBE, alla cui stesura hanno contribuito attivamente centinaia di professionisti sanitari e cittadini, la Fondazione intende promuovere un confronto attivo con le Istituzioni e con tutti i protagonisti della Sanità italiana, per scongiurare il pericolo di perdere un modello di servizio sanitario pubblico, equo e universalistico che il mondo intero ci invidia da sempre.

La Carta GIMBE è disponibile a: www.gimbe.org/carta


Download comunicato

 

24 novembre 2014
Senza Aziende sanitarie non c’è futuro per il SSN, ma serve un approccio di sistema alla Clinical Governance

GIMBE E FIASO HANNO CONDIVISO LE INNOVAZIONI PER INTEGRARE CULTURA MANAGERIALE E PROFESSIONALE, OGGI INDISPENSABILI PER OTTENERE IL MASSIMO RITORNO IN TERMINI DI SALUTE DALLE RISORSE UTILIZZATE PERCHÉ LA SOSTENIBILITÀ DEL SSN DIPENDE DALLA CAPACITÀ DI EROGARE SERVIZI, PRESTAZIONI E INTERVENTI SANITARI EFFICACI, APPROPRIATI E DALL’HIGH VALUE

È questo il messaggio lanciato in occasione dell’evento “Le Aziende Sanitarie per il futuro del SSN. Competenze manageriali e professionali per una Sanità ad high value”, organizzato in partnership tra la Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere (FIASO) e la Fondazione GIMBE.

A oltre 20 anni dalla loro istituzione, il contesto in cui si trovano a operare le Aziende sanitarie è radicalmente mutato, in particolare per i numerosi fattori che hanno silenziosamente contribuito alla crisi di sostenibilità del SSN: il cambiamento delle condizioni demografiche, economiche e sociali, la crescente introduzione sul mercato di false innovazioni, le diseguaglianze regionali, le ingerenze della politica partitica nella programmazione sanitaria, la grande incompiuta dei LEA, il modello organizzativo delle Aziende sanitarie come “silos” in continua competizione, l’evoluzione del rapporto paziente-medico, l’involuzione del cittadino in consumatore e l’incremento del contenzioso medico-legale.

Francesco Ripa di Meana –Presidente della FIASO – ha sottolineato il rischio del sistema di fronte a proposte affrettate di concretizzare il superamento tout court delle Aziende sanitarie e del loro management che «se dovessero portare la politica a eliminare ogni ostacolo alla gestione diretta dei professionisti, prefigureranno scenari simili a un passato superato ormai da venti anni. Uno scenario nel quale non sarebbe affatto improbabile passare da una fase di sostanziale tenuta del sistema centrato sulla Azienda, anche in questi anni di crisi economica, alla ingovernabilità dello stesso, come negli anni ’80».

Accanto ai profondi mutamenti del contesto, Nino Cartabellotta – Presidente della Fondazione GIMBE – ha puntualizzato che «le migliori evidenze scientifiche non vengono adeguatamente trasferite alle decisioni professionali, manageriali e di politica sanitaria, generando asimmetrie informative, diseguaglianze e sprechi, in particolare conseguenti al sovra/sottoutilizzo di servizi e prestazioni sanitarie». «Pertanto – continua Cartabellotta – se oggi le indicazioni del Patto per la Salute indicano che la sostenibilità del SSN non può che affidarsi al binomio “disinvestire e riallocare”, sono indispensabili processi di innovazione e adeguati investimenti per migliorare la governance dell’intero processo per trasferire le conoscenze all’assistenza sanitaria».

In particolare, il management è chiamato a integrare in tutti i processi di governo delle Aziende sanitarie gli strumenti della clinical governance con un approccio di sistema, evitando il loro utilizzo occasionale, afinalistico o limitato all’ambito professionale.

«La ricerca di sinergie nell’operato del management (FIASO) e dei professionisti (Fondazione GIMBE) – ha concluso Ripa di Meana – fa di questo evento un prezioso laboratorio di innovazioni che mostra la fattibilità delle soluzioni di fronte alla sfida della sostenibilità del SSN in termini di qualità ed equità, senza ricorrere a cambiamenti istituzionali pensati per perseguire, in realtà, altri obiettivi».


Download comunicato

 

10 novembre 2014
Sperimentazioni cliniche: i comitati etici devono proteggere i pazienti da profitti e conflitti

IL PROCESSO DI REGOLAMENTAZIONE DELLA RICERCA, OGGI SPROPORZIONATO RISPETTO AI RISCHI REALI, STA COMPROMETTENDO PARADOSSALMENTE GLI INTERESSI DEI PAZIENTI SIA CON L'APPROVAZIONE DI PROTOCOLLI SENZA ALCUNA RILEVANZA CLINICA O DAL DISEGNO INADEGUATO, SIA PER L'INCAPACITÀ DI METTERE IN ATTO AZIONI CONCRETE PER GARANTIRE LA PUBBLICAZIONE DI TUTTI GLI STUDI .

È questo il messaggio lanciato in occasione della Convention Nazionale “Sperimentazioni Cliniche: Nuove Sfide per i Comitati Etici”, evento organizzato e interamente sostenuto dalla Fondazione GIMBE, al quale hanno partecipato oltre 100 rappresentanti di 65 comitati etici provenienti da 16 regioni italiane.

Nella lettura inaugurale il Presidente Nino Cartabellotta ha dimostrato che l’evoluzione delle conoscenze sull'efficacia delle terapie è condizionata negativamente da sprechi di risorse che affliggono i processi attraverso cui la ricerca viene commissionata, pianificata, condotta, analizzata, normata, gestita, disseminata e pubblicata. Silvio Garattini, Paola Mosconi e Marco Bobbio hanno ribadito la necessità di riallineare i legittimi interessi dell’industria ai bisogni di cittadini e pazienti, grazie anche al loro coinvolgimento attivo nel definire le priorità della ricerca e rigorose policy sui conflitti di interesse. Nicola Montanaro e Aldo Maggioni hanno approfondito il tema della ricerca no-profit, sottolineando la carenza di risorse dedicate nel nostro Paese, ma anche la necessità di nuovi impulsi normativi. L’Agenzia Italiana del Farmaco, con gli interventi di Donatella Gramaglia e Paola Aita, ha illustrato il nuovo regolamento europeo sulla sperimentazione clinica di medicinali e presentato la nuova piattaforma dell’Osservatorio Nazionale sulla Sperimentazione Clinica dei medicinali (OsSC).

Nella sessione interattiva Cartabellotta ha avanzato ai comitati etici italiani tre proposte per proteggere i pazienti da profitti e conflitti:

• Valutare la completezza delle informazioni contenute nei protocolli delle sperimentazioni cliniche utilizzando lo SPIRIT Statement, una checklist condivisa a livello internazionale

• Approvare definitivamente i trial dopo la registrazione in uno dei registri primari dell’International Clinical Trials Registry Platform, l’iniziativa lanciata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.

• Identificare precocemente e valutare con estrema cautela i protocolli di sperimentazioni cliniche potenzialmente irrilevanti per il progresso delle conoscenze, che rischiano di danneggiare i pazienti e alimentare gli sprechi della ricerca. Per supportare i comitati etici, la Fondazione GIMBE ha proposto 6 segni di allarme (red flags): il mancato riferimento a revisioni sistematiche delle conoscenze disponibili per giustificare la necessità del nuovo studio; l’esclusiva valutazione di outcome surrogati di rilevanza clinica non provata; lo sponsor che mantiene la proprietà dei dati e/o non ne consente l’accesso; trial verso placebo in presenza di trattamenti efficaci; il trial con disegno di non inferiorità; i trial di disseminazione.

«Se oltre il 25% degli sprechi in sanità consegue alla prescrizione/erogazione di interventi sanitari inefficaci e inappropriati» ha concluso Cartabellotta rivolgendosi alla politica « perché il SSN preferisce introdurre continuamente sul mercato trattamenti di efficacia non provata piuttosto che investire in ricerca comparativa indipendente, generando conoscenze utili a ridurre gli sprechi? Per iniziare basterebbe 1% del fondo sanitario nazionale».

Tutte le relazioni presentate sono disponibili a: www.gimbe.org/comitati-etici-2014


Download comunicato

 

3 novembre 2014
30 giovani professionisti sanitari alla scuola della Fondazione GIMBE

Selezionati i vincitori delle borse di studio del progetto GIMBE4YOUNG

Per il secondo anno consecutivo 30 laureati in Medicina e Chirurgia e Professioni Sanitarie e specializzandi under 32, provenienti da 16 regioni e selezionati tra oltre 270 candidati, parteciperanno al corso di formazione Evidence-based Practice (Bologna, 19-20 dicembre 2014 e 15-16 gennaio 2015) grazie alle borse di studio interamente sostenute dalla Fondazione GIMBE. Il corso permetterà ai partecipanti di acquisire conoscenze e competenze indispensabili per il loro aggiornamento continuo, secondo quanto standardizzato dall’Evidence-based Practice core curriculum, certificato a livello europeo.

«Nessun professionista sanitario oggi può fare a meno di strumenti e competenze per ricercare e valutare criticamente le migliori evidenze scientifiche» afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE. «Purtroppo oggi il crescente sovraccarico dell’informazione biomedica rende estremamente complessa questa modalità di aggiornamento, perché meno del 5% della letteratura pubblicata “merita” di essere realmente integrata nelle decisioni cliniche».

«Considerato che, ad eccezione di realtà isolate, metodi e strumenti dell’Evidence-based Practice non sono stati ancora introdotti formalmente nella formazione di base del medico e delle professioni sanitarie – conclude Cartabellotta – la Fondazione GIMBE ha riconfermato questa iniziativa che ha suscitato un enorme interesse nelle nuove generazioni di professionisti sanitari».

Le borse di studio rientrano nel progetto GIMBE4YOUNG attraverso il quale la Fondazione GIMBE intende colmare i gap tra l'attuale formazione di base e specialistica, gli obiettivi formativi previsti dal Programma Nazionale per la Formazione Continua in Medicina e le competenze richieste dal servizio sanitario nazionale dove un adeguato trasferimento delle evidenze alla pratica clinica è indispensabile per ridurre gli sprechi dovuti al sovra/sottoutilizzo di farmaci, test diagnostici e altri interventi sanitari.

La Fondazione GIMBE ha già previsto una terza edizione: il bando sarà pubblicato il 13 marzo 2015, in occasione della 10a Conferenza Nazionale GIMBE.

Per ulteriori informazioni: www.gimbe4young.it


Download comunicato

 

15 ottobre 2014
La sicurezza del paziente prima di tutto: la blacklist dei farmaci

LA FONDAZIONE GIMBE HA TRADOTTO E ADATTATO LA LISTA DI FARMACI DA EVITARE PUBBLICATA DA PRESCRIRE INTERNATIONAL AL FINE DI OFFRIRE A MEDICI, PAZIENTI E DECISORI UNO STRUMENTO BASATO SULLE EVIDENZE FINALIZZATO A PROTEGGERE LA SALUTE DEI PAZIENTI E AD EVITARE GLI SPRECHI

«Se è vero che una quota consistente degli sprechi in Sanità consegue alla prescrizione ed erogazione di interventi sanitari inefficaci, inappropriati e dal low-value» afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE «è indispensabile ripartire dalle migliori evidenze scientifiche per identificare tali interventi al fine di ridurre le asimmetrie informative tra il mondo della ricerca e quello dell’assistenza sanitaria». Nell’ambito del progetto “Salviamo il Nostro SSN”, la Fondazione GIMBE inaugura sulla rivista Evidence la rubrica “Less is More”, traducendo e adattando al contesto nazionale la lista pubblicata da Prescrire International, rivista d’informazione indipendente sui farmaci che lavora in assoluta indipendenza per fornire a professionisti sanitari e pazienti informazioni chiare, affidabili, aggiornate e scevre da conflitti di interesse e pressioni commerciali.

«I destinatari della lista sono innanzitutto i medici che dovrebbero valutare con estrema cautela la prescrizione di questi farmaci» precisa il Presidente «ma anche le autorità regolatorie, perché allo stato attuale delle conoscenze il profilo rischio-beneficio dei farmaci inclusi è sfavorevole in tutte le indicazioni approvate. Di conseguenza, per un’adeguata tutela dei pazienti, è necessario valutare l’opportunità di mantenerli sul mercato o di limitarne le indicazioni autorizzate». I 54 farmaci della blacklist appartengono a quattro categorie: farmaci con effetti collaterali eccessivi rispetto ai benefici; vecchi farmaci con profilo rischio-beneficio meno favorevole rispetto a nuove molecole; nuovi farmaci con profilo rischio-beneficio meno favorevole rispetto alle alternative; farmaci per i quali non esistono adeguate prove di efficacia, ma è ben documentato il rischio di gravi effetti avversi.

«Anche quando non esistono alternative soddisfacenti a questi farmaci» continua il Presidente «non è mai giustificato in assenza di prove di efficacia esporre i pazienti a rischi severi, anche nelle gravi patologie. In assenza di trattamenti efficaci nel migliorare la prognosi della malattia, l’opzione migliore è sempre rappresentata da una terapia di supporto personalizzata, perché la sicurezza del paziente viene prima di tutto».

L’articolo integrale è disponibile a: www.evidence.it/blacklist-farmaci


Download comunicato

 

26 settembre 2014
I LEA 14 anni dopo: la revisione è necessaria ma non sufficiente

CONTRO LE INNUMEREVOLI ASIMMETRIE INFORMATIVE CHE ALIMENTANO CONSUMISMO SANITARIO E SPRECHI NEL NOSTRO SSN E’ INDISPENSABILE UNA METODOLOGIA RIGOROSA E TRASPARENTE PER LA DEFINIZIONE, l’AGGIORNAMENTO  E IL MONITORAGGIO DEI LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA

Con questo monito Nino Cartabellotta ─ Presidente della Fondazione GIMBE ─ è intervenuto alla sessione inaugurale del 7° Congresso Nazionale della Società Italiana di Health Technology Assessment: in vista della imminente revisione annunciata dal Patto per la Salute 2014-2016, il Presidente ha ripercorso  14 anni della storia legislativa e applicativa dei LEA, soffermandosi su promesse mancate e nuove sfide relative all’articolazione dei LEA, ai criteri di definizione e aggiornamento e al loro monitoraggio.

«Per garantire la sostenibilità del SSN il denaro pubblico deve finanziare solo servizi, prestazioni e interventi sanitari efficaci, appropriati e dall’high value. Purtroppo il DPCM sui LEA non codifica, o quantomeno non dettaglia in maniera analitica, prestazioni e procedure: al fine di definire criteri di appropriatezza professionale, oltre che organizzativa, è necessario dunque identificare all’interno dei sottolivelli dei LEA la gamma dei servizi da organizzare e, nell’ambito di tali servizi, definire quali prestazioni sanitarie includere nei LEA (liste positive) e quali escludere (liste negative)».

«Oggi – continua Cartabellotta – la criticità più rilevante non è l'aggiornamento dei LEA in quanto tale, ma risiede nelle metodologie utilizzate sia per definire l'elenco delle prestazioni da includere/escludere, sia per integrare le migliori evidenze nella definizione e aggiornamento dei LEA. Non dimentichiamo che, secondo quanto dettato dal DPCM 29-11-2001 i LEA includono “Tipologie di assistenza, servizi e prestazioni sanitarie che presentano, per specifiche condizioni cliniche, evidenze scientifiche di un significativo beneficio in termini di salute, individuale o collettiva, a fronte delle risorse impiegate”, mentre escludono quelli che “non soddisfano il principio dell’efficacia e della appropriatezza o non soddisfano il principio dell’economicità nell’impiego delle risorse”. Questi sacrosanti principi di evidence-based policy making devono essere confermati con i fatti, oppure completamente rivisti se non ritenuti più validi».

Riguardo al monitoraggio il Presidente ha sottolineato che «L'adempimento dei LEA non può essere una partita giocata esclusivamente tra Stato e Regioni con finalità quasi esclusivamente finanziarie, ma deve coinvolgere attivamente tutti i livelli organizzativi e operativi del SSN. È indispensabile pertanto ampliare il numero e la tipologia di indicatori per valutare gli adempimenti LEA delle Regioni, identificare a cascata set di indicatori più specifici da integrare negli obiettivi delle aziende sanitarie e dei professionisti e sperimentare sistemi premianti a tutti i livelli correlati al raggiungimento degli obiettivi definiti dai LEA».

Visto che il DPCM sui LEA afferma che "Le prestazioni innovative per le quali non sono disponibili sufficienti e definitive evidenze scientifiche di efficacia possono essere erogate esclusivamente nell’ambito di appositi programmi di sperimentazione il Presidente chiede «Con quali fondi dovrebbero essere avviati queste sperimentazioni se tra i progetti finanziati dalla ricerca finalizzata (130 mln per gli anni 2011-2012) domina la ricerca di base, fa un timido capolino la ricerca clinica e la ricerca sui servizi sanitari è di fatto inesistente?».

Infine il Presidente ha lanciato una scottante provocazione per sottolineare quanto la definizione dei LEA segua troppo spesso logiche di consenso sociale e politico: «Lo Stato e la maggior parte delle Regioni non hanno ritenuto meritevole di alcuna discussione l’opportunità di inserire la fecondazione eterologa nei LEA. Ma se il diritto alla maternità deve essere tutelato, allora dovrebbero essere a carico del SSN anche i costi che le coppie sostengono per le adozioni!»


Download comunicato

 

15 settembre 2014
Nuovi tagli al SSN? La salute degli Italiani vale più di 80 euro in Sanità

RIMBORSARE CON IL DENARO PUBBLICO SOLO QUELLO CHE FUNZIONA E SERVE ALLA NOSTRA SALUTE. STOP A SERVIZI E PRESTAZIONI SANITARIE INUTILI E DANNOSI, DIFESI STRENUAMENTE PER MERE LOGICHE DI CONSENSO ELETTORALE, E ALLE FALSE INNOVAZIONI PROPOSTE DAL SEDUTTIVO MERCATO DELLA SALUTE E CALDEGGIATE DALLE LOBBIES PROFESSIONALI

Con questo monito Nino Cartabellotta ─ Presidente della Fondazione GIMBE ─ interviene nell’acceso dibattito sui nuovi possibili tagli alla Sanità pubblica.  «Per effettuare una sana spending review in Sanità non serve l’accetta, ma una chirurgia superselettiva» afferma Cartabellotta «finalizzata ad eliminare miliardi di euro/anno di inaccettabili sprechi che si annidano a tutti i livelli: politico, organizzativo, professionale e sociale».

«Il tema della sostenibilità del SSN non può essere affrontato esclusivamente sotto il segno della finanza pubblica» prosegue il Presidente «Occorre  mirare al duplice obiettivo di tagliare gli sprechi e investire su servizi e prestazioni sottoutilizzate, sotto il segno delle migliori evidenze scientifiche. Considerato che la maggior parte degli sprechi conseguono al limitato trasferimento delle evidenze alla pratica clinica e all’organizzazione dei servizi sanitari, la sostenibilità del SSN non può più prescindere da adeguati investimenti per migliorare la produzione delle conoscenze, il loro utilizzo da parte dei professionisti e la governance dell'intero processo per trasferire le conoscenze all'assistenza sanitaria».

«Senza un’adeguata programmazione e una governance nazionale» continua Cartabellotta «la spending review “interna” alla Sanità definita dal Patto per la Salute rischia di rimanere lettera morta. Infatti, se è sacrosanto che tutte le risorse recuperate rimangano nel comparto sanitario, in assenza di chiari obiettivi di disinvestimento e riallocazione, la maggior parte delle Regioni non riuscirà mai nella duplice titanica impresa di tagliare gli sprechi e investire su servizi e prestazioni sottoutilizzate, oltre che effettuare i necessari investimenti strutturali».

«Dal momento che nel programma dei mille giorni non s’intravedono impegni concreti per la Sanità, il Governo deve, una volta per tutte, scoprire le sue carte» conclude il Presidente «Delle due l’una: o manca un disegno in grado di generare consenso, oppure il disegno esiste, ma è meglio non renderlo pubblico perché rischia di generare un dissenso generale. In particolare, se il Governo è stato realmente sedotto dal “venticello europeo” che intende liberarsi di una consistente parte della spesa pubblica destinata alla Sanità meglio non parlarne. Peccato che questo “assordante silenzio”  stia in realtà spianando la strada all'intermediazione assicurativa e finanziaria dei privati e sfilando dalle tasche degli italiani un servizio sanitario pubblico, conquista sociale difficilmente compensabile con 80 euro al mese!».


Download comunicato

 

9 settembre 2014
Health Technology Assessment: stop alle false innovazioni in Sanità

OGGI È INDISPENSABILE VALUTARE CONTINUAMENTE L’EFFICACIA, LA SICUREZZA E L’IMPATTO ECONOMICO DELLE TECNOLOGIE SANITARIE PER TUTELARE LA SALUTE PUBBLICA E CONTRIBUIRE ALLA SOSTENIBILITÀ DEL SSN

«La sostenibilità del nostro SSN» afferma il Presidente Nino Cartabellotta «è continuamente minata dalla proliferazione incontrollata di tecnologie sanitarie spalleggiata dalle crescenti aspettative di cittadini e pazienti, oggi regrediti al ruolo di consumatori di servizi e prestazioni sanitarie. Di fronte all’espansione di un “mercato della salute” continuamente invaso da innumerevoli false innovazioni, non è più differibile una governance istituzionale delle tecnologie sanitarie attraverso una sistematica attività di Health Technology Assessment (HTA)».

«Nell’ultimo ventennio in Italia » continua Cartabellotta « diversi fattori hanno reso il SSN un acquirente disinformato di tecnologie sanitarie: la limitata cultura dell’HTA, enfatizzata sino al 2007 dall’assenza di un’agenzia nazionale; lo scarso coinvolgimento degli stakeholders; l’input all’acquisizione di tecnologie proveniente dal mondo clinico in maniera autoreferenziale e spesso condizionato da conflitti d’interesse; l’estremo turn over delle tecnologie sanitarie, mantenuto dall’industria per sostenere il mercato; il filtro “a maglie larghe” delle autorità regolatorie spesso incapaci di arginare il mercato delle false innovazioni; le autonomie regionali che hanno impedito l’attuazione di una forte politica nazionale di HTA».

«Anche se con notevole ritardo rispetto ad altri paesi, l’HTA è divenuta anche in Italia oggetto di crescente interesse e acceso dibattito in ambito sanitario, per le sue potenzialità di indirizzare le decisioni di politica sanitaria » conclude il Presidente. «In questa direzione, è di grande rilevanza che un documento di programmazione sanitaria quale il Patto per la Salute 2014-2016 abbia identificato nell’HTA lo strumento per la governance di dispositivi medici (articolo 26) e farmaci (articolo 27)».

Per tutti gli stakeholders impegnati in attività di HTA, la Fondazione GIMBE ha realizzato la traduzione italiana di una checklist finalizzata a uniformare la metodologia di conduzione degli HTA report e a consentire agli utilizzatori di valutarne qualità e affidabilità. La checklist è stata realizzata dall’INAHTA (International Network of Agencies of Health Technology Assessment), il network internazionale che coordina l’attività di 53 agenzie, di cui tre italiane (Age.Na.S, Agenzia Sociale e Sanitaria Emilia Romagna, Unità di Valutazione delle Tecnologie del Policlinico Gemelli).

La traduzione ufficiale della checklist INAHTA è disponibile gratuitamente a: www.gimbe.org/INAHTA


Download comunicato

 

14 aprile 2014
Bando per l'erogazione di 30 Borse di Studio

Nell’ambito del progetto GIMBE4Young, la Fondazione GIMBE indice una selezione nazionale per l’attribuzione di n. 30 borse di studio, ciascuna del valore nominale di € 800,00, destinate a laureati in Medicina e Chirurgia e Professioni Sanitarie e a specializzandi.

Le borse di studio, interamente sostenute dalla Fondazione GIMBE, saranno destinate alla partecipazione al corso di formazione “Evidence-based Practice” (Bologna, 19-20 dicembre 2014 e 15-16 gennaio 2015), permettendo agli assegnatari di acquisire l’EBP core curriculum, set di conoscenze, attitudini e skills necessarie a tutti i professionisti sanitari, certificato dall’EU-EBM Unity Project.

La scadenza del bando è fissata al 29 agosto 2014.

Per ulteriori informazioni: www.gimbe4young.it/bando2014


Download comunicato

 

1 aprile 2014
Revisione Titolo V: necessaria ma non sufficiente

FONDAMENTALE ELIMINARE LA LEGISLAZIONE CONCORRENTE CHE RAPPRESENTA UN FATTORE DI COMPLICAZIONE ISTITUZIONALE, MA IL TESTO ATTUALE NON GARANTISCE LA RIDUZIONE DELLE DISEGUAGLIANZE REGIONALI. LA COSTITUZIONE DEVE ASSEGNARE ESPLICITAMENTE ALLO STATO NON SOLO LA DEFINIZIONE, MA ANCHE LA VERIFICA DEI LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA.

È questo il commento della Fondazione GIMBE alle proposte del Governo di restyling del Titolo V della Costituzione per ciò che riguarda la materia sanitaria.

«L’eliminazione della legislazione concorrente Stato e Regioni dovrebbe porre fine alla eccessiva frammentazione che oggi rappresenta un fattore di grave complicazione istituzionale» – afferma il Presidente Nino Cartabellotta. « La ridefinizione delle competenze "esclusive" dello Stato e di quelle "residuali" delle Regioni dovrebbe facilitare quella leale collaborazione tra Stato e Regioni, indispensabile per garantire il diritto costituzionale alla salute e la responsabilità pubblica della sua tutela».

«Tuttavia – continua il Presidente – secondo quanto contenuto nel Rapporto GIMBE sul SSN, la revisione del Titolo V è necessaria, ma non sufficiente perché è indispensabile potenziare le capacità di indirizzo e verifica dello Stato sui 21 servizi sanitari regionali, attraverso quattro interventi finalizzati a prevenire le diseguaglianze regionali in termini di offerta di servizi e prestazioni sanitarie, di appropriatezza di processi clinici e organizzativi e di esiti di salute:

  • (Ri)definizione a livello nazionale dei requisiti minimi di accreditamento per tutte le strutture sanitarie pubbliche e private e conseguente verifica.
  • (Ri)definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (LEA) articolando, oltre che i livelli, i sottolivelli e i servizi, anche le prestazioni e le procedure, al fine di identificare gli standard di appropriatezza professionale e organizzativa.
  • Definizione di un set multidimensionale di indicatori condiviso con le Regioni, per valutare le performance sanitarie in tutto il territorio nazionale utilizzando le stesse “unità di misura”.
  • Produzione e continuo aggiornamento di standard nazionali, quali linee guida, report di health technology assessment, strumenti decisionali per i pazienti, che sintetizzino con adeguato rigore metodologico le migliori evidenze disponibili per guidare pianificazione e organizzazione dei servizi sanitari, pratica clinica e informazione dei cittadini.

«Anche se la maggior parte di questi interventi sono di natura “tecnica”, la lettera m) dell’articolo 117 – precisa Cartabellotta – rimane orfana di una parola indispensabile per garantire l’uniformità dei LEA, perché allo Stato non spetta solo di determinare i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, ma anche di verificarli con uno strumento più analitico della “griglia LEA” attualmente utilizzata. Considerare la verifica un aspetto esclusivamente tecnico, non citandola nella riforma del Titolo V, rischia (involontariamente?) di indebolire ulteriormente lo Stato, legittimando le peggiori autonomie regionali, oggi di fatto rafforzate dalla eliminazione della legislazione concorrente».

«In linea con le azioni proposte dal Rapporto GIMBE sul SSN – conclude Cartabellotta – la Fondazione GIMBE suggerisce di modificare la lettera m) del secondo comma dell’articolo 117 in “determinazione e verifica dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”».


Download comunicato

 

25 marzo 2014
Lettera aperta a Matteo Renzi

PER SALVARE LA SANITÀ PUBBLICA SERVE UNA SPENDING REVIEW EFFICACE, MA INDOLORE

Caro Presidente,
il vento di fiduciosa speranza che ha salutato il Suo mandato di Premier giovane, dinamico e con una irrefrenabile voglia di cambiare il Paese, non ha ancora conquistato gli addetti ai lavori della Sanità pubblica che restano in attesa di chiare risposte della politica sul futuro del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Infatti, da diversi anni il diritto costituzionale alla salute dei cittadini italiani è subordinato alle esigenze della finanza pubblica che attraverso 25 miliardi di tagli lineari hanno colpito il cuore pulsante del SSN: il taglio dei posti letto in assenza di una adeguata riprogrammazione dei servizi territoriali e il blocco del turnover del personale hanno messo in crisi l'erogazione dell'assistenza sanitaria anche nelle Regioni virtuose, e fatto precipitare la qualità dei servizi in quelle “dissennate”.
A fronte del decremento del finanziamento pubblico, il Patto per la Salute, oggi più che mai strumento principale per ridisegnare il sistema sanitario, continua a rimanere al palo per l’incertezza sulle risorse assegnate in un clima istituzionale che, invece che essere basato su una leale collaborazione, ha ormai raggiunto toni esasperati.

Indubbiamente i Suoi ambiziosi programmi per il rilancio del Paese richiedono tanti soldi che devono essere assolutamente recuperati, ma il piano preliminare del commissario Cottarelli non ha adeguatamente personalizzato la spending review per la Sanità, dove serve una chirurgia superselettiva per eliminare oltre 20 miliardi di euro/anno di inaccettabili sprechi che si annidano a tutti i livelli: politico, organizzativo, professionale e sociale. Inoltre la sacrosanta e condivisa proposta di effettuare una spending review “interna” alla Sanità ha risvolti imprevedibili senza un’adeguata programmazione e una governance nazionale. Infatti, se è indubbio che tutte le risorse recuperate devono rimanere nel comparto sanitario, in assenza di chiari obiettivi di disinvestimento e riallocazione, la maggior parte delle Regioni non riuscirà mai nella duplice titanica impresa di tagliare gli sprechi e investire su servizi e prestazioni sottoutilizzate, oltre che effettuare i necessari investimenti strutturali.

Caro Presidente, visto che «davanti a questa sfida abbiamo il gusto di provare a fare sogni più grandi e accompagnarli a una concretezza precisa», Le scrivo a nome di 60 milioni di cittadini italiani che non vogliono rinunciare a un servizio sanitario pubblico, per suggerirLe che la programmazione di una spending review efficace e indolore in Sanità deve tenere conto delle numerose variabili che ne caratterizzano il DNA, molto diverso da quello degli altri settori della pubblica amministrazione.

La spending review deve partire dalla consapevolezza politica, manageriale, professionale e sociale che la Sanità è l'unico mercato condizionato dall'offerta e costituisce una delle principali fonti di consumismo da parte dei cittadini. Si tratta di un mercato complesso ed estremamente articolato attorno al quale ruotano gli interessi di numerosi protagonisti: politica (Stato, Regioni e Province Autonome), aziende sanitarie pubbliche e private, manager, professionisti sanitari e cittadini, ma anche l’Università, le società scientifiche, gli ordini e i collegi professionali, i sindacati, le associazioni di pazienti, l'industria farmaceutica e biomedicale etc.
Il pianeta Sanità è caratterizzato da un inestricabile mix di complessità, incertezze, asimmetrie informative, qualità poco misurabile, conflitti di interesse, corruzione, estrema variabilità delle decisioni cliniche, manageriali e politiche: la variabile combinazione di questi fattori permette ai diversi stakeholders un tale livello di opportunismo da rendere il sistema poco controllabile. In particolare, i conflitti di interesse - assolti sulla pubblica piazza perché "così fan tutti" - minano continuamente integrità e sostenibilità del SSN, alimentando una quota consistente di sprechi con la diffusione di servizi, interventi e prestazioni sanitarie superflue, favorendo comportamenti opportunistici, sino a frodi e abusi penalmente rilevanti.
Il tema della sostenibilità della Sanità pubblica non può essere affrontato esclusivamente "sotto il segno della finanza pubblica", perché occorre tenere in considerazione numerosi fattori che negli ultimi vent’anni hanno silenziosamente indebolito il SSN: le mutate condizioni demografiche e sociali, la crescente introduzione sul mercato di false innovazioni tecnologiche, le conseguenze della modifica del Titolo V, il perpetuarsi delle ingerenze della politica partitica nella programmazione sanitaria, la grande incompiuta dei livelli essenziali di assistenza, le aziende sanitarie ormai trasformate in produttori in competizione di servizi e prestazioni, l'evoluzione del rapporto paziente-medico e l'involuzione del cittadino in consumatore.
Tutti i sistemi sanitari del XXI secolo devono fronteggiare numerosi problemi che prescindono dalla disponibilità di ulteriori risorse, anzi spesso conseguono a una eccessiva medicalizzazione della società: le inaccettabili variabilità di processi ed esiti assistenziali, l'aumento dei rischi per i pazienti, gli sprechi e l'incapacità del sistema a massimizzare il value, le diseguaglianze e le iniquità, l'incapacità a prevenire le malattie.
La sostenibilità di un sistema sanitario, indipendentemente dalla sua natura (pubblico, privato, misto) e dalla quota di PIL destinata alla Sanità, non può più prescindere da adeguati investimenti per migliorare la produzione delle conoscenze, il loro utilizzo da parte dei professionisti e la governance dell'intero processo per trasferire le conoscenze all'assistenza sanitaria. Infatti, la maggior parte degli sprechi conseguono proprio al limitato trasferimento delle evidenze scientifiche alla pratica clinica e all'organizzazione dei servizi sanitari.

A un anno dal lancio del progetto “Salviamo il Nostro Servizio Sanitario Nazionale”, la Fondazione GIMBE ha presentato lo scorso 14 marzo l'anteprima del Rapporto GIMBE sul SSN, da cui emergono numerose proposte per garantire la sostenibilità della Sanità pubblica, senza la necessità di avventurarsi in politiche perdenti che, spianando la strada all'intermediazione assicurativa e finanziaria dei privati, stanno sfilando dalle tasche degli italiani la più grande conquista sociale: un SSN pubblico, equo e universalistico da difendere e conservare alle future generazioni.

Il primo passo consiste nel riallineare gli obiettivi divergenti e spesso conflittuali dei diversi stakeholders, rimettendo al centro quello assegnato al SSN dalla legge 833/78 che lo ha istituito, ovvero: "promuovere, mantenere, e recuperare la salute fisica e psichica di tutta la popolazione".
Servono coraggiose disruptive innovations, innovazioni di rottura che creano una netta discontinuità rispetto al passato e che oggi sembrano avere maggiori probabilità di essere attuate visto il clima di rinnovamento promesso ai cittadini italiani con lo slogan «proviamo ad andare controcorrente».
E' indispensabile utilizzare le conoscenze in tutte le decisioni politiche, manageriali e professionali che riguardano la salute delle persone e ridurre le asimmetrie informative nei confronti dei cittadini. Il SSN non può più finanziare servizi e prestazioni sanitarie inefficaci o inappropriate solo per continuare a proteggere lobbies professionali, interessi industriali e clientelismi politici di varia natura. Questo si traduce nell'indifferibile revisione dei livelli essenziali di assistenza che deve ripartire dai tre fondamentali principi di evidence-based policymaking mirabilmente enunciati dal DM 29 novembre 2001, ma purtroppo mai attuati: i LEA devono includere quanto è di provata efficacia-appropriatezza, escludere quanto di provata inefficacia-inappropriatezza e sperimentare interventi, servizi e prestazioni sanitarie di dubbia efficacia e appropriatezza. A tal proposito, almeno 1% della quota di risorse ripartita alle singole Regioni deve essere investita in ricerca sui servizi sanitari per fornire risposte sulle priorità di salute orfane di evidenze.
Le politiche volte a preservare il SSN richiedono un'adeguata (ri)programmazione sanitaria che deve ripartire dai bisogni assistenziali e sociali delle persone, coinvolgendo tutte le categorie di stakeholders e tenendo conto dell'epidemiologia di malattie e condizioni, di efficacia, appropriatezza e costo-efficacia degli interventi sanitari e dei servizi già esistenti, una elementare "triangolazione" mai applicata nel nostro Paese.
E' indispensabile mettere in atto azioni concrete per una rigorosa governance dei conflitti di interesse di tutti gli stakeholders, perché la sopravvivenza della Sanità pubblica è indissolubilmente legata all'integrità morale e alla professionalità di tutti gli attori coinvolti.

Caro Presidente, per salvare la più grande conquista sociale dei cittadini italiani non servono dunque grandi riforme, ma azioni mirate e innovazioni di rottura che richiedono volontà politica, un'adeguata (ri)programmazione sanitaria basata sulle conoscenze, un management rigenerato, una rigorosa governance dei conflitti di interesse, l'impegno collaborativo di tutti i professionisti sanitari e la riduzione delle aspettative dei cittadini nei confronti di una medicina mitica e di una sanità infallibile.

Non perda l'occasione di essere ricordato come il Premier che ha salvato il nostro SSN:  dia una vigorosa spallata alle vecchie logiche che hanno trasformato la Sanità italiana una "mangiatoia". Punti a realizzare in Sanità una sana spending review, rimborsando con il denaro pubblico solo quello che funziona e serve alla nostra salute e non servizi e prestazioni sanitarie inutili e spesso dannosi, difesi strenuamente dalle amministrazioni regionali e locali per mere logiche di consenso elettorale,o le false innovazioni abilmente proposte dal seduttivo mercato della salute e prontamente caldeggiate da innumerevoli lobbies professionali.

Caro Presidente, se in questo clima di grande rinnovamento non sapremo cogliere questa opportunità, bisognerà riformulare l'articolo 32 della Costituzione, sostituendo "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo" con "La Repubblica contribuisce a tutelare la salute come fondamentale diritto dell'individuo". Perché di fronte all'Europa e al mondo intero sarebbe anacronistico continuare a sbandierare un SSN pubblico, equo e universalistico quando oggi i fatti smentiscono l'articolo 32 e i princìpi fondamentali del SSN.

Buon lavoro Presidente Renzi.


Download comunicato

 

17 marzo 2014
9a Conferenza Nazionale GIMBE

Nessuno tocchi la Sanità Pubblica

SECONDO LA FONDAZIONE GIMBE PER SALVARE IL SSN NON SERVONO RIFORME, MA AZIONI MIRATE E INNOVAZIONI DI ROTTURA CHE RICHIEDONO VOLONTA’ POLITICA, UN’ADEGUATA (RI)PROGRAMMAZIONE SANITARIA BASATA SULLE CONOSCENZE, UN MANAGEMENT RIGENERATO, L’IMPEGNO DI TUTTI I PROFESSIONISTI  SANITARI E LA RIDUZIONE DELLE ASPETTATIVE DEI CITTADINI.

Si è tenuta a Bologna il 14 marzo la 9a edizione della Conferenza Nazionale GIMBE, evento gratuito senza sponsor per oltre 500 partecipanti provenienti da tutte le regioni italiane e rappresentativi di tutte le professioni sanitarie, che ha puntato i riflettori sulla più grande conquista sociale dei cittadini italiani: un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico da difendere e garantire alle future generazioni.

Con la presentazione del Rapporto GIMBE sul SSN la Fondazione ha ribadito con fermezza che, nonostante i tagli, la Sanità pubblica rimane sostenibile sia perché almeno 20 miliardi di euro sono sprecati ogni anno in maniera intollerabile, sia perché numerosi problemi del SSN prescindono dalla quantità di risorse a disposizione. Per tutti i protagonisti del pianeta Sanità è giunto pertanto il momento di intraprendere una nuova stagione di collaborazione, mettendo da parte interessi di categoria e futili competizioni, per ridurre gli sprechi e indirizzare il denaro pubblico verso servizi e prestazioni sanitarie efficaci, appropriati e dall’high value. Il Rapporto GIMBE contiene la Carta GIMBE per la Tutela della Salute e del Benessere dei Cittadini Italiani, una vera e propria declinazione dell’articolo 32 della Costituzione che prende in considerazione tutti gli aspetti che oggi condizionano la sostenibilità del SSN: dal diritto costituzionale alla tutela della Salute al finanziamento/sostenibilità del SSN, dai rapporti tra politica e sanità alla programmazione, organizzazione e valutazione dei servizi sanitari, dai professionisti sanitari ai pazienti, dalla ricerca alla formazione continua, dall’integrità alla trasparenza.

Silvio Garattini, Gavino Maciocco, Fausto Nicolini e Tonino Aceti, ospiti del Forum “Perché vogliono smantellare il Servizio Sanitario Nazionale?”, hanno risposto alle provocazioni del Presidente Nino Cartabellotta e alle domande del giornalista Guglielmo Pepe, concordando all’unisono che la Sanità pubblica è al tempo stesso una conquista sociale irrinunciabile, ma anche fonte di sprechi che si annidano a tutti i livelli e che devono essere identificati ed eliminati con “sane” politiche di spending review.

A seguire si è svolta la cerimonia di consegna del Premio Evidence: il riconoscimento è stato assegnato al Prof. Silvio Garattini, Direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, per il costante impegno volto a migliorare l’etica, la trasparenza, l’integrità e l'indipendenza della ricerca clinica, nell'interesse dei pazienti. Il Premio “Salviamo il Nostro SSN” è stato assegnato alla Regione Toscana, per le sue politiche sanitarie che, rappresentando un modello per la sostenibilità della Sanità pubblica, hanno permesso di ottenere rilevanti performance nell'adempimento "Mantenimento dell'Erogazione dei LEA" e nel Programma Nazionale Esiti.

Tredici progetti di eccellenza del Laboratorio Italia, realizzati nelle Aziende sanitarie utilizzando le migliori evidenze disponibili sotto il segno della collaborazione multiprofessionale, hanno dimostrato che salvare il SSN è nei fatti una missione possibile.

I GIMBE Awards individuale e 4Young sono stati assegnati rispettivamente ad Alda Cosola e  Marika Giacometti dell’ASL TO3. L’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna si è aggiudicato il GIMBE Award aziendale.

Il report integrale dell’evento è disponibile online: www.gimbe.org/conferenza2014-report


Download comunicato

 

13 marzo 2014
9a Conferenza Nazionale GIMBE

9a Conferenza Nazionale GIMBE

Evidenze e Innovazioni per la Sostenibilità della Sanità Pubblica

Bologna, Royal Hotel Carlton, 14 marzo 2014

Al via domani la 9a edizione della Conferenza Nazionale GIMBE, che punta i riflettori sulla più grande conquista sociale dei cittadini italiani: un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico da difendere e garantire alle future generazioni. Con la presentazione del Primo Rapporto GIMBE sul SSN la Fondazione intende ribadire con fermezza che, nonostante i tagli, la Sanità pubblica rimane sostenibile perché una quota consistente della spesa sanitaria è attualmente sprecata in maniera intollerabile: spetta a tutti i protagonisti intraprendere una nuova stagione di collaborazione, mettendo da parte interessi di categoria e futili competizioni,  per identificare e ridurre gli sprechi e indirizzare le risorse verso servizi e prestazioni sanitarie efficaci, appropriati e dall’high value.

Al Forum: Perché vogliono smantellare il Servizio Sanitario Nazionale? condotto da Guglielmo Pepe (La Repubblica) parteciperanno Nerina Dirindin (Senatore della Repubblica), Silvio Garattini (Direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri), Gavino Maciocco (Docente Università di Firenze), Fausto Nicolini (Direttore Generale dell’Azienda USL di Reggio Emilia), Tonino Aceti (Coordinatore Nazionale del Tribunale per i Diritti del Malato – Cittadinanzattiva).

In occasione della Conferenza si svolgeranno le cerimonie di consegna del Premio Evidence, assegnato al Prof. Silvio Garattini, Direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, per il costante impegno volto a migliorare l’etica, la trasparenza e l’integrità della ricerca clinica, e del Premio “Salviamo il Nostro SSN”, assegnato alla Regione Toscana  per le sue politiche sanitarie che rappresentano un modello per garantire la sostenibilità della Sanità pubblica.

Per dimostrare che salvare il SSN è una missione possibile, saranno presentati i 13 progetti di eccellenza del Laboratorio Italia realizzati con il contributo di varie categorie di stakeholders, utilizzando le migliori evidenze disponibili sotto il segno della collaborazione multiprofessionale.

L’evento è sostenuto interamente dalla Fondazione GIMBE senza apporto di alcuno sponsor, istituzionale o commerciale. La partecipazione alla Conferenza è gratuita (www.gimbe.org/conferenza2014).


Download comunicato

 

4 marzo 2014
Premio Evidence al Prof. Silvio Garattini

9a Conferenza Nazionale GIMBE

Premio Evidence al Prof. Silvio Garattini

Bologna, Royal Hotel Carlton, 14 marzo 2014

In occasione della Conferenza Nazionale GIMBE (Bologna, 14 marzo 2014) sarà consegnato il Premio Evidence, assegnato ogni anno dalla Fondazione GIMBE a una personalità del mondo sanitario che nel corso della sua carriera professionale si è distinta per la pubblicazione di rilevanti evidenze scientifiche, cliniche o metodologiche, per l’integrazione delle migliori evidenze nelle decisioni professionali, manageriali o di politica sanitaria,  per l’insegnamento dell'Evidence-based Practice a livello universitario, specialistico, di formazione continua.

La seconda edizione del Premio verrà assegnata al Prof. Silvio Garattini, Direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, per il costante impegno volto a migliorare l’etica, la trasparenza e l’integrità della ricerca clinica.

Per informazioni: www.gimbe.org/conferenza2014      


Download comunicato

 

20 febbraio 2014
9a Conferenza Nazionale GIMBE

Evidenze e Innovazioni per la Sostenibilità della Sanità Pubblica

Bologna, Royal Hotel Carlton, 14 marzo 2014

Lo scorso 23 dicembre il Servizio Sanitario Nazionale ha compiuto 35 anni circondato da un assordante silenzio della politica che ha già subordinato il diritto costituzionale alla salute alla crisi finanziaria del Paese, spianando inevitabilmente la strada all’intermediazione finanziaria e assicurativa dei privati.

Nell’attesa di conoscere le posizioni del prossimo esecutivo sulla Sanità pubblica, la Conferenza Nazionale GIMBE mantiene i riflettori puntati sulla più grande conquista sociale dei cittadini italiani: un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico da difendere e garantire alle future generazioni.

Con la presentazione del Primo Rapporto GIMBE sul SSN la Fondazione ribadirà con fermezza che, nonostante i tagli, la Sanità pubblica rimane sostenibile perché una quota consistente della spesa sanitaria è attualmente sprecata in maniera intollerabile. E’ indispensabile però che tutti i protagonisti, mettendo da parte interessi di categoria e futili competizioni, intraprendano una nuova stagione di collaborazione per identificare e ridurre gli sprechi e indirizzare le risorse verso servizi e prestazioni sanitarie efficaci, appropriati e dall’high value.

Al Forum: Perché vogliono smantellare il Servizio Sanitario Nazionale? parteciperanno Nerina Dirindin (Senatore della Repubblica), Silvio Garattini (Direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri), Gavino Maciocco (Docente Università di Firenze), Fulvio Moirano (Direttore dell’Age.Na.S.), Fausto Nicolini (Direttore Generale dell’Azienda USL di Reggio Emilia), Tonino Aceti (Coordinatore Nazionale del Tribunale per i Diritti del Malato – Cittadinanzattiva).

Per dimostrare che salvare il SSN è una missione possibile, saranno presentati i 13 progetti di eccellenza del Laboratorio Italia realizzati con il contributo di varie categorie di stakeholders, utilizzando le migliori evidenze disponibili sotto il segno della collaborazione multiprofessionale,

L’evento è sostenuto interamente dalla Fondazione GIMBE senza apporto di alcuno sponsor, istituzionale o commerciale.

La partecipazione alla Conferenza è gratuita (www.gimbe.org/conferenza2014).


Download comunicato

 

28 gennaio 2014
La politica sta smantellando la Sanità pubblica

IL GOVERNO SI SBARAZZA DI UNA CONSISTENTE QUOTA DI SPESA PUBBLICA E IMBOCCA SENZA TROPPI CLAMORI LA STRADA DELL'INTERMEDIAZIONE ASSICURATIVA E FINANZIARIA DEI PRIVATI, METTENDO IN DISCUSSIONE L’ARTICOLO 32 DELLA COSTITUZIONE E I PRINCIPI FONDAMENTALI DEL SSN

È questo l’allarme lanciato dalla Fondazione GIMBE, che chiede alle Istituzioni di fare chiarezza sulla lenta e silenziosa progressione verso uno smantellamento della Sanità pubblica, che sta subdolamente sfilando dalle tasche dei cittadini la più grande conquista sociale.

«Mettendo in fila i vari segnali si identifica una strategia politica ben precisa, anche se non esplicitamente dichiarata» - afferma il Presidente Nino Cartabellotta. «Il Ministero dell'Economia e delle Finanze  ha progressivamente stretto i cordoni della borsa e il Governo, ormai sbarazzatosi di una consistente quota di spesa pubblica destinata alla Sanità, ha imboccato senza troppi clamori la strada dell'intermediazione assicurativa e finanziaria dei privati».

Le anticipazioni del primo Rapporto GIMBE sul SSN – che sarà presentato a Bologna il prossimo 14 marzo – consentono di ricostruire le tappe principali dello smantellamento.

  • Il 17 dicembre 2012 l’ex Ministro Balduzzi rende noto che per il periodo 2012-2015 la sommatoria di varie manovre finanziarie sottrae alla sanità pubblica una cifra prossima ai 25 mld (oltre 30 secondo la Conferenza Stato-Regioni).
  • Il 28 aprile 2013 la nomina dell'accoppiata Saccomanni-Lorenzin lascia intuire la volontà del nuovo esecutivo: subordinare la programmazione sanitaria alle decisioni del Ministero dell'Economia e delle Finanze, inevitabilmente dettate dalla crisi finanziaria del Paese.
  • Il 23 settembre 2013 la nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (DEF) programma un definanziamento che riduce la quota di PIL destinata alla Sanità pubblica dal 7.1% al 6.7%Il DEF mette in discussione il principio costituzionale dell'universalità delle prestazioni, lasciando  intravedere un SSN con meno tutele pubbliche e più risposte private.
  • La Legge di Stabilità, approvata il 20 dicembre 2013, conferma ulteriormente la linea del Governo: in conseguenza delle misure sul pubblico impiego, il finanziamento per la Sanità viene ridotto di 540 mln nel 2015 e di 610 mln nel 2016.
  • Il 22 gennaio, in occasione dell’audizione alla Commissione Affari Sociali della Camera, il Ministro Lorenzin rassicura sul “budget certo fino al 2017”: precisamente 109.902 mld per il 2014, 113,452 mld per il 2015, 117.563 per il 2016 e 122 mld per il 2017. Sfortunatamente, a seguito del definanziamento programmato dal DEF, si tratta solo di proiezioni sulle stime ufficiali che confidano in una ottimistica ripresa del PIL.

«La presunta non sostenibilità del SSN – puntualizza Cartabellotta – costituisce solo un alibi per fare a pezzi la Sanità pubblica e i continui allarmi lanciano un preciso assist a politiche di privatizzazione che lasceranno scoperti servizi essenziali per le persone meno abbienti e faranno proliferare i settori profit con l’inevitabile impennata di prestazioni inappropriate. Ecco perché la Fondazione GIMBE ribadisce che nonostante i tagli, il SSN rimane sostenibile»

«Prima di rinunciare alla più grande conquista sociale dei cittadini italiani – puntualizza Cartabellotta – è indispensabile identificare e ridurre inefficienze e sprechi annidati a tutti i livelli, che secondo quanto stimato dal Rapporto GIMBE ammontano a oltre 20 mld di euro/anno. Solo attraverso una riorganizzazione dell’offerta di servizi e prestazioni sanitarie che tenga conto di tali sprechi è possibile mantenere sostenibile il SSN, perché in caso contrario le eventuali risorse aggiuntive finirebbero per finanziare gli sprechi stessi».

«La politica – conclude Cartabellotta – non dovrebbe mai perdere di vista che rinunciare a un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico significa compromettere non solo la salute dei cittadini, ma soprattutto la dignità e la loro capacità di realizzare ambizioni e obiettivi che rappresentano il vero ritorno degli investimenti pubblici, perché se la Salute è di tutti, la Sanità deve essere per tutti».

www.salviamo-SSN.it


Download comunicato

 

17 gennaio 2014
GIMBE4YOUNG: 30 giovani promesse per la Sanità del futuro

Grande successo del corso riservato ai vincitori delle borse di studio della Fondazione GIMBE

Si conclude il corso di formazione Evidence-based Practice, riservato ai vincitori delle borse di studio bandite dalla Fondazione GIMBE. Grazie a questa opportunità 30 studenti e giovani professionisti sanitari under 30, provenienti da 14 regioni italiane, hanno acquisito conoscenze e competenze indispensabili per il loro aggiornamento continuo, secondo quanto standardizzato dall’Evidence-based Practice core curriculum, certificato a livello europeo dall’EU-EBM Unity Project: capacità di identificare dalla pratica quotidiana i propri gap di conoscenza, ricercare attivamente informazioni valide, rilevanti e applicabili e integrarle nelle decisioni clinico-assistenziali.

«Nessun professionista sanitario oggi può fare a meno di strumenti e competenze per ricercare e valutare criticamente le migliori evidenze scientifiche» afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE. «Infatti, anche se la partecipazione a congressi e corsi rappresenta la modalità principale per acquisire i crediti secondo quanto previsto dal Sistema Nazionale di Formazione Continua, ciascun professionista deve essere in grado di identificare dalla pratica quotidiana i propri gap di conoscenza, ricercare attivamente informazioni valide, rilevanti e applicabili e integrarle nelle decisioni cliniche».

«Purtroppo oggi – precisa il Presidente – il crescente sovraccarico dell’informazione biomedica rende estremamente complessa questa modalità di aggiornamento, perché solo il 5% della letteratura pubblicata “merita” di essere realmente integrata nelle decisioni cliniche».

Sulla base del successo dell’iniziativa, testimoniato dalle oltre 350 candidature, la Fondazione GIMBE ha già messo in cantiere una seconda edizione: il bando sarà pubblicato il 14 marzo 2014, in occasione della 9a Conferenza Nazionale GIMBE.

Per ulteriori informazioni: www.gimbe4young.it


Download comunicato

 

17 dicembre 2013
GIMBE4YOUNG: nuove competenze per i professionisti sanitari del futuro

Al via il corso EBP riservato ai vincitori delle borse di studio della Fondazione GIMBE

Grazie alle borse di studio interamente sostenute dalla Fondazione GIMBE per un valore complessivo di 24.000 euro, 30 studenti e giovani professionisti sanitari under 30, provenienti da 14 regioni e selezionati tra oltre 350 candidati parteciperanno al corso di formazione Evidence-based Practice.

Il corso, della durata di 32 ore, permetterà ai partecipanti di acquisire conoscenze e competenze indispensabili per il loro aggiornamento continuo, secondo quanto standardizzato dall’Evidence-based Practice core curriculum, certificato a livello europeo dall’EU-EBM Unity Project.

«Nessun professionista sanitario oggi può fare a meno di strumenti e competenze per ricercare e valutare criticamente le migliori evidenze scientifiche» afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE. «Infatti, anche se la partecipazione a congressi e corsi di formazione rappresenta di fatto la modalità principale per acquisire i crediti secondo quanto previsto dal Sistema Nazionale di Formazione Continua, ciascun professionista deve essere in grado di identificare dalla pratica quotidiana i propri gap di conoscenza, ricercare attivamente informazioni valide, rilevanti e applicabili e integrarle nelle decisioni cliniche».

«Purtroppo oggi – precisa il Presidente – il crescente sovraccarico dell’informazione biomedica rende estremamente complessa questa modalità di aggiornamento, anche perché solo il 5% della letteratura pubblicata “merita” di essere realmente integrata nelle decisioni cliniche».

«Considerato che, ad eccezione di realtà isolate, metodi e strumenti dell’Evidence-based Practice non sono stati ancora introdotti formalmente nella formazione di base del medico e delle professioni sanitarie – conclude Cartabellotta – la Fondazione GIMBE ha lanciato questa iniziativa che ha suscitato un enorme interesse nelle nuove generazioni di professionisti sanitari. Per questo nel 2014 abbiamo già previsto una seconda edizione dell’iniziativa, confidando di poterne attivare altre grazie ad eventuali sponsorship».

 

Per ulteriori informazioni: www.gimbe4young.it


Download comunicato

 

14 novembre 2013
AllTrials: le nuove proposte per una ricerca trasparente

La Fondazione GIMBE pubblica la versione italiana del manifesto dell’iniziativa AllTrials

La recente revisione della Dichiarazione di Helsinki, che contiene i principi etici per la ricerca sugli esseri umani, afferma che tutti i ricercatori impegnati nella conduzione di un trial clinico dovrebbero registrarlo e riportarne i risultati. Purtroppo, a fronte di milioni di volontari che hanno partecipato a trial finalizzati ad aumentare le conoscenze sugli effetti dei trattamenti per diverse malattie, un principio etico di simile portata continua ad essere largamente ignorato. Di conseguenza, informazioni rilevanti su metodi e risultati dei trial rischiano di rimanere nascoste per sempre a medici e ricercatori, influenzando le decisioni terapeutiche, impedendo di erogare un’assistenza sanitaria realmente evidence-based e contribuendo all’inutile duplicazione della ricerca con ingente spreco di risorse.

Per tali ragioni nel gennaio 2013 è stata lanciata l’iniziativa AllTrials, promossa da organizzazioni internazionali (Bad Science, BMJ, Centre for Evidence-based Medicine, Cochrane Collaboration, James Lind Initiative, Public Library of Science, Sense About Science), già sottoscritta da oltre 50.000 pazienti, medici e ricercatori di tutto il mondo.

La Fondazione GIMBE, che sostiene attivamente l’iniziativa in Italia (www.gimbe.org/alltrials), ha realizzato la versione italiana del manifesto recentemente pubblicato da AllTrials. Nato da un confronto continuo tra diverse organizzazioni internazionali, il documento contiene numerose proposte per raggiungere l’obiettivo di registrare tutti i trial e riportarne tutti i risultati, grazie al coinvolgimento internazionale di enti regolatori, registri di trial, finanziatori, Università e Istituzioni di ricerca, associazioni professionali e società scientifiche, riviste biomediche, pazienti e ricercatori.

Il manifesto di AllTrials riporta le proposte per i diversi stakeholders della ricerca, finalizzate a migliorare il reporting di un trial clinico, relativamente a quattro set di informazioni:

  1. Dati relativi alla registrazione del trial
  2. Sintesi dei risultati del trial
  3. Dati completi su metodi e risultati del trial
  4. Dati dei singoli pazienti

La versione italiana integrale del manifesto di AllTrials è disponibile a: www.evidence.it/alltrials


Download comunicato

 

7 novembre 2013
Investire nelle conoscenze per garantire la sostenibilità dei sistemi sanitari

La EBHC International Joint Conference (Taormina, 30 ottobre – 2 novembre 2013) - organizzata dalla Fondazione GIMBE in collaborazione con la International Society for Evidence-based Health Care - ha lanciato un preciso messaggio: la sostenibilità di ogni sistema sanitario è condizionata dalla sua capacità di governare adeguatamente il processo di produzione, utilizzo e trasferimento delle conoscenze scientifiche.

 

Nel ribadire che la sostenibilità dei sistemi sanitari è una sfida globale, la conferenza ha promosso un approccio evidence-based all’assistenza sanitaria, alla formazione e alla ricerca perché le migliori evidenze devono guidare tutte le decisioni che riguardano la salute delle persone. Quasi 200 professionisti provenienti da 35 paesi di tutti i continenti per una vivace kermesse di sessioni plenarie, workshop e gruppi di lavoro, coordinati da leader di fama mondiale: 6 interventi preordinati, 36 presentazioni e 52 poster selezionati tra più di 150 abstract hanno dimostrato che l’Evidence-based Health Care (EBHC) può contribuire alla sostenibilità dei sistemi sanitari attraverso le parole chiave scelte per il titolo della conferenza: Evidence, Governance, Performance.

In questa straordinaria cornice, Nino Cartabellotta ─ Presidente della Fondazione GIMBE – ha presentato in anteprima mondiale il framework proposto dalla Fondazione per un sistema sanitario evidence-based, lanciando ardue sfide alla comunità scientifica internazionale.

«In un sistema sanitario realmente basato sulle evidenze – afferma Cartabellotta – è indispensabile finanziare, condurre e pubblicare ricerca rilevante per la salute delle persone, riducendo gli sprechi conseguenti alla ricerca non necessaria, non pubblicata e di inadeguata qualità metodologica».

Secondo il Presidente «occorre migliorare le capacità di utilizzo delle conoscenze in tutti i professionisti sanitari, grazie alla diffusione di metodi e strumenti dell’Evidence-based Practice, e governare il processo di trasferimento delle conoscenze per migliorare l’appropriatezza degli interventi sanitari e gli esiti clinici dei pazienti, contribuendo alla sostenibilità dell’intero sistema sanitario, grazie alla riduzione degli sprechi conseguenti al sovra-utilizzo e al sotto-utilizzo di prestazioni».

«Come esperti internazionali di EBHC– continua Cartabellotta – non possiamo concentrarci esclusivamente sull’utilizzo delle migliori evidenze scientifiche nell’assistenza al paziente individuale, ma dobbiamo agire sulle organizzazioni sanitarie e sulla politica sanitaria che influenzano il contesto in cui lavorano tutti professionisti della salute».

«Pertanto – conclude Cartabellotta – la sostenibilità di ogni sistema sanitario, indipendentemente dalla sua natura (pubblico, privato, misto) e dalla quota di PIL destinata alla sanità, non può più prescindere da adeguati investimenti per migliorare la produzione delle conoscenze, il loro utilizzo da parte dei professionisti e la governance dell’intero processo di trasferimento delle conoscenze».

Il report completo della conferenza è disponibile a: www.ebhc.org


Download comunicato

 

29 ottobre 2013
Una sfida globale: evidenze scientifiche per garantire la sostenibilità dei sistemi sanitari

Mercoledì 30 ottobre 2013: nell’incantevole cornice di Taormina prende il via alle ore 18.30 la EBHC International Joint Conference, organizzata dalla Fondazione GIMBE in collaborazione con la International Society for Evidence-based Health Care.

 

Considerato che le migliori evidenze devono guidare tutte le decisioni che riguardano la salute delle persone, l’obiettivo della Conferenza è di promuovere un approccio evidence-based all’assistenza sanitaria, alla formazione e alla ricerca attraverso tre parole chiave "Evidence, Governance, Performance".

In un momento in cui la sostenibilità dei sistemi sanitari costituisce una sfida mondiale, la Evidence-based Health Care (EBHC) International Joint Conference ospiterà 200 partecipanti provenienti da oltre 30 nazioni di tutti i continenti. Le sessioni plenarie si alterneranno a workshop e gruppi di lavoro coordinati da leader di fama mondiale: Gordon Guyatt e Brian Haynes (McMaster University, Canada), Paul Glasziou (Bond University, Australia), Victor Montori (Mayo Clinic, USA), Amanda Burls (City University London, UK).

Nelle precedenti cinque edizioni della EBHC Conference, lanciata nel 2001, la Fondazione GIMBE ha progressivamente rafforzato sinergie internazionali per favorire la produzione, la sintesi e il trasferimento delle migliori evidenze scientifiche all’assistenza sanitaria, oltre che per standardizzare l’insegnamento dell’EBHC a livello universitario, specialistico e di formazione continua.

In questa cornice straordinaria, il dott. Nino Cartabellotta ─ Presidente della Fondazione GIMBE – presenterà in anteprima mondiale il framework proposto dalla Fondazione per un sistema sanitario realmente basato sulle evidenze: ostacoli e soluzioni nell’articolato percorso che dalla produzione e sintesi delle conoscenze conduce al loro trasferimento alle decisioni professionali, alle strategie organizzative e alle politiche sanitarie.

Per informazioni: www.ebhc.org

Twitter: #ebhc2013


Download comunicato

 

10 ottobre 2013
Sistemi sanitari basati sulle evidenze: i maggiori esperti mondiali si confrontano in Italia

Taormina (31 ottobre - 2 novembre 2013): ritorna l’appuntamento con la International Conference for Evidence-based Health Care Teachers and Developers organizzata dalla Fondazione GIMBE, quest’anno in collaborazione con la International Society for Evidence-based Health Care.

 

Nel ribadire che la sostenibilità dei sistemi sanitari è una sfida mondiale, il tema della Conferenza "Evidence, Governance, Performance" promuove un approccio evidence-based all’assistenza sanitaria, alla formazione e alla ricerca perché le migliori evidenze devono guidare tutte le decisioni che riguardano la salute delle persone.

La presenza di oltre 200 partecipanti provenienti da 35 nazioni e da tutti i continenti, sessioni plenarie, workshop e gruppi di lavoro faciliteranno la creazione di reti internazionali finalizzate a migliorare la produzione di nuove conoscenze e il loro trasferimento all’assistenza sanitaria.

All’evento parteciperanno autorevoli speakers di fama mondiale: Gordon Guyatt e Brian Haynes (McMaster University, Canada), Paul Glasziou (Bond University, Australia), Victor Montori (Mayo Clinic, USA), Amanda Burls (City University London, UK).

Nino Cartabellotta ─ Presidente della Fondazione GIMBE – presenterà in anteprima mondiale il framework proposto dalla Fondazione per un sistema sanitario realmente basato sulle evidenze: ostacoli e soluzioni attraverso l’articolato percorso che dalla produzione e sintesi delle conoscenze conduce al loro trasferimento alle decisioni professionali, alle strategie organizzative e alle politiche sanitarie.

Per ulteriori informazioni: www.ebhc.org


Download comunicato

 

7 ottobre 2013
Prevenzione del tumore al seno: l’importanza dello studio familiare

In occasione del mese della prevenzione del tumore al seno, la Fondazione GIMBE pubblica la versione italiana delle linee guida del National Institute for Health and Clinical Excellence (NICE), per informare le donne e i professionisti sanitari sui criteri appropriati per effettuare lo studio familiare.

«Oggi circa il 5% dei tumori al seno può essere attribuito a mutazioni ereditarie di geni ad alto rischio quali BRCA1, BRCA2, TP53 – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – i cui criteri di stratificazione del rischio e di prevenzione richiedono di applicare specifiche raccomandazioni cliniche».

«Le linee guida del NICE – precisa il Presidente – pubblicate nel giugno 2013 e realizzate con elevati standard metodologici da un gruppo multi-professionale che include anche le pazienti, forniscono raccomandazioni cliniche su vari aspetti: l’informazione e il supporto alle donne, la valutazione iniziale del medico di famiglia, l’identificazione dei portatori del gene, la sorveglianza radiologica, le strategie di prevenzione farmacologica e il ruolo della mastectomia preventiva».

«Oggi in Italia le politiche nazionali e regionali sulla prevenzione del tumore al seno – continua Cartabellotta – puntano quasi esclusivamente sullo screening mammografico, trascurando che lo studio familiare è una strategia integrativa largamente sottoutilizzata, con rilevanti differenze regionali e locali rispetto all’offerta di alcune prestazioni. Le migliori evidenze scientifiche sintetizzate dal NICE raccomandano una valutazione  specialistica, la stratificazione del rischio e l’eventuale analisi genetica solo in casi selezionati, la cui identificazione dovrebbe avvenire a livello dell’assistenza di base e sostenuta dalla consapevolezza delle donne sul rischio familiare di tumore al seno».

«Tutte le donne e tutti i medici di medicina generale - conclude Cartabellotta – devono sapere che la valutazione del rischio familiare di tumore al seno deve essere effettuata in tutte le donne che hanno:

  • Un familiare di primo grado donna con diagnosi di tumore al seno a un età inferiore a 40 anni.
  • Un familiare di primo grado uomo con diagnosi di tumore al seno a qualunque età.
  • Un familiare di primo grado con diagnosi di tumore al seno bilaterale e neoplasia primaria diagnosticata a un età < 50 anni.
  • Due familiari di primo grado, o un familiare di primo grado e uno di secondo grado con diagnosi di tumore al seno a qualunque età.
  • Un familiare di primo o secondo grado con diagnosi di tumore al seno a qualunque età e un familiare di primo o secondo grado con diagnosi di tumore all’ovaio a qualunque età (almeno uno dei due deve essere di primo grado).
  • Tre familiari di primo o secondo grado dallo stesso ramo familiare con diagnosi di tumore al seno a qualunque età».

La versione integrale delle linee guida per la stratificazione del rischio e la prevenzione del tumore al seno familiare è disponibile a: www.evidence.it/prevenzione-tumore-seno


Download comunicato

 

24 settembre 2013
La Salute degli Italiani ostaggio della deriva finanziaria del Paese

“LA NOTA DI AGGIORNAMENTO DEL DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA (DEF) DEL 20 SETTEMBRE LASCIA TRASPARIRE UN CHIARO DISEGNO DI SMANTELLAMENTO DEL SSN, CHE SPIANA LA STRADA ALL’INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA E ASSICURATIVA DEI PRIVATI.”

È questo l’allarme lanciato dal dott. Nino Cartabellotta – Presidente della Fondazione GIMBE – per sottolineare l’urgenza di azioni concrete a sostegno di un SSN equo e universalistico, conquista sociale irrinunciabile per tutti i cittadini italiani.

«Dopo i 25-30 mld di euro già sottratti al SSN per il periodo 2012-2015 – spiega Cartabellotta –  il Ministero dell’Economia e Finanze cala inesorabilmente la sua scure programmando un definanziamento che riduce la quota di PIL destinata alla sanità pubblica dal 7.1% al 6.7%. La riduzione inizierà nel 2015 (ultimo anno interessato dai tagli già deliberati) con un timido 7.0%, per poi perdere un altro 0.3% nel biennio 2016-2017, giusto il tempo necessario per “far partire anche la terza gamba della Sanità, quella delle assicurazioni integrative” come ha dichiarato ieri il Ministro Lorenzin».

«Alla concretezza del dato finanziario – continua il Presidente – nelle misere 2 pagine del lungo documento  destinate a “Rispondere alle grandi sfide della sanità e dell’assistenza” non fa eco una programmazione sanitaria coerente, anzi tra le righe emerge la volontà di subordinare alle esigenze finanziarie del Paese i diritti dei cittadini sanciti dall’articolo 32 della Costituzione e dai principi fondanti del SSN. Infatti, al di là di una serie di concetti alla moda (appropriatezza, governance, lotta agli sprechi, informatizzazione, HTA), si leggono espressioni decisamente preoccupanti, quali “prestazioni non incondizionate”, “ridisegnare il perimetro dei LEA”, il tutto sotto una “regia nazionale” di fatto gestita dal Dicastero dell’Economia e delle Finanze».

«Inoltre, accanto a un disordinato elenco di azioni da tempo annunciate (e mai attuate) – segnala Cartabellotta – dal DEF emergono clamorose contraddizioni: come verranno attuate le misure di prevenzione secondo il principio health in all policies che, se rigorosamente applicate, contribuirebbero di fatto a ridurre il PIL? Quante risorse è disponibile a sacrificare lo Stato (da tabacchi, alcool, giochi pubblici) per attuare “la prevenzione di tutti i comportamenti a rischio”? Senza investimenti, come sincronizzare la riorganizzazione degli ospedali e lo sviluppo dei sistemi territoriali socio-sanitari in un sistema dove convivono la resistenza della cultura ospedale-centrica e la carenza di esperienze e modelli consolidati di cure primarie?»

«Se le Istituzioni intendono liberarsi di una consistente parte della spesa pubblica attualmente destinata alla Sanità – conclude il Presidente – non possono e non devono nascondere i loro piani tra le righe di un documento finanziario. Un cambiamento epocale di tale portata merita una riforma del SSN condivisa da tutti gli stakeholders della Sanità italiana».

La Fondazione GIMBE invita tutti a sottoscrivere il progetto Salviamo il Nostro Servizio Sanitario Nazionale.


Download comunicato

 

17 settembre 2013
Sperimentazioni cliniche: mettere tutto alla ''luce del sole''

OGNI PUBBLICAZIONE SCIENTIFICA DEVE ESSERE UN RESOCONTO ACCURATO DELLO STUDIO CONDOTTO

Oggi il legittimo proprietario dei dati (ricercatori o industria farmaceutica) può decidere a propria discrezione e per finalità poco nobili di non pubblicare i risultati delle sperimentazioni cliniche. Questa forma di manipolazione dei dati della ricerca - nota come bias di pubblicazione -  implica disastrose conseguenze cliniche, economiche ed etiche: infatti, altera il profilo di efficacia-sicurezza dei trattamenti, aumenta i rischi per i pazienti, consuma preziose risorse, infrange il patto sottoscritto nel consenso informato e tradisce la fiducia dei partecipanti, convinti di contribuire al progresso della medicina.

Contro questa intollerabile consuetudine la comunità scientifica deve seriamente impegnarsi a introdurre le adeguate innovazioni per garantire l’accesso a tutte le informazioni sugli studi condotti, in particolare sulle sperimentazioni cliniche che hanno un ruolo fondamentale per valutare l’efficacia degli interventi sanitari.

Considerato che “Tutti i soggetti coinvolti nella ricerca hanno la responsabilità di garantire che ogni pubblicazione rappresenti accuratamente e in maniera non distorta lo studio realizzato” la Fondazione GIMBE - accanto  all’iniziativa AllTrials che invita a pubblicare tutti i risultati di tutte le sperimentazioni cliniche - sostiene la “dichiarazione di trasparenza” pubblicata dal British Medical Journal.

Secondo Altman e Moher  l’autore principale di uno studio dovrebbe firmare una dichiarazione di trasparenza, quale elemento integrante della sottomissione dell’articolo alla rivista, dichiarando che:

a. il manoscritto è un resoconto onesto, accurato e trasparente dello studio a cui si riferisce;

b. non è stato omesso alcun aspetto rilevante dello studio;

c. ogni eventuale discrepanza rispetto allo studio pianificato (ed eventualmente registrato) è stata spiegata.

La versione italiana integrale della dichiarazione di trasparenza è disponibile a: www.gimbe.org/dichiarazione-di-trasparenza


Download comunicato

 

30 2013
La Fondazione GIMBE punta sui giovani: 30 borse di studio per promuovere nuove competenze in Sanità

La Fondazione GIMBE ha pubblicato un bando per l’erogazione di 30 borse di studio, ciascuna del valore di € 800,00, destinate a studenti, neolaureati e specializzandi in Medicina e Chirurgia e Professioni Sanitarie.

Le borse di studio, interamente sostenute dalla Fondazione GIMBE nell’ambito del progetto GIMBE for Young, saranno destinate alla partecipazione al corso di formazione “Evidence-based Practice”.

Studenti e giovani professionisti potranno acquisire conoscenze e competenze indispensabili per il loro  aggiornamento continuo, secondo quanto standardizzato dall’Evidence-based Practice core curriculum, certificato a livello europeo dall’EU-EBM Unity Project.

Il bando scade il 13 settembre 2013.

Per ulteriori informazioni: www.gimbe-for-young.it


Download comunicato

 

24 2013
Le intermediazioni dei privati rischiano di affondare il SSN

LAMENTARE UN FINANZIAMENTO INADEGUATO, SENZA ESSERE PROPOSITIVI, FORNISCE UN ALIBI PER SMANTELLARE IL SSN, SPIANA LA STRADA ALL’INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA E ASSICURATIVA DEI PRIVATI E AUMENTA LE DISEGUAGLIANZE SOCIALI.

È questo l’allarme lanciato dal dott. Nino Cartabellotta – Presidente della Fondazione GIMBE – per sottolineare l’urgenza di azioni concrete per sostenere un SSN equo e universalistico.

«Chi oggi spalleggia la non sostenibilità del SSN – precisa Cartabellotta –  sa bene che il mercato della sanità è regolato dall’offerta di servizi e prestazioni sanitarie in grado, al tempo stesso, di modulare e soddisfare la domanda dei cittadini:  da un lato inducendo i consumi e  dall’altro attuando il razionamento implicito».

«Oggi che il tema della sostenibilità del SSN irrompe prepotentemente sulla scena – continua Cartabellotta – l’equilibrio offerta-domanda rischia di saltare a causa di strutture e servizi ipertrofici e di un livello di inappropriatezza di prestazioni che il finanziamento pubblico non è più in grado di mantenere. Questo circolo vizioso può essere spezzato solo attuando politiche sanitarie coerenti con una delle seguenti strategie:

  • Aumentare il finanziamento del SSN. Nella realistica impossibilità di disporre di ulteriori risorse pubbliche, questo può essere ottenuto attraverso l’intermediazione finanziaria e assicurativa dei privati, che aumenta le diseguaglianze sociali, e/o mediante aumento dei ticket, misura troppo impopolare per essere attuata. In ogni caso, in assenza di adeguate strategie per prevenire inefficienze e sprechi, buona parte delle risorse aggiuntive rischierebbe di finanziare servizi e prestazioni inutili, determinando ulteriori sprechi.
  • Effettuare tagli lineari. Riduzione dei posti letto, blocco delle assunzioni, riduzione delle tariffe di rimborso per le prestazioni ospedaliere e ambulatoriali, soppressione di servizi: la strategia scelta sinora dalla politica, semplice da attuare, per la sua scarsa selettività rischia di privare un numero sempre più elevato di cittadini di servizi essenziali e appropriati.
  • Eliminare gli sprechi. Attraverso il coinvolgimento di tutte le categorie di stakeholders, è possibile identificare e ridurre gli sprechi che aumentano i costi dell’assistenza, senza produrre alcun beneficio.

«Ma quest’ultima strategia – conclude Cartabellotta – può essere attuata solo se tutti i protagonisti della sanità, accantonando definitivamente gli interessi di categoria, si riallineano sul vero obiettivo del SSN: “promuovere, mantenere e recuperare la salute fisica e psichica della popolazione”».

La Fondazione GIMBE invita tutti a sottoscrivere il progetto Salviamo il Nostro Servizio Sanitario Nazionale.

www.salviamo-SSN.it


Download comunicato

 

17 2013
Vogliono smantellare la Sanità pubblica

LE SCELTE POLITICHE E LE MODALITÀ DI PIANIFICAZIONE, ORGANIZZAZIONE ED EROGAZIONE DEI SERVIZI SANITARI HANNO MESSO PROGRESSIVAMENTE IN DISCUSSIONE L’ARTICOLO 32 DELLA COSTITUZIONE E I PRINCIPI FONDAMENTALI DEL SSN.

È questo l’allarme lanciato dal dott. Nino Cartabellotta – Presidente della Fondazione GIMBE – per sottolineare che la situazione della Sanità pubblica non più coerente con i diritti costituzionali e con la legge che ha istituito il Servizio Sanitario Nazionale

«Il perpetuarsi di scelte errate ─ continua Cartabellotta ─ ha determinato gravissime diseguaglianze, danneggiando la salute dei cittadini e compromettendo la dignità delle persone e la loro capacità di realizzare le proprie ambizioni».

«Infatti ─ spiega Cartabellotta ─ a fronte di un diritto costituzionale che garantisce “universalità ed equità di accesso a tutte le persone” e alla legge 833/78 che conferma la “globalità di copertura in base alle necessità assistenziali dei cittadini”, oggi le diseguaglianze regionali hanno raggiunto livelli inaccettabili, in termini di offerta dei servizi, di appropriatezza dei processi e di esiti di salute. Pertanto, se la politica confermerà di voler tutelare l’autonomia delle Regioni, le capacità di indirizzo e verifica del Ministero della Salute sui 21 sistemi sanitari regionali dovranno essere ampliate e dotate di strumenti adeguati. In particolare, non è più differibile la definizione di standard clinico-assistenziali e indicatori di performance unitari per tutto il territorio nazionale».

«Inoltre ─ continua Cartabellotta – la pianificazione, organizzazione ed erogazione dell’assistenza sanitaria incontra numerosi ostacoli, in parte legati all’eterogeneità delle aziende sanitarie, in parte a modalità gestionali poco compatibili con il “prodotto salute”. L’approccio al management continua a essere guidato dalla produzione e non dai risultati di salute; il finanziamento delle Aziende sanitarie è basato quasi esclusivamente sul binomio produttività-consumi; le differenti modalità di finanziamento tra aziende sanitarie che erogano gli stessi servizi generano interessi in competizione; esistono resistenze e difficoltà ad attuare varie modalità sovra-aziendali di organizzazione dell’assistenza sanitaria».

«Pertanto – conclude Cartabellotta – per mantenere un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico è indispensabile ripensare a numerosi aspetti relativi alla programmazione, organizzazione e valutazione dei servizi sanitari coinvolgendo tutti gli stakeholders del pianeta Sanità».

La Fondazione GIMBE invita tutti a sottoscrivere il progetto Salviamo il Nostro Servizio Sanitario Nazionale.

www.salviamo-SSN.it


Download comunicato

 

9 2013
La Sanità pubblica è una conquista irrinunciabile per i cittadini

DOBBIAMO SALVARE IL NOSTRO SSN PERCHÉ “UN SERVIZIO SANITARIO PUBBLICO, EQUO E UNIVERSALISTICO RAPPRESENTA UNA CONQUISTA SOCIALE IRRINUNCIABILE PER L’EGUAGLIANZA E LA DIGNITÀ DI TUTTI I CITTADINI ITALIANI”.

È questo l’appello lanciato dal dott. Nino Cartabellotta – Presidente della Fondazione GIMBE – per sottolineare la rilevanza sociale del progetto Salviamo il Nostro SSN, promosso dalla Fondazione GIMBE ed entrato nel vivo della consultazione pubblica.

«L’obiettivo più nobile di qualunque governo – illustra Cartabellotta – è di sostenere la dignità della popolazione, evitando di identificare nei cittadini solo uno strumento per raggiungere obiettivi politici ed economici. Infatti, se il governo considera i cittadini come un valore assoluto deve permettere a ciascuno di loro – compatibilmente con le risorse disponibili – di soddisfare le proprie aspirazioni».

«Promuovere la dignità della popolazione – continua Cartabellotta – significa garantire a tutti cittadini la capacità di fare le proprie scelte e la libertà di compierle, consapevoli che tale capacità dipende dalle abilità innate influenzate dalla genetica e dai fattori ambientali, dal contesto politico, sociale ed economico e dallo stato di salute. Il nostro Paese deve investire nella sanità pubblica perché  il fine ultimo di un sistema sanitario è offrire a tutti i cittadini le migliori opportunità per scegliere la vita che desiderano vivere e perché lo sviluppo di una popolazione non può prescindere da elementi fondamentali quali la libertà, il benessere e la salute».

«Oggi, in un clima di incertezze e insicurezze senza precedenti nella storia della Repubblica – sottolinea Cartabellotta – il dibattito sulla sostenibilità del SSN continua inevitabilmente ad affrontare criticità politiche (la responsabilità pubblica della tutela della salute è dello Stato o delle Regioni? Il Titolo V della Costituzione deve essere rivisto?), organizzative (riforma delle cure primarie, riorganizzazione della rete ospedaliera), professionali (medicina difensiva, responsabilità professionale, autonomie delle professioni sanitarie), economiche (costi standard, ticket, fondi integrativi), perdendo di vista il rischio reale per la popolazione. Infatti, mettere in discussione la Sanità pubblica significa compromettere non solo la salute, ma soprattutto la dignità dei cittadini e la loro capacità di realizzare ambizioni e obiettivi che, in ultima analisi, dovrebbero essere viste dalla politica come il vero ritorno degli investimenti in Sanità».

«Pertanto – conclude Cartabellotta – un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico rappresenta una conquista sociale irrinunciabile per l’eguaglianza di tutti i cittadini italiani».

Ecco perché la Fondazione GIMBE invita tutti a sottoscrivere il progetto Salviamo il Nostro Servizio Sanitario Nazionale.


Download comunicato

 

20 maggio 2013
La mancata pubblicazione delle sperimentazioni cliniche &#232; uno scandalo inaccettabile

Oggi, 20 maggio 2013, in occasione della Giornata Internazionale dei Trial Clinici, la Fondazione GIMBE ribadisce con fermezza che registrare tutte le sperimentazioni cliniche e pubblicarne tutti i risultati è un obbligo scientifico, etico e morale e invita tutti gli attori della ricerca clinica (ricercatori, pazienti, professionisti sanitari, istituzioni di ricerca, comitati etici, sponsor commerciali e istituzionali) a condividere le azioni intraprese:

  • Sottoscrivere la petizione AllTrials, perché tutti i trials devono essere registrati e tutti i risultati pubblicati.
  • Sostenere la modifica suggerita alla “Proposta di Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio concernente la sperimentazione clinica di medicinali per uso umano" che attualmente lascia intendere che la registrazione e la pubblicazione di un trial rappresentano solo “optional opportunistici”, non previsti nella definizione di protocollo.

Infine, la Fondazione GIMBE invita tutti i cittadini a partecipare a una sperimentazione clinica solo se:

 1. Il protocollo dello studio è stato registrato ed è pubblicamente accessibile.

 2. Il protocollo fa riferimento a revisioni sistematiche delle evidenze disponibili che giustificano la necessità del trial.

 3. Viene fornita una garanzia scritta che i risultati completi dello studio saranno pubblicati e inviati a tutti i partecipanti che lo desiderano.

Per ulteriori informazioni: www.gimbe.org/ictd


Download comunicato

 

15 maggio 2013
"Salviamo il Nostro SSN": apre la consultazione pubblica

Oggi, 15 maggio 2013, si apre la consultazione pubblica del progetto Salviamo il Nostro SSN, lanciato dalla Fondazione GIMBE lo scorso marzo.

Grazie a una piattaforma online disponibile all’indirizzo www.salviamo-SSN.it tutti gli attori della sanità italiana, cittadini inclusi, potranno aderire al progetto sottoscrivendone lo statement:

  • Un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico rappresenta una conquista sociale irrinunciabile per l’eguaglianza e la dignità di tutti i cittadini italiani.
  • Le scelte politiche e le modalità di pianificazione, organizzazione ed erogazione dei servizi sanitari hanno messo progressivamente in discussione l’articolo 32 della Costituzione e i principi fondamentali del SSN.
  • Il protrarsi di questo status ha determinato inaccettabili diseguaglianze, sta danneggiando la salute dei cittadini e rischia di compromettere la dignità delle persone e la loro capacità di realizzare le proprie ambizioni.
  • Lamentare un finanziamento inadeguato, senza essere propositivi, fornisce un alibi per smantellare il SSN, spiana la strada all’intermediazione finanziaria e assicurativa dei privati e aumenta le diseguaglianze sociali.

Sarà quindi possibile apportare un contributo attivo sui principi guida, con una semplice modalità  che utilizza il linguaggio del semaforo:

  • Verde: approvo
  • Rosso: non approvo
  • Giallo: approvo, previa modifica del testo

La stessa modalità di feedback sarà utilizzata per le liste di criticità e proposte relative alle sei categorie di stakeholders primari (Stato e Regioni, Aziende sanitarie, management, professionisti sanitari, cittadini), che saranno rese progressivamente disponibili nel corso del 2013.

Tutti i feedback saranno raccolti, elaborati ed integrati nel prodotto finale del progetto, un Libro Bianco che sarà presentato il 14 marzo 2014 in occasione della 9a Conferenza Nazionale GIMBE.

Per ulteriori informazioni: www.salviamo-SSN.it


Download comunicato

 

9 maggio 2013
Il Servizio Sanitario Nazionale ha un futuro? I cittadini devono sapere

«IL NUOVO ESECUTIVO HA IL DOVERE DI RISPONDERE A UNA DOMANDA FONDAMENTALE: IL PROGRAMMA DI GOVERNO RESTITUIRA’ ALLO STATO LA TUTELA DELLA SALUTE PUBBLICA? OPPURE INTENDE CONSEGNARLA DEFINITIVAMENTE ALLE DERIVE REGIONALISTE PUNTELLATE DA FINANZIAMENTI PRIVATI?».

 

Questo l’inquietante interrogativo lanciato dal Dott. Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE.  «Il 23 dicembre 2013 – ricorda Cartabellotta– ricorre il 35° compleanno del SSN, ma i cittadini italiani potranno festeggiare questa grande conquista sociale solo se le Istituzioni confermeranno che le imposte versate concorrono a finanziare un SSN realmente pubblico, equo e universalistico».

«In attesa di risposte concrete e coerenti dal nuovo esecutivo – conclude il Presidente – la Fondazione GIMBE ha lanciato il progetto Salviamo il Nostro SSN. Dal prossimo 15 maggio tutti gli attori della Sanità italiana, cittadini inclusi, potranno contribuire attivamente al progetto, a partire dalla sottoscrizione dei seguenti princìpi:

  • Un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico rappresenta una conquista sociale irrinunciabile per l’eguaglianza e la dignità di tutti i cittadini italiani.
  • Le scelte politiche e le modalità di pianificazione, organizzazione ed erogazione dei servizi sanitari hanno messo progressivamente in discussione l’articolo 32 della Costituzione e i principi fondamentali del SSN.
  • Il protrarsi di questo status ha determinato inaccettabili diseguaglianze, sta danneggiando la salute dei cittadini e rischia di compromettere la dignità delle persone e la loro capacità di realizzare le proprie ambizioni.
  • Lamentare un finanziamento inadeguato, senza essere propositivi, fornisce un alibi per smantellare il SSN, spiana la strada all’intermediazione finanziaria e assicurativa dei privati e aumenta le diseguaglianze sociali.»

Per ulteriori informazioni: www.salviamo-SSN.it


Download comunicato

 

22 aprile 2013
Per un SSN sostenibile: riallineare gli obiettivi di tutti gli attori del SSN

«NONOSTANTE I TAGLI, UN SSN EQUO E SOSTENIBILE PUÒ ESSERE GARANTITO SOLO SE GLI OBIETTIVI DIVERGENTI E SPESSO CONFLITTUALI DEI DIVERSI STAKEHOLDERS VENGONO RIALLINEATI, RIMETTENDO AL CENTRO LA PROMOZIONE, IL MANTENIMENTO E IL RECUPERO DELLA SALUTE DELLA POPOLAZIONE».

 

Con queste parole il Dott. Nino Cartabellotta – Presidente della Fondazione GIMBE – illustra il significato  del progetto Salviamo il Nostro SSN, recentemente lanciato dalla Fondazione GIMBE. «La Sanità – continua Cartabellotta - oltre ad essere il più importante settore produttivo di beni e servizi, è la principale fonte di consumismo da parte dei cittadini. Inoltre, il sistema sanitario è caratterizzato da un inestricabile mix di complessità, incertezze, asimmetria informativa, qualità poco misurabile, conflitti di interesse, corruzione, estrema variabilità delle decisioni cliniche, manageriali e politiche. La variabile combinazione di questi fattori permette ai vari attori un tale livello di opportunismo da rendere il sistema sanitario difficilmente controllabile».

«Attorno al pianeta Sanità – continua il Presidente - ruotano gli interessi di diverse categorie di stakeholders. Quelli primari (Stato e Regioni, aziende sanitarie, management, professionisti sanitari, cittadini) costituiscono l’asse delle decisioni politiche, manageriali, professionali che influenzano direttamente programmazione, organizzazione, erogazione e fruizione dell’assistenza sanitaria. Gli stakeholders secondari (università, ordini e collegi professionali, società scientifiche, sindacati, industria, comitati etici, associazioni di pazienti) sono portatori di interessi specifici che influenzano indirettamente programmazione, organizzazione, erogazione e fruizione dell’assistenza sanitaria».

«Per garantire un SSN equo, universalistico e sostenibile – conclude Cartabellotta – è indispensabile riallineare gli obiettivi divergenti e spesso conflittuali dei diversi attori, rimettendo al centro la promozione, il mantenimento e il recupero della salute della popolazione».

Dal 13 maggio il progetto Salviamo il Nostro SSN entrerà nel vivo della consultazione pubblica con l’analisi di criticità e proposte relative a Stato e Regioni.

Per ulteriori informazioni: www.salviamo-SSN.it


Download comunicato

 

3 aprile 2013
"Salviamo il nostro SSN": al via il progetto della Fondazione GIMBE

In occasione della 8a Conferenza Nazionale GIMBE (Bologna, 15 marzo 2013), il presidente Nino Cartabellotta ha presentato la fase operativa del progetto Salviamo il Nostro SSN che, in un momento di grande incertezza politica ed economica, ha l'obiettivo di coinvolgere tutte le categorie di stakeholders per contribuire alla sostenibilità della sanità pubblica.

«I 30 principi guida che configurano la vision della Fondazione GIMBE sulla Sanità pubblica – ha affermato Cartabellotta – sono stati sviluppati a partire dalla legislazione sanitaria vigente, del contesto politico, economico e sociale e da evidenze ed esperienze mutuate da sistemi sanitari internazionali».
Per favorire l'attuazione di questi principi, la Fondazione GIMBE propone dieci linee di azione:

1. Integrare le migliori evidenze scientifiche in tutte le decisioni che riguardano la salute dei cittadini: professionali, manageriali e politiche.
2. Migliorare le performance dell’assistenza sanitaria (sicurezza, efficacia, appropriatezza, equità, efficienza), rispettando il vincolo delle risorse programmate.
3. Riorganizzare l’offerta di strutture, servizi e prestazioni sanitarie secondo il modello dell’healthcare needs assessment
4. Identificare gli sprechi per guidare i disinvestimenti e ottenere migliori risultati di salute dalle risorse investite.
5. Introdurre l’uso di tecnologie informatiche avanzate per supportare i processi assistenziali e ridurre le complessità amministrative.
6. Sviluppare strategie per valorizzare il capitale umano delle organizzazioni sanitarie.
7. Informare i cittadini sull’efficacia, appropriatezza e sicurezza degli interventi sanitari e coinvolgerli attivamente nell’organizzazione e valutazione dei servizi.
8. Migliorare la qualità metodologica, l'etica, l'integrità, la rilevanza clinica e il valore sociale della ricerca.
9. Favorire la dichiarazione esplicita dei conflitti di interesse da parte dei professionisti sanitari coinvolti in attività di formazione e di ricerca.
10. Favorire l’introduzione di misure estremamente severe per contrastare truffe e frodi a carico del SSN.

«Dal 2 maggio 2013 – conclude Cartabellotta – tutti gli stakeholders della sanità potranno offrire il proprio contributo grazie a una piattaforma web dedicata». Tutti i feedback saranno raccolti, elaborati ed integrati nel prodotto finale del progetto, un Libro Bianco che sarà presentato il 14 marzo 2014 in occasione della 9a Conferenza Nazionale GIMBE.

Per ulteriori informazioni a: www.salviamo-ssn.it


Download comunicato

 

19 marzo 2013
LA SANITA’ PUBBLICA E’ SOSTENIBILE… NONOSTANTE I TAGLI

«PUNTARE IL DITO CONTRO IL FINANZIAMENTO INADEGUATO DEL SSN, OLTRE A FORNIRE UN ALIBI PER SMANTELLARLO, SPIANA LA STRADA ALL’INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA E ASSICURATIVA DEI PRIVATI. LA VERA SFIDA CONSISTE NELL’IDENTIFICARE GLI SPRECHI CHE AUMENTANO I COSTI DELL’ASSISTENZA, SENZA PRODURRE ALCUN BENEFICIO PER CITTADINI E PAZIENTI».

Con queste parole il Dott. Nino Cartabellotta – Presidente della Fondazione GIMBE – ha concluso la lettura inaugurale della Conferenza Nazionale GIMBE (Bologna, 15 marzo 2013),  lanciando la fase operativa del progetto Salviamo il Nostro SSN.  Il Presidente ha sottolineato la necessità di ricordare a tutti i cittadini contribuenti che «l’articolo 32 della Costituzione garantisce il diritto alla salute e non alla sanità, oggi intesa come disponibilità illimitata e tempestiva di servizi e prestazioni sanitarie» e che «la domanda inappropriata di servizi e prestazioni sanitarie concorre agli sprechi del SSN, con pesanti ricadute sotto forma di imposte locali e di mancate detrazioni».

«Nel corso degli ultimi 20 anni – prosegue il Presidente – diversi fattori hanno silenziosamente contribuito alla progressiva crisi del SSN: il mutamento delle condizioni demografiche, economiche e sociali, la crescente introduzione sul mercato di false innovazioni, le conseguenze della modifica del Titolo V della Costituzione, il perpetuarsi delle ingerenze della politica partitica nella programmazione sanitaria, la “grande incompiuta" dei LEA, la gestione delle aziende sanitarie come “silos” in competizione continua, l’evoluzione del rapporto paziente-medico e l’involuzione del cittadino in consumatore».

«In questo contesto particolarmente critico – conclude Cartabellotta –  teatro di un confitto istituzionale tra Stato e Regioni che ha ormai assunto toni esasperati, il prossimo esecutivo dovrà identificare una linea politico-programmatica multi-stakeholders per fornire risposte di sistema a cinque questioni chiave per la sopravvivenza della sanità pubblica. Il SSN è realmente sotto-finanziato? Il modello di politica sanitaria che ha generato 21 sistemi regionali deve essere ripensato?  La modalità di organizzazione e gestione delle Aziende sanitarie è adeguata? Come i professionisti sanitari devono contribuire alla sostenibilità del SSN? Quali sono le responsabilità di cittadini e pazienti?»

Ulteriori informazioni a: www.salviamo-ssn.it


Download comunicato

 

16 marzo 2013
Report 8a Conferenza Nazionale GIMBE. Evidence, Governance, Performance

Si è appena conclusa l’8a edizione della Conferenza Nazionale GIMBE, un evento gratuito senza sponsor per oltre 400 partecipanti provenienti da tutte le regioni italiane e rappresentativi di tutte le professioni sanitarie.

La lettura inaugurale del Presidente Nino Cartabellotta,  Il diritto alla salute tra tagli e riforme. E’ possibile salvare il SSN? ha lanciato le proposte della Fondazione GIMBE per migliorare la sostenibilità della Sanità pubblica, in un momento di grande incertezza politica ed economica.

A seguire si è svolta la cerimonia di consegna del premio Evidence istituito dalla Fondazione GIMBE: il riconoscimento è stato assegnato al Prof. Luigi Pagliaro, professore Emerito di Medicina Interna dell’Università degli Studi di Palermo, per “aver praticato e insegnato l'Evidence-based Medicine, prima del suo battesimo ufficiale”.

Si è quindi articolata una variopinta kermesse di progetti realizzati nelle organizzazioni sanitarie italiane, dimostrando che “Evidence, Governance, Performance” sono gli ingredienti fondamentali per garantire la qualità dell’assistenza in un regime di risorse limitate.

Il GIMBE Award individuale è stato assegnato al progetto presentato da Carlo Longato, della ULSS 9 di Treviso. Il GIMBE Award Young è andato ex aequo a Camilla Boeri dell’Ospedale San Giacomo di Ponte dell’Olio (PC) e a Carlo Barbetta dell’Università degli Studi di Ferrara. L’Azienda Ospedaliero Universitaria di Bologna Policlinico S. Orsola-Malpighi e l’Azienda Sanitaria Locale TO3 si sono aggiudicate ex aequo il GIMBE Award aziendale.

Infine, sono state presentate le iniziative 2013 della Fondazione GIMBE, tra cui il progetto Salviamo il SSN, il bando per l’erogazione di 30 borse di studio nell’ambito del progetto GIMBE for Young e la EBHC International Joint Conference.

Il report integrale dell’evento è disponibile online: www.gimbe.org/conferenza2013-report


Download comunicato

 

14 marzo 2013
Bando per l’erogazione di 30 Borse di Studio

In occasione della 8a Conferenza Nazionale GIMBE (Bologna, Royal Hotel Carlton, 15 marzo 2013), sarà pubblicato un bando per l’erogazione di 30 borse di studio, ciascuna del valore di € 800,00, destinate a studenti, neolaureati e specializzandi in Medicina e Chirurgia e Professioni Sanitarie.

Le borse di studio, interamente sostenute dalla Fondazione GIMBE nell’ambito del progetto GIMBE for Young, saranno destinate alla partecipazione al corso di formazione “Evidence-based Practice”, permettendo agli assegnatari di acquisire l’EBP core curriculum, set di conoscenze, attitudini e skills necessarie a tutti i professionisti sanitari, certificato dall’EU-EBM Unity Project.

Per ulteriori informazioni: www.gimbe-for-young.it

La scadenza del bando è fissata al 13 settembre 2013.


Download comunicato

 

12 marzo 2013
8a Conferenza Nazionale GIMBE - GIMBE Awards

In occasione della Conferenza Nazionale GIMBE (Bologna, Royal Hotel Carlton, 15 marzo 2013) è prevista la cerimonia di consegna dei GIMBE Awards.

Giunti alla 3a edizione, i riconoscimenti istituiti dalla Fondazione GIMBE saranno assegnati a professionisti e organizzazioni che si sono distinti per la qualità dei progetti presentati.

Tre le categorie previste: GIMBE Award individuale, GIMBE Award for Young, GIMBE Award aziendale.

I vincitori si aggiudicheranno un curriculum formativo GIMBE del valore di € 2.500,00.

Appuntamento il 15 marzo 2013 al Royal Hotel Carlton, Via Montebello 8, Bologna.


Download comunicato

 

8 marzo 2013
8a Conferenza Nazionale GIMBE - Consegna Premio Evidence

In occasione della Conferenza Nazionale GIMBE (Bologna, 15 marzo 2013) è prevista la cerimonia di consegna del premio Evidence.

Istituito dalla Fondazione GIMBE, il premio Evidence sarà assegnato a una personalità del mondo sanitario che si è particolarmente distinta per l’impegno nella diffusione e applicazione delle migliori evidenze scientifiche alla pratica clinica, al management delle organizzazioni sanitarie e alle decisioni di politica sanitaria.


Download comunicato

 

14 febbraio 2013
8a Conferenza Nazionale GIMBE. Evidence, Governance, Performance

In un momento particolarmente critico per il SSN ritorna l’appuntamento con la Conferenza Nazionale GIMBE per affermare che il diritto costituzionale alla salute non coincide con l’accesso indiscriminato a servizi e prestazioni sanitarie.

Alla lettura inaugurale del Presidente Nino Cartabellotta dal titolo “Il diritto alla salute tra tagli e riforme. E’ possibile salvare il SSN?”, seguiranno le presentazioni di 16 contributi selezionati per dimostrare che tre parole chiave possono garantire la qualità dell’assistenza in un regime di risorse limitate:

Evidence: integrare le migliori evidenze nelle decisioni clinico-assistenziali e organizzativo-gestionali.

Governance: attuare l’approccio di sistema al governo clinico.

Performance: misurare, per migliorare, le varie dimensioni della qualità assistenziale a livello individuale, di team e dell’intera organizzazione.

Tutti i professionisti e le aziende sanitarie devono contribuire alla sostenibilità del SSN, indirizzando le risorse e la domanda dei cittadini verso interventi sanitari efficaci, appropriati e sicuri, per un’assistenza sanitaria “centrata sul paziente, basata sulle evidenze, ad elevato value e consapevole dei costi”.

L’evento è sostenuto interamente dalla Fondazione GIMBE senza apporto di alcuno sponsor, istituzionale o commerciale.

La partecipazione alla Conferenza è gratuita (www.gimbe.org/conferenza2013).


Download comunicato

 

15 gennaio 2013
Registrare tutte le sperimentazioni cliniche e riportare tutti i risultati

I risultati di migliaia di trial clinici non sono mai stati pubblicati e, ancora oggi, numerosi trial non vengono registrati: di conseguenza le evidenze scientifiche emerse da questi studi, perdute per sempre, non raggiungeranno mai professionisti sanitari e ricercatori, determinando errate decisioni cliniche, mancate opportunità per migliorare la pratica professionale e inutili ripetizioni di sperimentazioni con ingente spreco di risorse.

É arrivato il momento di registrare tutte le sperimentazioni cliniche e riportarne tutti i risultati, perché la loro pubblicazione produce indubbi benefici per i pazienti, i ricercatori, i professionisti sanitari e le agenzie regolatorie di tutto il mondo. 

La Fondazione GIMBE sostiene la petizione internazionale AllTrials affinché tutti i trial pregressi e attuali vengano registrati, riportando integralmente metodi e risultati, ed esorta istituzioni, agenzie regolatorie, enti di ricerca e comitati etici a intraprendere tutte le azioni necessarie per raggiungere questo irrinunciabile obiettivo.

La petizione può essere firmata su www.alltrials.net


Download comunicato

 

10 dicembre 2012
Livelli Essenziali di Assistenza: la grande incompiuta?

“IN UNO SCENARIO PARTICOLARMENTE CRITICO PER IL SSN È MOLTO ISTRUTTIVO RILEGGERE IL DPCM CHE NEL 2001 HA INTRODOTTO I LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA”

Lo afferma il Dott. Nino Cartabellotta – Presidente della Fondazione GIMBE – sul Sole 24 Ore Sanità, aggiungendo che i principi base enunciati nel DPCM  «se correttamente e uniformemente attuati, avrebbero potuto apportare uno straordinario contributo alla sostenibilità del SSN, perché attestano la volontà del legislatore di integrare le migliori evidenze scientifiche nelle decisioni di politica sanitaria, in particolare nel finanziamento di servizi e prestazioni sanitarie essenziali». Il DPCM sui LEA afferma, infatti, che il SSN può rimborsare con il denaro pubblico solo gli interventi sanitari di documentata efficacia, facendo esplicito riferimento alle evidenze scientifiche. Viceversa, servizi e prestazioni sanitarie inefficaci, inappropriati o caratterizzati da una limitata costo-efficacia non rientrano nei LEA. Infine, in assenza di prove di efficacia definitive, l’erogazione di interventi sanitari innovativi deve avvenire solo all’interno di specifici programmi di sperimentazione.

Tuttavia, prosegue il Presidente «la progressiva resistenza delle autonomie regionali a riconoscere un decreto centralista, la mancata attuazione dei principi evidence-based e il ritardo nell’aggiornamento e nell’espansione degli elenchi di servizi e prestazioni hanno ridimensionato i LEA a strumento per identificare, rispetto all’impiego delle risorse assegnate, le Regioni virtuose (adempienti) e quelle dissennate (rinviate al Piano di Rientro)».

Il futuro dei LEA? «L’articolo 5 del Decreto Balduzzi – conclude Cartabellotta – contiene solo una “dichiarazione di intenti” che annuncia l’aggiornamento dei LEA (con riferimento a malattie croniche, malattie rare e ludopatia) entro il 31 dicembre 2012, e del nomenclatore tariffario entro il 31 maggio 2013».


Download comunicato

 

4 dicembre 2012
La Fondazione GIMBE pubblica la versione italiana del CONSORT Statement 2010

I trial controllati e randomizzati (RCT) costituiscono il gold-standard della ricerca clinica per valutare l’efficacia degli interventi sanitari, grazie alla loro capacità di minimizzare i bias rispetto ad altri studi. Tuttavia, consistenti evidenze scientifiche dimostrano che un reporting inadeguato dei RCT, oltre a impedire ai lettori di valutare affidabilità e validità dei risultati, può sovrastimare l’efficacia degli interventi sanitari.

Il CONSORT (CONsolidated Standards of Reporting Trials) Statement è la linea guida di riferimento finalizzata a migliorare la qualità del reporting dei RCT. Una recente Cochrane review dimostra, infatti, che il reporting dei trial pubblicati in riviste che aderiscono al CONSORT è più completo rispetto a quelli pubblicati in riviste che non supportano il CONSORT.

Grazie alla Fondazione GIMBE, che ne ha sostenuto la traduzione e la pubblicazione, è oggi disponibile per tutti i professionisti sanitari, la versione italiana sia del CONSORT Statement 2010, sia del relativo Documento di Spiegazione ed Elaborazione.


Download comunicato

 

19 novembre 2012
La Fondazione GIMBE pubblica la versione italiana degli standard GIN per la produzione di linee guida

Il numero di linee guida prodotte in tutto il mondo è aumentato in maniera esponenziale, tanto che medici, pazienti e altri stakeholders devono spesso destreggiarsi tra numerose linee guida di variabile qualità, talvolta anche discordanti.

Il Guidelines International Network (G-I-N) ha recentemente pubblicato i requisiti minimi per produrre linee guida affidabili di elevata qualità: la composizione del gruppo di lavoro, il processo decisionale, i conflitti di interesse, gli obiettivi, le metodologie di produzione, la revisione delle evidenze, la base delle raccomandazioni cliniche, il rating delle evidenze e delle raccomandazioni, i processi di revisione, aggiornamento e finanziamento delle linee guida.

Grazie alla Fondazione GIMBE, che ne ha sostenuto la traduzione e la pubblicazione, è oggi disponibile la versione italiana degli standard G-I-N: www.evidence.it/gin


Download comunicato

 

13 2012
Etica della spending review: razionamento o riduzione degli sprechi?

“SE L’ETICA DEL RAZIONAMENTO APPARTIENE ALLA POLITICA SANITARIA, L'ETICA DELLA RIDUZIONE DEGLI SPRECHI È INDISSOLUBILMENTE LEGATA ALLA PROFESSIONALITÀ DEI MEDICI”.

Lo afferma il dott. Nino Cartabellotta – Presidente della Fondazione GIMBE – sul Sole 24 Ore Sanità, aggiungendo che «La principale obiezione etica al razionamento è che ciascun medico, per mantenere il rapporto fiduciario con ciascun paziente, finisce per soddisfare tutte le sue preferenze e aspettative, senza considerare i costi sostenuti dalla comunità. Tuttavia, quando le risorse si esauriscono questa obiezione è priva di senso, perché i pazienti privi di livelli essenziali di assistenza sono persone reali verso cui l’intera classe medica è obbligata a mantenere un rapporto fiduciario collettivo».

 

«Oggi, il dibattito etico – prosegue il Presidente – si può risolvere solo identificando come sprechi tutti i costi sostenuti per interventi sanitari inefficaci e/o inappropriati che, oltre a non determinare alcun beneficio, spesso causano eventi avversi che generano altri costi».

«Purtroppo – conclude Cartabellotta – se un tempo i medici, nel rispetto della loro integrità professionale, rifiutavano di offrire trattamenti inutili, anche quando richiesti dai pazienti, oggi consistenti evidenze dimostrano che interventi sanitari inefficaci e/o inappropriati vengono prescritti non solo per le richieste dei pazienti sempre più insistenti, ma anche per decisione autonoma dei professionisti condizionata dalla resistenza al cambiamento, dai conflitti d’interesse, da prove di efficacia insufficienti o distorte».


Download comunicato

 

17 febbraio 2012
7a Conferenza Nazionale GIMBE - Evidence & Governance per la sostenibilità della sanità pubblica

7a Conferenza Nazionale GIMBE
Evidence & Governance per la sostenibilità della sanità pubblica
Bologna, 17 febbraio 2012

Torna l'appuntamento con la Conferenza Nazionale GIMBE, dal 2006 una vetrina per condividere esperienze e progetti d’eccellenza che le organizzazioni sanitarie italiane portano avanti con grande determinazione.

 

La conferenza sarà inaugurata dalla lettura del presidente della Fondazione GIMBE - dott. Nino Cartabellotta - dal titolo “La salute non ha prezzo, ma la sanità costa a tutti”. In un momento in cui è a rischio la sostenibilità del sistema sanitario nazionale, solo l'integrazione delle migliori evidenze scientifiche in tutte le decisioni (professionali, manageriali e politiche),  l'approccio di sistema al governo clinico  e la definizione di criteri di appropriatezza clinica e organizzativa  possono permettere di definire  quali interventi sanitari rimborsare con il denaro pubblico.

 

Il grande interesse della sanità italiana per le tematiche della Conferenza è documentato dai 154 abstract pervenuti da organizzazioni sanitarie e professionisti impegnati nella diffusione dell'Evidence-based Practice e nella realizzazione di progetti di Clinical Governance.

 

In occasione della conferenza verrà presentata la Fondazione GIMBE, con il suo nuovo network di siti web ed Evidence, rivista metodologica a libero accesso. L’evento costituirà inoltre l’occasione per il lancio del progetto GIMBE for Young destinato a studenti e professionisti sanitari fino ai 30 anni

Per ulteriori dettagli sul programma allegato: www.gimbe.org/conferenza2012

La segreteria è disponibile per ulteriori informazioni: tel. 051 5883920 - e-mail: info@gimbe.org

 

Roberto Luceri

Responsabile Ufficio Stampa

GIMBE
Via Amendola 2 - 40121 Bologna
Tel. 051 5883920 – Fax 051 4075774
E-mail ufficio.stampa@gimbe.org


Download comunicato

 

3 maggio 2011
Qualità delle linee guida. La Fondazione GIMBE pubblica la versione italiana di AGREE II

Secondo la definizione dell’Institute of Medicine (1990) le linee guida sono «raccomandazioni di comportamento clinico, prodotte con metodi sistematici per assistere medici e pazienti nel decidere le modalità di assistenza più appropriate in specifiche circostanze cliniche».

Oggi le linee guida costituiscono uno strumento di governo clinico per definire standard assistenziali con cui valutare le performance di professionisti e organizzazioni sanitarie; tuttavia, considerato che i benefici potenziali delle linee guida sono proporzionali alla loro qualità, è indispensabile disporre di uno strumento di valutazione standardizzato.

Con questo obiettivo nel 2001 nasce lo strumento AGREE (Appraisal of Guidelines for Research& Evaluation), divenuto negli anni il riferimento internazionale per valutare la qualità delle linee guida.

Nel 2010 l’AGREE NextStepConsortium ha pubblicato AGREE II, la nuova versione dello strumento.

Grazie alla Fondazione GIMBE, che ne ha sostenuto la traduzione e la pubblicazione, è oggi disponibile la versione italiana ufficiale di AGREE II.


Download comunicato

 

25 novembre 2009
Convention Nazionale - L' Eccellenza Professionale nell'era della Clinical Governance

L’Eccellenza Professionale nell’era della Clinical Governance

Formazione continua, modifica dei comportamenti, valutazione delle performance

GIMBE organizza a Bologna il 27 novembre 2009, la Convention Nazionale “L’Eccellenza Professionale nell’era della Clinical Governance”.

A seguito della prima Conferenza Nazionale sull’ECM svoltasi a Cernobbio, saranno condivisi con i responsabili degli uffici di staff delle organizzazioni sanitarie, metodologie e strumenti per progettare una formazione continua efficace nel modificare i comportamenti professionali e per standardizzare la valutazione delle performance individuali e di sistema.

Due rilevanti esperienze aziendali e l'innovativa modalità di coinvolgimento dei partecipanti con il televoter arricchiranno il programma dell'evento.

Appuntamento a Bologna!


Download comunicato

 

23 ottobre 2009
infoSANITA’: la tua bussola per navigare nella sanità italiana

infoSANITA’: la tua bussola per navigare nella sanità italiana

 

GIMBE annuncia che dal 22 ottobre è online infoSANITÀ (www.infosanita.org), l'innovativo portale che archivia tutta la sanità italiana.

Grazie a una semplice interfaccia grafica, alle diverse modalità di ricerca (geografica, per categoria, libera) e al costante aggiornamento dei dati, infoSANITÀ si presenta a professionisti e utenti come insostituibile bussola per orientarsi nell’articolato e complesso mondo della sanità italiana.

Il database di infoSANITÀ, oltre ad Aziende Sanitarie pubbliche e private, archivia tutti i contatti istituzionali di Enti del Servizio Sanitario Nazionale e Regionale, Università, Ordini e Collegi Professionali, Società Scientifiche, Comitati Etici, industria.

L'accesso al sito è gratuito e non richiede registrazione.

www.infosanita.org


Download comunicato

Torna alla prima pagina
117
118
119
120
121
Vai all'ultima pagina



Pagina aggiornata il 22/06/2022